Santa Maria, infezioni: lotta a tutto campo

Terni, risultati positivi per il programma contro l’uso inappropriato degli antibiotici. Con il taglio delle prescrizioni risparmiati oltre 350 mila euro

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All’interno di ogni ospedale c’è un pericolo latente ma costante, quello delle infezioni, una minaccia che può complicare il decorso dei pazienti – nel peggiore dei casi anche con esito mortale – ed in secondo luogo determinare un aggravio di spesa rilevante per le casse pubbliche. Contenere l’uso inappropriato degli antibiotici è una delle misure di prevenzione più importanti per evitarlo, per questo, l’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni ha attivato un programma di sorveglianza che, a distanza di due anni e mezzo dall’attivazione, sta portando i suoi effetti concreti e positivi. Anche in anticipo rispetto agli obiettivi prefissati.

PARLANO DANIELA FRANCISCI E STEFANO CAPPANERA, VIDEO

Il progetto coordinato e strutturato si chiama ‘Antimicrobial Stewardship Programs’ ed è stato introdotto nel febbraio 2016 dalla Clinica Malattie Infettive del Santa Maria, diretta dalla professoressa Daniela Francisci. È lei stessa – insieme al coordinatore del programma, Stefano Cappanera – a rendere noti i risultati. «Nei reparti in cui è attivo – spiega la professoressa – abbiamo riscontrato una riduzione del 2% nell’uso di antibiotici e del 17,2% nel consumo di fluorochinolonici e un risparmio globale, riferito alla riduzione dell’utilizzo di antibiotici e delle giornate di degenza, valutabile nella sola Terapia intensiva in quasi 360 mila euro. Di fondamentale importanza poi sono le azioni per ridurre l’incidenza delle infezioni ospedaliere prevenibili, tra le quali il consumo di gel idroalcolico per il lavaggio delle mani, che è aumentato del 318%».

Doppio approccio Come sottolinea la direttrice della Clinica Malattie Infettive «spesso le infezioni sono causate da germi multiresistenti agli antibiotici, quindi è importantisssimo nel contrasto a questa grave problematica fare particolare attenzione all’approprietezza della loro prescrizione. Al Santa Maria – prosegue – lo facciamo con un approccio a diversi livelli, a partire dalle Unità di Terapia intensiva, dove viene fatta una sorveglianza attiva, ma anche in altri reparti come la Chirurgia digestiva e la Clinica medica, dove la prescrizione viene comunque valutata sempre nell’ottica di migliorare il decorso clinico dei pazienti e l’esito finale del ricovero e ottenere un risparmio economico. Quest’ultimo non rappresenta la finalità principale, ma sicuramente è un fattore incoraggiante anche dal punto di vista del controllo delle infezioni nosocomiali».

Traguardi anticipati Non irrilevante – come sottolinea il dottor Cappanera – il fatto che nell’ambito del Piano nazionale di lotta all’antibiotico resistenza, varato dal ninistero della Salute nel novembre 2017, il Santa Maria sia «in vantaggio». Gli obiettivi da raggiungere entro il 2020 prevedono infatti una riduzione del consumo degli antibiotici di almeno il 5% e quella dell’utilizzo dei fluorochinolonici del 10%. In circa un anno nei 3 reparti in cui è attivo il piano – che prevede un lavoro di gruppo, coinvolgendo non solo gli infettivologi ma anche altri specialisti all’interno dell’azienda – si sono raggiunte riduzioni rispettivamente del 2 e del 17,2%, pertanto gli obiettivi previsti sono stati in parte già raggiunti e, nel caso dei fluorochinolonici, di gran lunga superati. Per questo arebbe auspicabile, al fine di raggiungere ed adempiere al Piano nazionale, rendere il progetto pilota ‘hospital wide’, estendendolo quindi anche ad altri reparti.

I numeri in dettaglio Per quanto riguarda la sorveglianza attiva nella Terapia intensiva, il calcolo economico relativo alla somma del consumo degli antimicrobici e delle giornate di degenza media è pari a 357.660 euro. In particolare il risparmio complessivo degli antimicrobici, con l’implementazione del programma di Sorveglianza attiva delle UTI nei due anni 2016-2017, è stato di 144.660 euro rispetto all’anno precedente di riferimento (2015). Per quanto riguarda le giornate effettive di degenza, sempre nel biennio 2016-2017 c’è stato una risparmio totale di 219 giornate, circa 110 in media all’anno, rispetto al 2015, con un risparmio stimato di 213.000 euro. In merito al consumo dei farmaci, è stata registrata una riduzione del consumo di meropenem del 41.6% nel 2017 rispetto all’anno di riferimento (2015). Contestualmente, le setticemie da Enterobacteriacea produttrici di carbapenemasi sono state 3 in 6 mesi di attività di denuncia del 2016 (stimate 6), 3 in tutto l’anno 2017 e una nei primi 6 mesi del 2018.

‘Mani pulite’ Il progetto pilota di monitoraggio dei farmaci sottoposti a sorveglianza, a partire dal 2017 ha previsto invece un programma di revisione post-prescrizione di alcuni antibiotici sottoposti a monitoraggio nella Clinica Medica e nella Chirurgia Digestiva e Unità Fegato, con un risparmio complessivo di oltre 13 mila euro. La campagna per il lavaggio delle mani ha visto infine un aumento del consumo di gel idroalcolico per la frizione delle mani, passato dai 338,4 litri del 2016 ai 1.413 del 2017 (+318%).

Il quadro generale Il rischio di acquisire una infezione nosocomiale è in costante aumento come effetto del progresso medico-scientifico che ha comportato un aumentato ricorso a procedure invasive, alla complessità assistenziale, a terapie immunosoppressive e trapianti d’organo. Tali procedure favoriscono la sopravvivenza dei pazienti in gravi condizioni ma favoriscono altresì il rischio di complicanze infettive. In Italia l’incidenza delle infezioni nosocomiali è del 5-8%, con 450.000-700.000 casi di infezione all’anno, 4500/7000 decessi, 30% infezioni ospedaliere prevenibili

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