Umbria, lavoro e crisi: «Dilagante precarietà»

Ciavaglia, Cgil Perugia: «Emergenza economica, sociale e demografica. Aumentano vertenze e disoccupati, serve mirare alla crescita del lavoro stabile»

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A fare il punto, negativo, è il segretario della Cgil di Perugia Filippo Ciavaglia. Umbria in crisi sotto l’aspetto economico e demografico con necessità immediata di un cambio passo: «Serve una scossa per una nuova qualità dello sviluppo. Aumentano le vertenze e i disoccupati».

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Filippo Ciavaglia

Il doppio fronte e la precarietà Ciavaglia spiega che «all’emergenza economica e sociale che attanaglia da tempo l’Umbria si è ormai aggiunta quella demografica. Nel 2017 la nostra regione ha perso circa 5 mila abitanti, con punte particolarmente rilevanti in alcune aree della regione, come la fascia appenninica. Continua intanto ad allargarsi il numero delle vertenze aperte, con un aumento consistente dei disoccupati (da 37 mila nel 2016 a 42 mila nel 2017 in Umbria, di cui 30 mila in provincia di Perugia) e con un tasso di disoccupazione a Perugia del 10,1% nel 2017 rispetto al 9,5% nel 2016. Dato preoccupante in sé, ma che va sommato a quello sulla dilagante precarietà dei nuovi contratti di lavoro».

I punti chiave Per il segretario generale della Cgil di Perugia «aggredire tale situazione è la priorità assoluta cui far fronte, partendo innanzitutto da una consapevolezza comune che non si ravvisa nel Documento di economia e finanza regionale (Defr), approvato dalla Regione dell’Umbria. Crediamo che le risorse a disposizione debbano avere una finalità mirata: crescita del lavoro stabile e contrasto alla povertà. La Cgil indica sei assi di intervento principali: aree interne – sisma; politiche industriali- turismo; sanità – welfare; pubblica amministrazione; relazioni sindacali (anche alla luce del nuovo accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria); osservatorio demografico. Una nuova qualità dello sviluppo che affronti la crisi e insieme la sfida rappresentata da industria 4.0 – conclude – e dalla tutela dell’ambiente rappresenta la conditio sine qua non per costruire la ripresa dentro una nuova qualità sociale e occupazionale».

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