Terni, futuro di Ast: pressing su Di Maio

Il deputato Raffaele Nevi (Forza Italia) chiede al governo di farsi carico della questione e di convocare a stretto giro la proprietà

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Dopo gli interventi dei parlamentari Pd Ascani, Verini e Delrio, del vicepresidente della Regione Umbria Fabio Paparelli, dopo la lettera di Catiuscia Marini al ministro dello sviluppo economico Di Maio e la convocazione del tavolo in Regione per lunedì 9 luglio alle ore 13, dopo le prese di posizioni sindacali, è ancora una volta la politica a chiedere lumi al governo sul futuro dell’acciaieria di Terni, fuori dall’intesa Tk-Tata e da tempo sul mercato. Con tanti dubbbi e timori.

Raffaele Nevi

«Si evitino passerelle» Secondo il deputato Raffaele Nevi (Forza Italia), «il ministro Luigi Di Maio deve prendere in mano, insieme alla presidenza del consiglio, come si fece ai tempi del governo Berlusconi, il dossier sull’acciaieria di Terni. Essa vive una fase di incertezza rispetto al futuro assetto dell’azionista di riferimento, la tedesca Thyssen-Krupp. Le ultime notizie sulla definizione della fusione tra Thyssen e Tata, da cui Ast è stata esclusa, e la più volte annunciata volontà di vendere il sito ternano, impongono che il ministro convochi immediatamente la proprietà per avere un quadro chiaro relativamente al futuro di questo impianto che rappresenta, insieme a Taranto e Brescia, uno dei principali poli produttivi di acciaio del nostro paese. Se poi il ministro – conclude Nevi – intende coinvolgere anche noi parlamentari, saremo pronti purché tutto ciò però non sia l’ennesimo show di un ministro che vive più di immagine che di sostanza. Quello che conta è avere certezze sul futuro, non fare inutili passerelle».

Leonardo Grimani

Ginetti e Grimani ‘interrogano’ Secondo i due parlamentari umbri del Pd, Leonardo Grimani e Nadia Ginetti, «la recente fusione tra Tata e Tk pone numerosi interrogativi sul futuro di Ast e della siderurgia ternana ed è necessario che il governo metta da parte la propaganda e sia in campo per sostenere la strategicità delle produzioni italiane dell’acciaio». Grimani e Ginetti hanno depositato un’interrogazione diretta al ministro Di Maio: «Lo scorso 29 giugno l’indiana Tata Steel e la tedesca ThyssenKrupp – scrivono – hanno annunciato la fusione delle loro attività europee, dando vita al secondo colosso europeo nel mercato dell’acciaio piano dopo ArcelorMittal, creando un soggetto da 21 milioni di tonnellate prodotte con sede in Olanda. La notizia, insieme alle affermazioni rese lo scorso novembre dal Ceo di Thyssenkrupp Hiesinger circa il disimpegno della multinazionale nei confronti della produzione di acciaio inox, con la conseguenza che Ast rappresenterebbe semplicemente un asset in vendita, confermate ora con l’esclusione degli stabilimenti ternani dalla joint venture con Tata, ci ha spinti a richiedere un intervento del governo a tutela della continuità produttiva e dei livelli occupazionali, scongiurando iniziative imprenditoriali estemporanee e favorendo, invece, il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali, le forze sociali e le istituzioni a tutti i livelli. Quello che ci interessa capire è quali siano le intenzioni del governo per assicurare che i futuri assetti proprietari consentano di proiettare nel futuro questo sito industriale strategico per l’intero paese e se, in particolare, il governo sia disponibile ad un confronto con le istituzioni e le parti sociali per individuare e attuare le politiche industriali più idonee a consolidare e sviluppare il settore siderurgico in Italia e in Umbria, a partire dalle specifiche caratteristiche produttive del sito ternano».

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