Al carcere di Terni via al progetto Filar

Formazione e inclusione sociale per i detenuti per contrastare la recidiva ed offrire concrete opportunità lavorative

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Prenderà il via lunedì 13 gennaio al carcere di Terni il progetto Filar (Formazione per l’inclusione socio lavorativa nel settore della ristorazione) riservato a 48 detenuti in regime di massima e media sicurezza. L’iniziativa, unica nel suo genere, prevede il coinvolgimento diretto dei detenuti in due percorsi formativi, nel settore della ristorazione commerciale/collettiva, uno in ambito culinario (preparazioni gastronomiche, addetto alla cucina) in due edizioni della durata di 120 ore ciascuna, ed uno riservato alla pizzeria, sempre in due edizioni della medesima durata. Oltre ai soggetti proponenti, alla Regione Umbria e all’istituto penitenziario, partecipano al progetto esponenti del mondo del lavoro, del volontariato, istituzioni pubbliche (fra cui i Comune di Terni, di Narni e di Amelia) e Stakeholders che hanno ritenuto di voler unire le proprie specifiche competenze e rete di relazioni per raggiungere obiettivi comuni.

Il progetto Filar

Il progetto è stato finanziato dalla Regione Umbria e vede come soggetto attuatore l’Ats tra Università dei Sapori (soggetto capofila), l’associazione di volontariato San Martino e Iter scarl impresa sociale. Il progetto intende costruire e sostenere un percorso umano e formativo di riscatto sociale nel segno di una grande attenzione alla dignità umana. A tal fine il progetto ha inteso costruire un nuovo modello di lavoro che prevede una partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nelle attività per una maggior efficacia nell’uso delle opportunità e degli strumenti messi a disposizione dall’ordinamento penitenziario e dall’avviso stesso.

I soggetti coinvolti

I detenuti, attraverso la partecipazione a percorsi didattici attivi e motivanti, avranno l’opportunità di prepararsi ad un progetto di vita futuro capace di coniugare sapere e saper fare verso l’acquisizione di competenze coerenti con le esigenze del mercato del lavoro. D’altro canto, sia i soggetti proponenti, che gli stakeholders e i soggetti a vario titolo portatori di interessi nel territorio regionale, avranno il compito di sensibilizzare la comunità esterna alle problematiche del carcere attraverso azioni di osmosi e di sensibilizzazione così da contrastare il fenomeno della recidiva da un lato e veicolare dall’altro il fine rieducativo della pena e un’idea del carcere come luogo positivo, propedeutico al reinserimento civile e sociale dei detenuti. Valutazioni che nascono da analisi dell’attuale contesto lavorativo e della carenza di opportunità lavorative per i detenuti, una volta scontato il periodo di pena.

Il lavoro

Alla base del progetto Filar ci sono poi anche altre valutazioni: ad oggi i ristretti sono infatti occupati, quando possibile, soprattutto nelle attività correlate alla gestione quotidiana degli istituti penitenziari stessi (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato ecc.), ma il sovraffollamento, la turnazione continua e la riduzione dell’orario di lavoro pro capite, necessarie per garantire un minimo livello occupazionale e una fonte di sostentamento, non consentono lo sviluppo di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro (inframurario e/o extramurario) ne’ tanto meno possibilità formative. Ciò porta ad un incremento esponenziale del tasso di recidiva, pari al 68%. All’uscita dal carcere, poi, riuscire a lavorare è, per gli ex detenuti, una sfida spesso proibitiva resa più complicata dai pregiudizi sociali verso gli ex detenuti, ma anche dal basso livello di educazione/istruzione ed ovviamente di esperienze lavorative pregresse. La forza di Filar consiste proprio nell’unione di più forze, competenze e volontà, così da mettere a sistema un modello inclusivo (formazione – imprese – sistema del terzo settore) in grado di prendere in carico i vari bisogni dei destinatari diretti del progetto e organizzare, con flessibilità, adeguate risposte dal punto di vista formativo (acquisizione di competenze tecnico professionali nel settore ristorativo) e di opportunità di futuro inserimento lavorativo sia inframurario che extramurario.

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