Uto Ughi a Perugia: «Musica fin da bimbi»

Lectio Magistralis del grande violinista all’Università per Stranieri di Perugia: «Assurdo che si cominci il Conservatorio a 18 anni»

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Tanta poesia e filosofia musicale ma anche un paio di stilettate: ai musicisti di oggi e al modo in cui lo Stato Italiano pretende di insegnare la musica: la lectio magistralis di Uto Ughi, in un’aula magna strapiena di giovani e appassionati, non ha deluso le attese.

UGHI, LA MUSICA E I ‘GRANDI MAESTRI’ – VIDEO

Uto Ughi alla Stranieri di Perugia

La platea dell’Aula Magna

Una vita in musica Il maestro ha affrontato un tema a lui molto caro: il rapporto tra la musica e i giovani, stimolato da Laura Musella, ideatrice del progetto musicale Omaggio all’Umbria. Dopo aver tracciato il suo percorso artistico costellato di curiosi aneddoti ed incontri – da Madre Teresa di Calcutta a Papa Wojtyla fino ai grandi direttori (Barbirolli, Bychkov, Celibidache, Cluytens) – Uto Ughi ha parlato dell’importanza di acquisire un approccio più approfondito nell’ascolto della musica classica.

Aiutare la comprensione «Mai come oggi credo sia utile rendere la musica per un musicista più comprensibile con ogni mezzo, anche con le parole, ma anche dare una piccola idea che aiuti l’ascoltatore a comprendere meglio il repertorio musicale. Mi capita spesso di farlo prima di un concerto, di dare dei cenni storici, estetici e spirituali del pezzo che hanno scaturito il capolavoro in programma».

Concerti gratuiti per i giovani «Credo sia stimolante anche per il pubblico, perché la musica non è un passatempo passivo che si ascolta senza impegno. La grande musica scaturisce da un pensiero, da una riflessione, da una meditazione, dalle sofferenze ed esperienze di una vita e quest’incontro rappresenta l’esempio di un dialogo che porta nuove idee, nuove energie ed ispirazioni. E per avvicinare la platea giovanile alla musiva – ha aggiunto – non sarebbe male proporre più concerti gratuiti».

Troppo tardi in Conservatorio Infine il riferimento a come la musica viene insegnata nelle scuole: «Mi chiamavano genio precoce perché suonavo a piccolo, ma questo è l’unico modo per insegnare la musica. In altre nazioni è normale che i giovani studenti sappiano eseguire un componimento a memoria già a 4-5 anni, in Italia invece si va al Conservatorio a 18 anni, come fosse un’alternativa all’univrsità».

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