Terni, farmacie: Asfm diventa FarmaciaTerni

La nuova società gestirà i punti di vendita e dovrà versare quattro milioni al Comune in dieci anni. Scintille in consiglio comunale

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Alla fine ce l’hanno fatta: FarmaciaTerni, la ‘società di capitali a respondabilità limitata’ che prende il posto dell’attuale Azienda speciale delle farmacie municipali (Asfm), vede la luce. Il consiglio comunale, dopo un bel po’ di scintille e pure con il blocco dei sistema elettronico di votazione (i consiglieri hanno scandito ‘a voce’ la propria posizione, fatto che ha determinato una serie di nuovi scambi polemici tra i banchi), ha approvato la trasformazione con 20 voti favorevoli e 11 contrari.

FarmaciaTerni La nuova società, della quale comunque palazzo Spada continuerà a detenere il 100 percento, dovrà portare quattro milioni, in dieci anni, nelle casse comunali e, ha annunciato l’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi, «nasce con un capitale sociale di 423 mila euro, che corrisponde al fondo di dotazione presente nel bilancio dell’attuale Asfm e con lei verrà stipulato un contratto di servizio, appunto decennale».

Le rate FarmaciaTerni, sulla base del contratto di servizio, dovrà pagare 400 mila euro all’anno, ma «di media – ha spiegato Piacenti D’Ubaldi – perché nel contratto stesso si prevede la possibilità di ‘modulare’ i versamenti in base alle circostanze che, di anno in anno, si potranno verificare. L’unico elemento fisso restano i quattro milioni a fine periodo». Un altro dato certo è che la ‘quota’ di un eventuale anno ‘debole’ non potrà scendere sotto gli 80 mila euro.

Le dismissioni Per almeno tre o quattro delle attuali nove farmacie comunali (alle quali si aggiunge una parafarmacia), si profila la concessione in gestione o la dismissione: «Che dovranno essere fatte dando ovviamente la precedenza agli aspetti puramente economici e per le quali è previsto un diritto di prelazione per i farmacisti che attualmente operano nelle strutture, nel caso si volessero candidare per la gestione o l’acquisto».

Conflitti di interesse Su questo punto, in apertura c’è stata subito una polemica, dopo che i ‘tecnici’ comunali hanno spiegato come non fosse possibile prevedere l’esclusione – chiesta da alcuni consiglieri – di chi lavora in una farmacia comunale dalle eventuali gare che dovessero essere bandite per l’alienazione di punti di vendita: «La legge dice che devono avere la possibilità di partecipare», hanno spiegato.

La polemica Il problema, e il tema è tornato ad essere messo in evidenza in diversi emendamenti, lo ha esplicitato alla fine Thomas De Luca (M5S): «Il fatto è che la moglie del presidente del Cda dirige una delle farmacie interessate e questo è un aspetto non trascurabile». Come non lo è un altro aspetto, anche questo detto esplicitamente dallo stesso De Luca o da Paolo Crescimbeni (Gm): «Le farmacie non devono essere privatizzate così».

Atto di indirizzo Prima dell’atto sono stati esaminati e approvati 21 emendamenti e un atto d’indirizzo presentato da Valdimiro Orsini e Luigi Bencivenga. Con l’atto d’indirizzo il consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta, prima di procedere alle nomine degli amministratori e dei sindaci revisori delle aziende partecipate, a verificare potenziali conflitti d’interesse, anche «in relazione a situazione di diversa natura che potrebbero arrecare disagio al pieno assolvimento delle funzioni, anche in termini di trasparenza amministrativa».

Gli emendamenti Tra gli emendamenti approvati, con 22 voti a favore e 2 contrari, i tre proposti sempre da Bencivenga e Orsini che chiedevano – anche sulla base del parere dei revisori dei conti – di non inserire nell’atto il diritto di prelazione ai farmacisti dipendenti. Nel parere del segretario comunale e del dirigente di settore si specificava comunque che «il fatto che tale diritto (ad essere preferiti nell’ipotesi di gara per il trasferimento della titolarità delle farmacie) non venga scritto espressamente nell’atto è del tutto irrilevante in quanto il Comune quando approverà gli atti di gara dovrà comunque prevedere questa facoltà riconosciuta ai dipendenti da una norma di legge». Sullo stesso argomento erano stati in precedenza presentati anche altri emendamenti (2) illustrati da Marco Cecconi (FdI) che sono stati anch’essi approvati con 12 voti a favore e 10 contrari. Cecconi ha precisato che l’emendamento mira a rendere più libera possibile l’eventuale vendita delle singole farmacie. De Luca ha aggiunto che questi emendamenti non devono essere interpretati come una contrarietà ad un diritto dei lavoratori delle farmacie, ma mirano – anche politicamente – ad arginare i rischi di un potenziale conflitto d’interessi all’interno dell’Asfm, che potrebbe trasferirsi nella fase successiva.

Altri temi Gli altri emendamenti sono stati divisi in blocchi. Il primo blocco di emendamenti (sette in tutto) approvato è stato illustrato da Andrea Cavicchioli e riguarda sia l’atto che lo statuto con l’obiettivo di «armonizzare i rapporti tra il Comune e la nuova società» e riportare il numero dei componenti il collegio sindacale a tre.
Il secondo blocco (otto in tutto), illustrato da Orsini (Pd) mirava tra l’altro a far sì che la nuova società in house del Comune fosse vocata esclusivamente alla gestione delle farmacie e non possa partecipare ad altre società o crearne a sua volta. Il terzo blocco, di due emendamenti, illustrato da Thomas De Luca (M5S), mirava a evitare l’ipotesi di vendita delle singole farmacie chiedendone, in alternativa, la concessione ed è stato bocciato insieme al quarto blocco (due emendamenti) presentato dallo stesso De Luca che chiedeva una preventiva analisi della eventuale ricollocazione delle farmacie cedute affinché lo spostamento non possa creare danno all’Ente. Piacenti D’Ubaldi ha specificato che questo tema è già regolato dal piano comunale delle farmacie. E’ stato anche approvato un emendamento proposto da Andrea Cavicchioli (Pd) con il quale, in caso di vendita delle farmacie si chiede sempre la gara ad evidenza pubblica. Su questo punto è stato anche approvato un sub-emendamento di Franco Todini che chiede in ogni caso il coinvolgimento del consiglio comunale.

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