Terni, Bruno Budassi: una vita sulla scena

Il popolare attore si racconta. Dalle commedie di Brogelli con il ‘Piccolo Teatro Città di Terni’ al teatro impegnato accanto a maestri come Gastone Moschin: «Ricomincerei da capo»

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Uno dei protagonisti della ‘stagione d’oro’ del teatro dialettale ternano firmato Renato Brogelli, con ‘puntate’ anche nel teatro più impegnato e accanto a maestri come Gastone Moschin. In coppia con ‘Franceschino’ Valli ha fatto divertire e ridere generazioni di ternani, e non solo. Bruno Budassi, classe 1941 e attore di lungo corso, si racconta ad umbriaOn.

Bruno Budassi

di F.T.

Medaglia d’oro in Comune

Bruno Budassi, lei è un noto attore del teatro ternano ma le sue origini sono al di fuori della Conca.

Sì, sono nativo di Scheggino ma vivo a Terni da quando avevo 12 anni.

Che rapporto ha conservato con il suo luogo d’origine?

Bellissimo, durante l’anno ci vado spesso per stare insieme ai miei amici d’infanzia e ai compaesani. A Scheggino ho fatto anche molti spettacoli nel teatro comunale.

Focu de paja

Nonostante le sue origini, lei padroneggia alla perfezione il dialetto ternano.

Sono venuto ad abitare a Terni da ragazzo ma tutti i paesi della Valnerina parlano dialetti molto simili a quello ternano. Il fiume Nera, infatti, crea un’unione anche culturale, tanto che ancora oggi non mi spiego come mai Scheggino faccia parte della provincia di Perugia.

Cosa trova nel dialetto di così piacevole da volerlo portare sul palcoscenico?

Di bello c’è che nel dialetto si possono raccontare con molta spontaneità e immediatezza tutti i problemi, le relazioni tra persone, i fatti belli e brutti, allegri, comici e ridicoli. I momenti della vita possono essere comunicati con un’efficacia che un linguaggio troppo ‘corretto’ non sempre possiede.

‘Lu paciarellu de Boccaporcu’

Nelle commedie in cui ha recitato, questo aspetto della vita quotidiana è una costante.

Sì, quelle stesse commedie si sono sempre occupate dei fatti della vita visti da un punto prevalentemente comico.

Lei è riconosciuto come un eccellente attore comico, con una lunga storia alle spalle. Ha avuto qualche modello di recitazione?

In realtà nella vita di tutti i giorni sono un po’ simile a come appaio sul palcoscenico. In un certo senso recito me stesso. Naturalmente in forma esagerata, così come la scena esige.

Il ‘Piccolo’ premiato in Comune

Il suo grande autore, Renato Brogelli, ha scritto commedie misurate sulla sua persona? Perché i personaggi da lei interpretati sembrano corrispondere a ciò che lei dice di se stesso.

No, il grande commediografo ha scritto le commedie su misura di qualcuno ma ha scelto sempre, come è ovvio, gli attori che gli sembravano più adatti al ruolo.

Lei è stato personaggio in molte commedie di Brogelli, questo vuol dire che esisteva una forte intesa con il suo autore?

Sì certo, nei suoi personaggi mi ci sono ben calato, direi di più, mi ci sono specchiato. È per questo che li ho sempre recitati con piacere.

‘Lu fiju de parlinfaccia’

Ed anche con quella bravura e simpatia che un po’ tutti, a Terni e altrove, le riconoscono.

Sì sono d’accordo, infatti mi è capitato spesso per strada, tra amici, nei bar, nei ristoranti e nelle feste, di sentire ripetere battute di scena come ad esempio ‘so’ troppu fimmininu’ della commedia ‘Focu de paja’.

Tra i personaggi da lei interpretati, quale o quali pensa di aver recitato meglio o con più piacere?

Mi ero affezionato un po’ a tutti, come ‘Farfallinu’ nella commedia ‘Lu fiju de Parlinfaccia’, ‘Velenu’ in ‘Focu de paja’, quest’ultima commedia recitata anche con mia figlia Francesca nella parte di ‘Giulietta’. Ma anche ‘Antoniucciu’ in ‘A li cunti facemo li pianti’, ‘Checco’ su ‘Aria de cullina’, ‘Natalinu’ in ‘Tira la martinicca’ e ‘Pumpiliu’ in ‘Lu paciarellu de Boccaporcu’. Però devo dire che si tratta di preferenze relative alle commedie, perché in realtà amo tutti i personaggi che ho interpretato, sempre vissuti con uguale intensità.

‘Aria de cullina’

La sua storia artistica è legata al glorioso ‘Piccolo Teatro Città di Terni’. Che cosa ci può raccontare in proposito?
Intanto abbiamo svolto un grande ruolo culturale, a Terni ed in molte altre parti d’Italia, da Genova a Siracusa, ottenendo consensi e riconoscimenti anche da parte della critica più agguerrita. Abbiamo anche partecipato in Francia ad un seminario sui dialetti all’università di Nantes.

Com’era concepito il ‘Piccolo’?

Il funzionamento era molto collegato all’occupazione degli attori, tutti impegnati con il lavoro e dunque veramente appassionati di teatro.

‘Tira la martinicca’

Vuol dire che non c’erano rivalità tra di voi?

È chiaro che a volte c’erano discussioni come in ogni ambito della vita, ma io non sono stato mai coinvolto e non ho mai guardato con invidia gli attori che venivano scelti al posto mio. Fortunatamente ho potuto contare sempre su belle parti nel contesto delle commedie.

Per quanto tempo ha fatto parte del ‘Piccolo Teatro’ e quando è iniziata la sua collaborazione?

Ho iniziato nel ‘Piccolo’ nel 1969, ero appena rientrato da cinque anni di lavoro a Milano e conobbi Brogelli tramite l’amico Fosco Marcucci, altro grande attore del ‘Piccolo Teatro’. Raccontandogli barzellette e aneddoti, nacque subito una naturale simpatia e mi volle nella sua compagnia, una vera e propria ‘oasi’ nella quale ritrovarmi con gli affetti più vicini della ternanità che ho sempre avuto nel cuore. Nella compagnia sono rimasto per oltre trent’anni, fino all’inizio degli anni duemila, quando Brogelli si ritirò dal teatro attivo. Quindi ho fatto parte del ‘Piccolo Teatro’ una trentina di anni e peccato che dopo quella straordinaria esperienza non ci sta più stato un grande commediografo come lui. Le sue commedie vengono rappresentate in tutta Italia e per saperne di più su questa grande figura, è bello leggere il libro ‘Teatro a Terni, le due anime della ternanità’ scritto da Annamaria Bartolucci, brava attrice prima del teatro in lingua con il bravissimo Spaccatini e poi nel ‘Piccolo’ di Brogelli.

‘La Maschera’, festival di Todi

In questo periodo lei ha recitato altri lavori di Renato Brogelli?

No, molto frequentemente ho fatto spettacoli con Francesco Valli ed Elsa Asta, due grandi colonne del ‘Piccolo Teatro’, ed anche con due grandi personaggi del Cantamaggio ternano, Spino Biancifiori e Viscardo Caneschi, con spettacoli di cabaret e di arte varia sulla ternanità. Mettendo in scena anche sketch del grande poeta e scrittore Marcello Ghione, come ‘La podologa’, ‘Amalia e Urderico, ‘na coppia che non ve dico’, ‘Dottore mio, ajuteme tu’ e monologhi come ‘Gnogniu a Milano’ e ‘Lu pensionatu’, molto simpatici. Ho anche preso parte nel 1991 al festival di Todi con grandi attori, recitando la commedia ‘La maschera’ di Carlo Bertolazzi sotto la regia del grande Filippo Crivelli. Ho preso ancora parte ad una commedia dal nome ‘Don Gesuardo’ nella parte di ‘Mimmo’, mia figlia Francesca nella parte di ‘Sofia’ e mio figlio Vittorio nella parte di ‘Serafino’, completamente riadattata al clima ternano dal professor Giulio Biancifiori, scrittore e regista di molte commedie. Inoltre ho anche partecipato a tre Cantamaggio ternani dal 1990 in poi, cantando ‘Va de moda la Lamdada’, ‘L’elegantone’ e ‘L’amore de ‘na vorda’. Infine ho recitato come comparsa in diverse pellicole e fiction.

‘Ma non è una cosa seria’, Orion Theatre

Dal 2000 ad oggi cos’altro ha fatto?

Sono sempre stato attivo e l’esperienza più rilevante è stata con il grande attore Gastone Moschin nella compagnia ‘Orion Theatre’ che ha firmato la regia di lavori teatrali in lingua, come ‘Piccola città’ di Thornton Wilder, inserita nel cartellone della stagione di prosa del Teatro Stabile dell’Umbria a Terni, Narni e Todi, ‘Ma non è una cosa seria’ di Luigi Pirandello, assegnandomi delle parti insieme ad altri tre grandi ternani come Marco Francescangeli, Stefano de Majo e Renzo Segoloni.

Ma allora ha recitato anche in lingua.
Certo, per me è stata una grande esperienza.

Ma le parti in questi lavori non sono comiche, vuol dire che lei possiede anche un temperamento drammatico?
Il grande Moschin riconosceva questa mia qualità ‘sommersa’ e mi chiese di interpretare la prima parte nel dramma ‘La maschera e il volto’ di Chiarelli che purtroppo non andò in porto per motivi di salute dello stesso Gastone.

‘Don Gesuardo’

Ma ha abbandonato del tutto il dialetto?
No, nel 2016 ho fatto un piccolo spettacolo di arte varia con diversi amici, come il professore e attore Renzo Segoloni, e il poeta e scrittore Ivano Grifoni nell’auditorium ‘Don Bosco’. Una serata, andata davvero bene e di grande soddisfazione, intitolata ‘Bruno Budassi, di fiore in fiore il meglio dell’umorismo vernacolare ternano’. Quando vado in giro per Terni mi sembra di stare sempre sul palcoscenico, in tanti riconoscono e vogliono sempre che gli racconti l’ultima barzelletta.

Dunque lei è soddisfatto della sua esperienza, ha per caso ancora voglia di calcare le scene?
Nel complesso sono pienamente soddisfatto di ciò che ho fatto, sinceramente dico rifarei tutto se fosse possibile e ricominciare da capo.

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