Omicidio di Gabelletta: pressing sul basista

Terni, le parole dei legali confermano l’idea: qualcuno ha aiutato e coordinato la banda proveniente dal Lazio. Indagini a tappeto

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di Fabio Toni

«Perché sono andati proprio lì in via Andromeda e a quell’ora? La rapina potrebbe non essere stata preordinata dai tre». Le parole dell’avvocato Giuseppe Squitieri del foro di Roma, legale di due dei tre rumeni arrestati in seguito alla tragica rapina di via Andromeda in cui ha perso il 91enne Giulio Moracci, confermano quello che tutti in fondo pensano. Cioè che la banda criminale composta da Daniel Budzugan (43 anni), dal nipote Gheoghe Budzugan (21) e da Elvis Catalin Epure (20) – con il primo a fungere da ‘palo’ e gli altri due protagonisti del blitz nell’appartamento – possa aver agito in maniera tutt’altro che autonoma. Potendo contare su precise indicazioni e sul supporto di un basista.

OMICIDIO DI GABELLETTA: I FATTI

Indagini serrate A chiarire questo aspetto saranno le indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Terni, gli stessi che hanno arrestato i tre, pochi istanti dopo aver commesso la rapina e l’omicidio di Giulio Moracci. Da questo punto di vista sembra esserci più di un elemento interessante e il lavoro degli inquirenti procede senza sosta.

LE IMMAGINI  UN TESTIMONE

Il cerchio si stringe Gheoghe Budzugan e lo zio Daniel sarebbero partiti martedì mattina da una località in provincia di Roma, a bordo della Bmw nera poi individuata dai militari. Durante la prima parte del tragitto, sempre in territorio laziale, avrebbero ‘caricato’ in auto Elvis Catalin Epure, proseguendo poi il viaggio verso Terni. Le indagini puntano a ricostruire con precisione tutto quello che i tre possano aver fatto in città, inclusi eventuali ‘incontri di lavoro’, prima di raggiungere con tanta sicurezza la casa di via Andromeda. Poco trapela, ma il cerchio nelle ultime ore si sarebbe stretto ulteriormente e non è escluso che a breve possano emergere altre importanti novità.

ANCORA UN OMICIDIO: SHOCK A TERNI

Le accuse In seguito all’arresto, convalidato dal gip Simona Tordelli nella giornata di giovedì, i tre si trovano in carcere a Terni con le accuse di omicidio, sequestro di persona e rapina. Il primo reato è per la morte di Giulio Moracci («legato con violenza alle mani, immobilizzato e messo prono sul letto, con il viso contro il materasso e conseguenti gravi difficoltà nella respirazione»). La rapina è quella compiuta nell’abitazione, dove i giovanissimi Gheorge Budzuga e Elvis Catalin Epure, vestiti con cappellini e pantaloncini corti, erano riusciti ad accedere con una banale scusa («Dobbiamo consegnare un telegramma»). Il sequestro di persona è contestato per quanto compiuto ai danni di Fioranna Fineschi (85), moglie dell’anziano deceduto, a cui i due hanno legato mani e piedi e tappato naso e bocca con del nastro adesivo. In questo caso solo l’intervento dei militari ha evitato il peggio, ovvero che potesse fare la fine del marito.

OMICIDIO DI GABELLETTA: IL SINDACO IL PROCURATORE

Il ‘palo’ Davanti al gip Tordelli, che li ha interrogati in carcere, i tre hanno sostanzialmente ammesso tutto. Solo Daniel Budzugan, il ‘palo’ a bordo della Bmw nera parcheggiata vicino l’abitazione da colpire, ha detto di non sapere nulla dell’accaduto, visto che aveva offerto «solo un passaggio» agli altri due. Al giudice appare però «poco probabile» il fatto che fosse all’oscuro di quello che si stava compiendo in quei terribili momenti nella casa di Giulio Moracci e Fioranna Fineschi.

Il ‘dolo eventuale’ Rispetto alla morte del 91enne, per il giudice la contestazione più plausibile è quella del «dolo eventuale»: gli autori della rapina sarebbero stati, secondo il giudice, pienamente consapevoli di poter causare con la loro condotta la morte dell’anziano. Nonostante ciò, hanno portato a termine il loro intento criminale come se nulla fosse.

Il luogo dell'omicidio

Il luogo dell’omicidio

Crudeltà Al di là degli aspetti legali, la banda ha operato con modalità cruente e crudeli. A partire dalla violenza con cui l’anziano è stato legato alle mani e ai piedi, tanto da far riscontrare al dottor Luigi Carlini, medico legale, alcuni segni evidenti ai polsi dovuti alle corde con cui era stato immobilizzato. Terribile, poi, il fatto che la moglie – legata e stesa sul pavimento e privata anche di un anello che aveva al dito – sia stata diretta testimone dell’agonia del marito, avendo purtroppo udito tutti i suoi lamenti provenienti dalla camera da letto, senza poter fare nulla. Il tutto mentre i due rapinatori si occupavano di rovistare ovunque in cerca di oro e oggetti di valore, per un bottino finale che non avrebbe fruttato più di qualche centinaio di euro.

Gabriella Zeli Listanti

Gabriella Zelli Listanti

L’omicidio di Gabriella Listanti Nelle ore immediatamente successive il fatto, l’Arma ha attivato tutta una serie di riscontri incrociati per verificare eventuali corrispondenze – anche a livello di Dna – fra la rapina di via Andromeda e il furto finito in tragedia lo scorso 12 gennaio, con la morte di Gabriella Zelli Listanti nella sua abitazione di strada Santa Maria Maddalena. Per quella vicenda erano state indagate quattro persone, per le quali la procura di Terni aveva chiesto l’arresto, respinto dal gip lo scorso 4 marzo. Martedì in Cassazione verrà discusso il ricorso presentato dalla stessa procura ternana nell’ambito di un altro procedimento: quello che, attraverso l’operazione Milot della polizia di Stato, aveva portato all’arresto di una banda specializzata in furti in abitazione, composta da dieci persone, poi scarcerate una dietro l’altra dal Riesame. Il punto è che fra gli arresti di ‘Milot’ e l’omicidio di Gabriella Zelli Listanti, per gli inquirenti, vi sarebbe più di un legame. Per questo la decisione della corte Suprema potrebbe avere riflessi significativi anche sul primo filone di indagine.

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