Terni, Confartigianato: «Ripresa sostenibile»

Michele Medori: «Aggregazione e innovazione, non solo per le Piccole Imprese. L’algoritmo è applicabile anche alla ‘politica’»

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di Michele Medori
Direttore di Confartigianato Imprese Terni

Dopo un lungo periodo di stand-by e di rallentamento, il ritorno del segno positivo davanti agli indicatori della crescita economica italiana ci incoraggia a inquadrare meglio gli indizi di una ripresa più stabile di tutta l’economia.

E’ doveroso tener presente la crisi e i suoi effetti, ma soprattutto analizzare quello che ha permesso alle nostre imprese di non implodere in questo lungo periodo di congiuntura economica negativa.

Gli effetti della crisi si sono tradotti in un profondo mutamento della società italiana, così come del nostro Territorio; con un aumento degli squilibri sociali ed economici, ma anche con un incremento delle novità che oggi possono diventare un’opportunità per il nostro sistema produttivo.

Il segno + di cui si parla, riapparso dopo anni di variazioni negative sul Pil italiano, è un dato che va consolidato e che potrà crescere se torna a crescere la quota di reddito proveniente dal lavoro. Soprattutto quella quota di reddito che viene dal mondo artigianale, dalla Micro e Piccola Impresa, il cui apporto alla ricchezza nazionale è inversamente collegato all’andamento del tasso di disoccupazione.

Le incertezze ci sono ancora, ma i risultati ci fanno propendere per un cauto ottimismo. Gli elementi che purtroppo continuano a incidere negativamente sull’attività quotidiana di chi fa impresa restano una fiscalità troppo pesante e una burocrazia ancora troppo lenta. Ciò che serve per supportare le aziende, per agganciare la ripresa, è una “politica imprenditoriale” volta alla semplificazione fiscale e burocratica, da un lato, e supporto, innovazione e accesso al credito, dall’altro. Teniamo presente che numerose aziende hanno subito contraccolpi pesanti non per scarsa qualità dei prodotti, tutt’altro, ma perché questi prodotti e servizi non sono stati pagati con puntualità o non sono stati ancora pagati, riferendoci in particolar modo ai crediti da esse vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni.

L’economia italiana deve consolidare quel segno positivo e lo potrà fare solo appoggiandosi sulla sua gamba migliore, quella che inventa, innova, produce nei capannoni e nelle officine, quella che produce reddito ed occupazione insieme; ma una parte importante, a livello nazionale e locale, dovrà farla la politica. Non possiamo permetterci, all’alba di una seppur timida ripresa di avere a che fare con un sistema burocratico che invece di alleggerire le pratiche, le complica.

La necessità di fare “rete”, di creare connessione e condivisione fra le aziende oggi, più che mai, diventa fattore strategico competitivo in un mondo che ti obbliga a fare scelte condivise, deve essere esempio anche per le Istituzioni tutte, Enti e Pubbliche Amministrazioni.

Chi saprà gestire i cambiamenti nel miglior modo possibile, avrà ritorni significativi sul piano dell’attività, che sia un’impresa, che sia un Ente o Pubblica Amministrazione.

Siamo nel Paese del saper fare. Sarebbe un grave errore trascurarne o dimenticarne l’impatto positivo che può avere questo dna. Al contrario, unire le forze, poter mettere in luce questa bellezza dando ciascuno il proprio contributo, alimenterà gli strumenti necessari per traghettare e mantenere una ripresa economica sostenibile.

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