Terni Biomassa, Lega: «Esposto in Procura»

Il consigliere regionale Emanuele Fiorini: «Bisogna fermare di nuovo l’impianto e procedere a nuovi controlli»

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«L’inceneritore della Terni Biomassa di Maratta poteva essere riattivato? Ci sono tutti i documenti e le autorizzazioni? Il sospetto è che l’impianto, avendo subìto interventi di ammodernamento su indicazioni formulate da Arpa, ma mancando della ‘Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale’, non poteva essere riacceso».

L’esposto L’interrogativo posto dal capogruppo regionale Lega Nord Umbria, Emanuele Fiorini, rappresenta l’elemento chiave contenuto nell’esposto presentato (in data 15 dicembre 2016) a Procura di Terni, Guardia di Finanza e Carabinieri del Noe, attraverso il quale il rappresentante leghista chiede di disporre «tutti i controlli di competenza finalizzati a verificare la correttezza dell’operato della Direzione regionale agricoltura e ambiente, in ordine all’adozione della determina dirigenziale con la quale si è provveduto ad autorizzare il riavvio dell’impianto di incenerimento di rifiuti, individuando anche eventuali responsabilità in ipotesi di violazioni accertate».

L’autorizzazione Nell’esposto Fiorini dice che «l’inceneritore di proprietà della ‘Terni Biomassa srl’ è stato fermato a seguito di accertamenti effettuati fra il 2015 ed il 2016 dai Carabinieri del Noe di Perugia con il supporto tecnico di Arpa. Nel mese di settembre 2016, tramite Determina Dirigenziale, il Servizio Regionale Energia e qualità dell’ambiente, ha autorizzato il riavvio e l’esercizio dell’impianto di incenerimento di rifiuti, richiamando il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) ed in particolare l’art. 208 “Autorizzazione unica per i nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti”. L’ufficio regionale competente ha deciso la riattivazione dell’impianto sulla base di una nota trasmessa dalla “Terni Biomassa”, la quale ha dichiarato di aver rispettato le prescrizioni relative al sistema di monitoraggio in continuo dell’ammoniaca».

Le discrepanze L’atto, dice ancora il consigliere regionale della Lega Nord, «è stato anche trasmesso al Servizio Regionale ‘Recupero Ambientale, Bonifica e AUA Provincia di Terni’ che non si è espresso in materia pur essendo formalmente titolare dell’Autorizzazione Unica Ambientale vigente su un impianto che, rilasciando emissioni in atmosfera e scaricando liquidi, determina impatto ambientale (entrambi questi aspetti sono stati oggetto dei rilievi mossi dai Carabinieri e da Arpa Umbria). Nella determina dirigenziale che autorizzava la riaccensione, l’ufficio regionale ha accolto le osservazioni formulate da Arpa Umbria in ordine alla caratterizzazione delle ceneri, alle modalità di stoccaggio dei rifiuti prodotti e alle modalità di campionamento dell’ammoniaca, senza peraltro tener conto delle altre censure mosse riguardo alle modalità di gestione dell’impianto e al relativo impatto ambientale nei provvedimenti di diffida che ne avevano determinato la sospensione dell’attività. Tali prescrizioni dell’Arpa, che l’azienda al fine di poter riattivare l’inceneritore era tenuta ad osservare, hanno peraltro determinato modifiche sostanziali nella configurazione e nelle modalità di gestione dell’impianto. Tuttavia, nel Decreto Legislativo 152/2006 ‘Progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano’, viene resa obbligatoria la verifica per gli “impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi” e questo vale sia per i nuovi impianti, sia per quelli sottoposti ad ammodernamento».

Le verifiche da fare Pertanto, secondo Fiorini, «l’inceneritore della Terni Biomassa di Maratta, doveva essere sottoposto a ‘Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale’, ma quest’ultima non risulta essere stata richiesta dall’azienda e non sono stati mossi rilievi a riguardo né dall’ufficio regionale che ha rilasciato l’autorizzazione né da quello competente in materia di Autorizzazione Unica Ambientale» e quindi, conclude l’esponente della Lega, «bisogna fermare di nuovo l’impianto e procedere a nuovi controlli».

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