Ast, volumi e prezzi giù «Netto calo nel 2019»

Lo afferma la relazione del primo semestre di Tk, Federmanager: «Stabilimenti tornino centrali per la multinazionale»

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Nel primo semestre dell’anno fiscale – cioè tra ottobre e marzo – Ast ha registrato una riduzione sia dei volumi di produzione che dei prezzi, oltre a stimare un risultato in netto decremento rispetto al 2018. Un andamento, questo, che dovrebbe essere confermato anche nel periodo compreso tra aprile e giugno: nessun dato a disposizione, ma parla chiaro quanto riportato da Thyssenkrupp nella relazione del primo semestre in merito al trend dello stabilimento di Terni. Passaggi evidenziati sabato mattina, durante l’assemblea annuale di Federmanager, che si è tenuta all’hotel Michelangelo.

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La difficile ‘sfida’ a livello mondiale

Un appuntamento, questo, durante il quale l’associazione ha tracciato il quadro della situazione globale del mercato dell’acciaio e ribadito le proprie preoccupazioni rispetto all’andamento di quello europeo che, insieme al mercato statunitense, sta assumendo un ruolo di marginalità nel panorama mondiale (la Cina produce ormai circa il 52% del quantitativo, mentre Ue ed America insieme raggiungono circa il 10% del dato mondiale). Gli occhi, come noto, sono puntati sull’Indonesia – esclusa dalle misure di salvaguardia rese definitive a febbraio dell’Unione europea – che entro il 2020/21 avrà una capacità installata di circa 10 milioni di tonnellate di inox pari alla stessa Ue e America messe insieme. Quanto alle misure di salvaguardia, il mercato europeo ha visto, nel primo trimestre, un modesto effetto, visto che tra gennaio e febbraio le importazioni sono passate da un 30% ad un 21%, anche se il dato è da valutare con molta prudenza sia per il ridotto lasso temporale sia per l’operazione di destoccaggio operata dai trasformatori. Situazione simile si riscontra anche negli Usa.

I problemi in casa Thyssen

Con questa situazione, va poi ad intrecciarsi la mancata joint venture tra ThyssenKrupp e Tata, che avrà inevitabili effetti sulla multinazionale tedesca, che intanto nel primo semestre vede un leggero incremento nel fatturato e negli occupati mentre gli altri valori registrano una diminuzione. Le previsioni di chiusura dell’anno prevedono un risultato finale che dovendo scontare sia i costi della joint venture che dello ‘split’ in due società, nonché quelli della possibile offerta pubblica iniziale, dovrebbe oscillare tra gli uno e i due miliardi di euro di perdita. Per quanto riguarda il mercato dell’inox, una leggera ripresa sia del prezzo base che della lega ha consentito a tutti gli operatori europei un modesto miglioramento rispetto ai dati negativi della fine del 2018, così come sono in incremento i volumi. Tutti i competitors europei presentano utili del periodo mediamente tra il 40 e 50% in meno rispetto al 2018.

Punti deboli vs punti di forza

Completamento della riorganizzazione aziendale, nessun vincolo di gruppo nella catena distributiva in Europa e nel resto del mondo, risultati economici significativi negli ultimi tre anni (ma che, purtroppo, non hanno contribuito alla capitalizzazione dell’azienda), rete commerciale di distribuzione ‘world wide’ con presenza di centri di servizio in molte aree geografiche, competitività dei costi di alcuni fattori produttivi sono, secondo Federmanager, i punti di forza di oggi sui quali – in questa difficile situazione di mercato – può contare l’Ast. Che, però, ha anche diversi punti di debolezza: l’asimmetria nella struttura produttiva tra l’area a caldo e quella di finitura, limiti dimensionali (la più piccola dei competitors europei quota tre volte e mezzo il sito ternano), unicità del prodotto con l’eccezione della verticalizzazione nei tubi inox, discontinuità e lontananza della direzione commerciale dallo stabilimento produttivo, rigidità nelle relazioni sindacali, l’appannarsi del senso di appartenenza nella percezione dei cittadini ternani, carenza di profondità nelle strategie della casa madre rispetto al business dell’acciaio inox.

Il punto di vista di Federmanager

Secondo l’associazione dei manager, la rinuncia alla joint venture ed il blocco del progetto split «rimettono in discussione tutte le strategie future per Ast, ma allo stato attuale è prematuro disegnare strategie per l’immediato». Come affermato dall’ad Burelli gli investimenti programmati dovrebbero restare immutati, ma si prevede un maggior stress sulle performance e sulla generazione di flussi di cassa in un contesto di mercato divenuto più difficile. «È prevedibile – dice Federmanager – che l’acciaio torni centrale nelle strategie di business della Thyssenkrupp, una scelta razionale se lo stainless trovasse una collocazione insieme allo steel al fine di raggiungere economie di scala e dimensioni critiche sia per le politiche di acquisto che di vendita. In quest’ottica si può sperare che gli stabilimenti e la produzione ritrovino la loro centralità e che trovi una compensazione la situazione di subordinazione alla funzione commerciale. Un’area di business multi-prodotto renderebbe lo steel-stainless più attrezzato alle fluttuazioni del mercato con una articolazione più simile ai competitors, mentre una maggiore concentrazione sui processi e sui prodotti creerebbe i presupposti per la focalizzazione sugli investimenti ed una accelerazione sulla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti».

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