Sommerso turistico: boom nel Trasimeno

Secondo Confcommercio e Federalberghi sono 380 le strutture ricettive ‘fantasma’: «Danno per chi è in regola, i Comuni intervengano»

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E’ boom del sommerso turistico nella zona del Trasimeno, dove – stando a Confcommercio e Federalberghi Umbria – sono oltre 380 le strutture ricettive ‘fantasma’: un numero che emerge dalla differenza tra quelle che, negli otto Comuni del comprensorio, si promuovono solo sul portale Airbnb (ben 620) e quelle censite al 31 marzo scorso nell’elenco ufficiale della Regione Umbria (240).

Il dato tiene conto di appartamenti privati locati a uso turistico, B&B, affittacamere, al netto degli alberghi di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Paciano, Panicale, Passignano, Piegaro e Tuoro. Secondo le due associazioni di categoria sono dunque «più che opportuni i controlli che in questi giorni sta effettuando la guardia di finanza, ma molto di più i Comuni potrebbero fare». Su questo punto Confcommercio Umbria e Federalbeghi, che monitorano costantemente l’offerta turistica umbra presente sul web, spiegano di avere a disposizione elementi conoscitivi specifici e di essere disposte a condividerli con i Comuni del Lago che vogliano affrontare con decisione il fenomeno.

L’appello Un fenomeno che – sempre secondo una nota delle due associazioni – «deve essere fatto emergere, e che deve essere sottoposto agli stessi controlli e alle stesse regole valide per tutti coloro che operano alla luce del sole. Imposta di soggiorno compresa, con evidenti e immediati benefici per le casse comunali» . La Regione Umbria, accogliendo le richieste di Confcommercio e Federalberghi, ha già disposto l’obbligo della registrazione al Suape per gli appartamenti privati per affitti temporanei ai turisti. Ora però, continua la nota, «tocca ai Comuni attivare i controlli per limitare i danni che il sommerso turistico è in grado di produrre in termini di minore sicurezza sociale, evasione fiscale e contributiva, lavoro nero, mancata tutela dei consumatori. Per limitare i danni enormi provocati alle strutture che operano nella legalità, e agli stessi Comuni, se si pensa solamente ai mancati incassi relativi all’imposta di soggiorno, e al buco di risorse che potrebbero essere destinate proprio a sviluppare il settore turistico».

Il commento «Questo tipo di abusivismo – spiega Monica Migliorati, dirigente Confcommercio Umbria e imprenditrice del territorio – danneggia tutti, non solo gli operatori. Ci si chiede quali siano gli standard di professionalità e di qualità offerti agli ospiti. Su questa emergenza vanno attivati al più presto i necessari controlli e tavoli di confronto» . «La Regione Umbria ha già dato un segnale importante dettando le regole – concludono Confcommercio e Federalberghi – ora bisogna applicarle per arginare l’illegalità e la concorrenza sleale in uno dei settori più importanti per l’economia regionale».

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