Terni in crisi: «Boom cassa integrazione»

Il segretario della Cgil, Attilio Romanelli: «Le imprese continuano a chiudere. Chiedere subito il riconoscimento dello stato di area di crisi complessa»

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I numeri, come sempre, sono quelli che spiegano le cose meglio delle parole. «222 imprese hanno ciuso i battenti nel primo trimestre del 2015. Per la prima volta il loro numero, nel territorio ternano, è sceso sotto le 19 mila unità (fermandosi a 18.969; ndr). Fortissimo incremento della cassa integrazione straordinaria (+130%) e uno più lieve, ma comunque significativo, della ‘cassa’ in deroga (+23%). È evidente – spiega Attilio Romanelli, segretario della Cgil di Terni – che questi numeri sottendono un mutamento dell’orientamento delle aziende, che si spostano su strumenti che hanno come punto d’arrivo la ristrutturazione. E non a caso in settori importanti come edilizia e trasporti prosegue una pesante emorragia occupazionale».

PARLA ATTILIO ROMANELLI – L’INTERVISTA

La discontinuità Il segretario chiede discontinuità, in primo luogo in materia di relazioni sindacali e di cultura di impresa. E annuncia: «Nei giorni scorsi come Cgil abbiamo denunciato alla Direzione territoriale del lavoro il susseguirsi di richieste da parte delle imprese di derogare ai contratti, andando ad incidere naturalmente sul trattamento salariale. Questo fenomeno ci preoccupa molto perché continuare a giocare al ribasso, aggredendo il costo del lavoro, ma lo stesso discorso vale per le pratiche relative all’assegnazione degli appalti, significa svilire le professionalità e abbattere la qualità dei processi e delle produzioni».

Confindistria Su questi temi, accusa il segretario della Cgil, «abbiamo riscontrato livelli di attenzione e disponibilità da parte delle associazioni di imprese, con la sola netta chiusura di Confindustria, con la quale almeno fino ad oggi non si è riusciti ad avviare alcun tipo di dialogo costruttivo, mentre altrove, penso all’Emilia Romagna, dove si è dato vita ad un progetto triennale che si basa sul rispetto delle regole e la trasparenza nei rapporti, quella stessa Confindustria appare decisamente meno chiusa al dialogo».

Le istituzioni Un passaggio non secondario è quello che Romanelli dedica alle istituzioni: «Non possono essere un soggetto passivo che ratifica le proposte di altri, ma devono farsi promotrici di nuove iniziative. Noi chiediamo tre cose chiare: basta con operazioni ragionieristiche, fatte di soli tagli per far quadrare i bilanci, danneggiando servizi e welfare; rendere più efficiente la macchina pubblica, a partire da infrastrutture e servizi;  mettere da parte titubanze e tatticismi rispetto allo strumento dell’Area di crisi complessa, che potrebbe costituire per Terni un importante mezzo di rilancio».

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