Ast, pozzi inquinati: Comune fa dietrofront

Dopo l’ordinanza che vietava l’uso dei pozzi interni allo stabilimento, l’azienda si è mossa. Ottenendo ciò che chiedeva

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La giornata è stata campale. Perché da quando è emerso che il sindaco di Terni aveva messo un ‘paletto’ mica da ridere, con l’ordinanza attraverso la quale vietava l’utilizzo dei pozzi in prossimità della ThyssenKrup Ast, si è diffuso il panico.

Aut aut Panico che, una volta smaltito, è stato seguito da tutta una serie di consultazioni a dir poco serrate da parte dell’azienda. Con i rappresentanti dei lavoratori, prima, e poi con il Comune di Terni. Ad entrambi il messaggio recapitato dalla ThyssenKrupp Ast è stato uno solo: ‘Con l’ordinanza in questione, qui si rischia di bloccare l’intero stabilimento’. Ergo: si faccia dietrofont se si vuole evitare che la situazione precipiti. E così è stato.

Marcia indietro Il sindaco Di Girolamo – a fronte di pressioni sempre più insistenti – nella serata di mercoledì, con un ‘atto di rettifica e precisazioni’ ha sostanzialmente rivisto, o per meglio dire ‘stravolto’, l’ordinanza originaria. Consentendo la captazione di acqua dai pozzi, vietata in un primo momento.

Ast sulle barricate In pratica la ThyssenKrupp Ast ha inviato le sue osservazioni e la richiesta di rettifica dell’ordinanza, scrive il sindaco «con la richiesta di poter continuare ad emungere acque sotterranee a scopo irriguo, idropotabile ed igienico sanitario dai pozzi dislocati all’interno dello stabilimento denominati (P1) e (P2) in quanto le risultanze dei campionamenti delle acque sotterranee effettuati dalla società e da Arpa non hanno rilevato alcun superamento delle Csc (le concentrazioni soglia di contaminazione; ndr) per alcun paramentro, in particolare relativamente a CrVI (il Cromo esavalente; ndr), Tetracloroetilene e Solfati».

Dietrofront «La Acciai Speciali Terni – è scritto nell’ordinanza-bis del primo cittadino di Terni – al momento ha dimostrato che non sussistono allo stato attuale ragionevoli motivi per giustificare i divieti istituiti (con l’ordinanza precedente; ndr)». Allo stesso modo «la società si è impegnata ad effettuare monitoraggi straordinari con cadenza settimanale sui pozzi P1 e P2 in riferimento ai parametri CrVI, Tetracloroetilene e Solfati». Così la decisione del sindaco è stata quella di rettificare l’ordinanza originaria, consentendo all’azienda di «utilizzare i pozzi presenti nello stabilimento».

Accertamenti Fin qui la sostanza. Poi ci sono i controlli che – e il tono torna perentorio – «dovranno essere svolti senza indugi da Arpa e Usl Umbria2, a cui spetta il compito di comunicare eventuali condizioni che possano giustificare in via precauzionale e a tutela della salute pubblica, l’eventuale nuova estensione del divieto».

Rsu convocate d’urgenza Prima di alzare la voce con il Comune, l’Ast aveva chiamato a rapporto le Rsu di fabbrica, spiegando che i pozzi interni sono in regola con le certificazioni Arpa e che l’azienda avrebbe potuto affrontare il problema-ordinanza attingendo da alcune condotte, esterne all’area oggetto del divieto. Tutto ciò però – è stato detto chiaro e tondo alle Rsu – avrebbe potuto comportare «problemi di fornitura al sito, stante l’assoluta novità della soluzione», ma anche «lacune sulla sicurezza con conseguente, inevitabile, blocco dello stabilimento». Uno scenario apocalittico evitato da una marcia indietro che fa tornare a funzionare i pozzi, ma che non risolve il problema.

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