Pietramelina: «Intero territorio inquinato»

Per il procuratore De Ficchy non esiste più l’Umbria Felix. Oltre le discariche e il caos Gesenu, l’impressione è che «non si sia indagato abbastanza su certe situazioni»

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L.P.

La criminalità organizzata c’è, senza alcun dubbio. E a dirlo, alla commissione d’inchiesta sugli illeciti ambientali è proprio il Procuratore della repubblica Lugi De Ficchy, lo scorso febbraio.

TUTTI I VERBALI DELLE AUDIZIONI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA

Il procuratore «Venivo proprio dalla procura nazionale a studiare i fenomeni di criminalità organizzata presenti in questa regione in qualità di responsabile della procura nazionale per questa regione da tempo segnalo situazioni di presenze e infiltrazioni di criminalità organizzata di un certo tipo». Senza mezzi termini, dunque, il procuratore raccontava ai deputati arrivati in Umbria richiamati dal gran numero d’inchieste che le infiltrazioni sul territorio umbro sono di tipo economico e finanziario, ma non per questo meno pericolose, anzi. Infiltrazioni nascoste, silenti, non visibili per De Ficchy e che nel sistema di gestione dei rifiuti si trasforma invece in un sistema diffuso di illegalità che coinvolge politici, professionisti e imprenditori del settore, richiamati solo dalla possibilità di facili profitti.

Poche inchieste Pochi, per, risultano essere i procedimenti aperti. Carenza di forze dell’ordine, secondo il procuratore, ma forse anche scarsa capacità analitica davanti ai tanti esposti e alle tante denunce da parte dei comitati cittadini sparsi sul territorio. E così si è arrivati forse troppo tardi a scoprire che, nella discarica di Pietramelina, il compost sarebbe dovuto essere almeno al 25 o al 30% mentre in realtà non era neanche il 10%. «E questo dava grande perplessità circa i quantitativi di rifiuti, che è emerso che venivano non trattati, ma avviati in discarica, ovviamente con un elaborato sistema di giro di bolla. Veniva sversato in discarica quello che non doveva essere sversato. Questo è risultato evidente nella discarica di Pietramelina. È tragico che si è inquinato in maniera veramente pericolosa un intero territorio. Dalle fotografie, i fumi che escono dal bosco sono veramente impressionanti».

E l’inquinamento proveniva da sostanze sicuramente pericolose, stando almeno ai dati rilevati dall’Arpa. Campionamenti sul terreno visibili anche a occhio nudo, piante secche e consulenze che forse devono ancora arrivare sul tavolo della procura che indaga per smaltimento illecito dei rifiuti e che forse riveleranno altri inquietanti particolari. Al momento non sono emersi soggetti pubblici collegati o ricollegabili, ma se ci saranno verranno trovati proprio analizzando la parte finanziaria. «Da lì si potrà capire se sono usciti soldi in maniera anomala e a chi sono andati. Si spera di approfondire proprio quest’aspetto», auspica De Ficchy.

Profitti Perché se ci sono state condotte illecite, ci devono essere stati per forza anche degli illeciti profitti. Compito non facile che è in corso di approfondimento da parte della guardia di finanza coinvolta anche nell’inchiesta sull’assetto societario di Gesenu. Un’azienda grossa, con articolazioni e partecipazioni in tantissime società e con tantissimi appalti in corso fino all’arrivo dell’interdittiva lo scorso ottobre. Come quello con l’Ati 2, vinto dalla controllata Gest, unica partecipante alla gara, da oltre un miliardo di euro e che prevedeva lo smaltimento dei rifiuti per 15 anni a partire dal 2009.

Gdf Le indagini sono ancora in corso, ma secondo il comandante Dario Solombrino nessuno, fino all’apertura dell’inchiesta da parte della direzione distrettuale antimafia, negli ultimi sei o sette anni ha chiesto ha pensato di fare degli accertamenti e cercare di far luce sul perché, per una gara così importante e così grande, si fosse presentata una sola azienda, in cui la parte privata ha un peso notevolissimo. Su questo le indagini dovranno far luce per capire se quanto pagato dagli enti locali sia corrispondente al servizio effettivamente reso dal gruppo appaltante. Se i trattamenti dei rifiuti, cioè, sono avvenuti come da contratto, se il prezzo concordato è stato rispettato e se le finanze pubbliche hanno speso il dovuto per i trattamenti effettivamente effettuati.

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