Terni, colf arrestata: interrogatorio martedì

Angela Cioce (48) verrà sentita in tribunale dal gip Simona Tordelli

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Angela Cioce, la colf 48enne di origini pugliesi finita agli arresti domiciliari per la tragica rapina di via Andromeda, sfociata nell’omicidio del 91enne Giulio Moracci, verrà sentita martedì mattina dal gip Simona Tordelli, nell’interrogatorio di garanzia fissato in tribunale.

COLF ARRESTATA: L’ANNUNCIO DEL COMANDANTE

«Innocente» La donna, attraverso i propri legali – gli avvocati Emidio Gubbiotti e Sara Giovannelli – ha sempre ribadito la propria totale estraneità rispetto al tragico fatto di Gabelletta. Al giudice, martedì mattina, cercherà di spiegare che lei, con l’accaduto, non c’entra nulla e di non aver mai posseduto le chiavi dell’abitazione dei Moracci che, secondo gli inquirenti, avrebbero consentito alla banda di rapinatori di entrare con facilità nella casa abitata da Giulio Moracci e Fioranna Fineschi.

I legami Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Barbara Mazzullo aveva chiesto e ottenuto l’arresto della colf sulla base di «nuovi ed ulteriori elementi» che ne evidenzierebbero il collegamento con gli altri due basisti finiti in carcere – Gianfranco Strippoli (60) e Claudio Lupi (44) – che avrebbero ideato il ‘colpo’.

Le motivazioni Nell’accogliere la richiesta del pm, il gip Tordelli aveva evidenziato il pericolo di inquinamento probatorio («visto che la Cioce presta ancora servizio presso i familiari della vittima e potrebbe esercitare una pressione nei riguardi della Fineschi, particolarmente fragile in considerazione dell’età e del recente lutto»), così come il pericolo di reiterazione del reato («in considerazione della gravità dei fatti di cui si è resa responsabile, approfittando del rapporto di frequentazione della casa senza farsi alcuno scrupolo, nonostante l’età avanzata delle vittime, pur di lucrare»), per quanto la posizione della Cioce – scrive il gip – «pur centrale nell’ideazione e nella programmazione dell’evento criminoso, sia meno pregnante rispetto a quella degli altri correi che hanno poi portato a compimento i fatti delittuosi». Da qui l’applicazione dei domiciliari rispetto alla custodia in carcere.

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