Assunto in Provincia: due condanne a Terni

La stabilizzazione di un ingegnere era finita nel mirino della Corte dei Conti. In due dovranno versare 7 mila euro ciascuno. Assolti in cinque

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Due condanne e cinque assoluzioni: è giunto a sentenza un altro dei vari procedimenti in corso di fronte alla Corte dei Conti dell’Umbria, legato alle attività condotte dall’ex giunta-Polli nel periodo in cui quest’ultima ha guidato la Provincia di Terni nel quinquennio 2009-2014. In particolare la decisione dei giudici di via Martiri dei Lager riguarda la stabilizzazione di un ingegnere, avvenuta a seguito di un accordo transattivo – formalizzato alla fine del 2010 – fra l’ente e lo stesso ingegnere, poi assunto a tempo indeterminato.

Il danno ipotizzato A sette – un dirigente e sei ex membri della giunta provinciale – era stato contestato un danno pari a 185.655,20 euro, composto dai compensi ricevuti dall’ingegnere a partire dal 31 dicembre 2010 (181.289,53 euro) e dalla somma (4.365,67 euro) corrisposta al legale incaricato dalla Provincia di resistere in giudizio contro il ricorso presentato dal professionista, prima di raggiungere l’accordo che aveva portato alla sua assunzione.

Condannati e assolti La Corte dei Conti dell’Umbria ha deciso che l’ex segretario generale della Provincia, Antonio De Guglielmo, e l’ex assessore Stefania Cherubini dovranno versare, ciascuno, 7 mila euro all’ente. Sono stati invece assolti, con liquidazione delle spese legali in loro favore, l’ex presidente Feliciano Polli e gli ex assessori provinciali Fabio Paparelli, Fabrizio Bellini, Stefano Mocio e Domenico Rosati.

«Decisione anomala» L’ex assessore Stefania Cherubini, proponente la delibera finita sotto la lente della magistratura contabile – oltre a ribadire la propria totale estraneità rispetto alle contestazioni mosse – «e sicuramente impugneremo la decisione per far valere le nostre ragioni», afferma – parla di «decisione anomala perché non è mai successo che venga condannato soltanto l’assessore proponente che opera all’interno di un organo collegiale. Rimango assolutamente convinta – dice – che sia stato corretto procedere alla transazione, alla luce della situazione venutasi a creare. Il nostro operato è stato assolutamente in linea con le norme».

La ‘stoccata’ Nelle motivazioni della sentenza, i giudici del collegio affermano che «altro protagonista della vicenda è stato l’avvocato Agrò, nella qualità di vice segretario generale della Provincia di Terni e dirigente del servizio affari generali ed istituzionali ed avvocatura. La procura – affermano i giudici della Corte dei Conti – ha ritenuto di non ravvisare profili di responsabilità e di non esercitare l’azione di responsabilità, ma non può disconoscersi che l’avvocato Agrò era perfettamente a conoscenza della illegittimità della prevista stabilizzazione dell’ingegner Baldassarri, come provato dall’esposto da lui sottoscritto in data 11 ottobre 2010. Era suo dovere esprimere formalmente le proprie osservazioni tecnico-giuridiche nel contesto del parere di regolarità tecnica. Ed invece il parere, che ben altro contenuto avrebbe dovuto avere (un parere contrario avrebbe verosimilmente impedito l’adozione della delibera) è rimasto circoscritto alla mera competenza dell’organo, senza entrare nel merito giuridico della questione. E ciò pur avendo già segnalato, nell’esposto citato, i profili di illegittimità della prevista ‘stabilizzazione’».

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