Terni, terziario: «Serve patto per la legalità»

Proposta di Filcams, Fisascat e Uiltucs alle imprese. «Regole condivise per qualificare commercio, turismo e cultura»

Condividi questo articolo su

Terni ha bisogno di un ‘patto per la legalità’, un sistema di regole condivise per favorire una competizione leale basata sulla qualità del lavoro e delle attività commerciali, in cui la specializzazione rappresenta l’elemento che contribuisce a creare la differenza: a lanciare la proposta – rispetto alla quale si è già resa disponibile Confcommercio – sono Filcams Cgil, Fisacat Cisl e Uiltucs Uil, che ora attendono la risposta delle altre associazioni datoriali.

I dati confortanti

Le tre sigle che rappresentano i lavoratori del terziario/commercio partono dai numeri, visto dopo la recente pubblicazione dei dati Istat sull’occupazione, si è molto parlato di una ripresa ‘storica’ in Italia. Anche gli ultimi dati disponibili per la provincia di Terni, riferiti però al I semestre 2018, indicavano una crescita significativa degli occupati (86 mila unità, in aumento dello 0,8% rispetto al primo semestre 2017), e un calo ancora più evidente delle persone in cerca di occupazione (9 mila, il 16,6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017). Un andamento che ha interessato anche il settore dei servizi, in particolare il commercio e la ristorazione. «Il problema – commentano i sindacati in una lettera aperta rivolta alla cittadinanza – è che questi numeri non possono essere letti correttamente se non si tiene conto al tempo stesso di come cambia la qualità del lavoro».

Tanti problemi

Per Filcams, Fisascat Cisl e Uiltucs «molto si gioca sulla compressione dei diritti, come unico metodo di regolazione del mercato. Contratti non siglati dalle sigle confederali, con salario e diritti assolutamente inferiori, contratti di poche ore, per poi lavorarne il doppio e anche di più, contratti in somministrazione, part-time inequivocabilmente involontari, rapporti di lavoro a chiamata che coprono in realtà rapporti di dipendenza». A farne le spese, naturalmente, sono le persone che lavorano: «Spesso per fruire dei propri diritti bisogna arrivare alle azioni legali – continuano Filcams, Fisascat e Uiltucs – Ma questo non è il territorio che vogliamo, non possiamo lasciare un’eredità così pesante alle giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro, con la speranza di affrancarsi dalla dipendenza economica familiare».

Il nodo appalti

Da qui, la proposta che i sindacati lanciano alla città e in primo luogo naturalmente alle imprese. Per Filcams, Fisascat e Uiltucs la filiera commercio-turismo-cultura rappresenta «una grande opportunità anche per Terni considerato che la diversificazione è un grande valore aggiunto», ma al tempo stesso anche al complicato sistema degli appalti, dove «la competizione si gioca tutta sul contenimento dei costi, in primis quello del lavoro». Qui, secondo i sindacati, si gioca una partita decisiva, quella della ‘congruità’, per evitare il ricorso sistematico al massimo ribasso. «La congruità garantisce le imprese, le lavoratrici e i lavoratori – affermano ancora i sindacati del terziario ternani – invece oggi ogni cambio di appalto è per noi una trattativa infinita, per far rispettare la clausola sociale e per non determinare profili orari che non garantiscono un salario dignitoso, in grado di sostenere il costo della vita» concludono.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli