Cannabis terapeutica: «Basta ignoranza»

Terni, il 4 novembre un corso alla facoltà di medicina organizzato dalla Uil. Appoggio di medici, psicologi, veterinari, farmacisti e Usl: «Vantaggi certi per alcuni malati»

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di S.F.

Una gustosa colazione a base di cornetto con farina di canapa, tanto per iniziare. «La cannabis teraupetica ha vantaggi certi per alcuni malati, ci sono evidenze scientifiche. Purtroppo c’è ignoranza, nel senso di mancata conoscenza, tra medici e cittadini. Vogliamo dunque che si sappiano i benefici: non è solo e sempre droga». Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo del corso di formazione Ecm organizzato dalla Uil che andrà in scena sabato 4 settembre nell’aula magna del dipartimento di medicina e chirurgia della facoltà di Terni: una ‘sfida’ che trova l’appoggio di vari Ordini – medici, psicologi, veterinari, farmacisti, tutti hanno dato il patrocinio – professionali, Usl Umbria2, ospedale ‘Santa Maria’, università di Perugia (medicina e chirurgia), Hesalis e fondazione Isal.

Il cornetto con farina di canapa

ll corso ‘Cannabis, il farmaco e la droga’, preambolo cornetto fa seguito al convegno organizzato – sempre sull’uso teraupetico della cannabis – in passato ad Orvieto e si rivolge alle professioni sanitarie. E miglior introduzione alla conferenza tenutasi in casa Uil per spiegare le motivazioni e gli obiettivi dell’iniziativa non ci poteva essere: Hesalis s.r.l. – start-up ternana impegnata nel mondo della cannabis, finalista del concorso Erg Challenge di inizio anno – ha messo a disposizione degli ospiti dei cornetti preparati con farina di canapa, con tanto di preambolo di stampo storico a firma Emilio Petrucci: «Chiariamo una cosa, la pianta è una e in gerco botanico si chiama cannabis sativa. Poi ne esistono di diverse varietà: in Italia veniva utilizzata fin dagli anni ’50 per la produzione di fibra tessile, poi dopo sono arrivati i proibizionismi e ild iscorso è andato un po’ scemando. Ad oggi c’è una forte ripresa dal punto di vista industriale e medico: negli anni ’60 hanno scoperto che quella sensazione di rilassamento o di alleviamento stress, era dovuta al cannabinoide Thc e nel corso del tempo è stato un po’ ‘demonizzato’. Utilizzato solo per l’ambito ludico e venduto per il mercato dello stupefacente. Dal 2007 l’Italia ha riportato l’impiego teraupetico, tuttavia la strada è molta lunga perché alle persone c’è da far capire che non è droga ma una medicina. Droga, a livello botanico, indica la parte della pianta dove risiede il maggior principio attivo: c’è anche nel rosmarino, ecco, possiamo anche smetterla di chiamarla così».

Corso, ecco il perché A dare il là alla conferenza di presentazione dell’appuntamento di novembre è stato il segretario provinciale della Uil Terni, Gino Venturi: «Siamo rimasti stupefatti dalle qualità terapeutiche del farmaco. Purtroppo – ha messo in evidenza – c’è una grande ritrosia di origine culturale nell’utilizzarlo e quindi abbiamo pensato di organizzare un corso gratuito – educazione continua in mediciana, accredidato dal Ministero della salute – di aggiornamento per le professioni sanitarie con l’appoggio (patrocinio) di diverse istituzioni: all’evento ci saranno anche l’assessore regionale Luca Barberini e il segretario nazionale Uil Fpl Michelangelo Librandi. Per la partecipazioni ci si può rivolgere direttamente alla Uil o agli ordini professionali coinvolti. Come uditori potranno esserci anche i ‘semplici’ cittadini, occorre la preiscrizione. Un aspetto che voglio sottolineare è legato all’approccio interdisciplinare perché vedrà contemporaneamente – ha concluso – la presenza di più ordini e della questura: giochiamo proprio sulla differenza tra la cannabis come droga e come farmaco».

Adilberto Favilli

L’ignoranza e i malati: «Medici vanno informati» Il direttore scientifico del corso sarà Adilberto Favilli, già – medico anestesista e per la rianimazione – primario all’ospedale di Narni per la terapia del dolore e cure palliative. Sintetico ed efficace il suo commento sulla situazione attuale: «C’è una grande ignoranza nell’utilizzo della cannabis come farmaco. Può dare grossi vantaggi a certi tipi di malati, come coloro che sono colpiti dalla fibromialgia o gli effetti collaterali delle terapie oncologiche: in questo momenti tutto ciò avviene poco perché purtroppo la classe medica non viene messa al corrente, non sa. E il nostro scopo, con questa iniziativa, è proprio far passare questo messaggio. Una numerosa componente della popolazione non può essere assistata al momento. Da un sondaggio effettuato su mia richiesta, abbiamo visto che pochi medici conoscono l’impiego della cannabis a livello di farmaco. Eppure viene usata fin dai tempi antichi perché funziona: la cannabis può essere prescritta facilmente da qualsiasi medico, ovviamente specificando il tipo. C’è l’aspetto ludico, chiaro, ma è un’altra cosa». C’è un problema di carattere economico: «Ho venti pazienti e loro utilizzano delle gocce (costo 150 euro, verrà detto in seguito), le devono pagare perché non vengono ‘passati’ a differenza di altre Regioni. Serve sensibilizzare – ha concluso – anche la politica».

Giuseppe Donzelli

L’utilizzo della cannabis: «No assuefazione» Per far capire l’impatto della cannabis in Italia, Favilli ha elencato una serie di dati – provenienti dal dipartimento delle politiche antidroga – sull’utilizzo: 90 mila studenti ne fanno uso in maniera continuativa, circa 150 mila una volta ogni tanto e, complessivamente, circa il 33% della popolazione italiana l’ha consumata almeno in una circostanza. Ad appoggiare la causa è anche l’Ordine dei medici di Terni: «Sono stati interpellati – le parole di Giuseppe Donzelli, il presidente – 3/4 i medici della medicina generale, sono la base di coloro che dovrebbero fornire questa terapia ai pazienti. Molto importante questa partecipazione, tutti i colleghi in questo modo possono essere informati: c’è mancanza di conoscenza, vero, c’è da dire che gli eventuali pazienti hanno paura dell’assuefazione. E invece questo pericolo non esiste con certi dosaggi. Per lo Stato oltretutto il costo è minimo rispetto ad altri farmaci e ci sarebbero benefici per tutti. Dobbiamo cercare – ha terminato – di semplificare la chance di dare questo farmaco: non è dannoso e non provoca guai secondari, può essere estremamente efficace».

Emilio Petrucci di Hesalis

L’idea giusta: «Evidenze scientifiche» Per Danilo Serva, presidente dell’Ordine dei veterinari di Terni, «la questione viene affrontate in un ottimo modo. Anche a noi permette di acquisire elementi utili per l’impiego della cannabis, soprattutto in patologie cronico degenerative in periodi post-chirurgici; se ne parla anche in ambito della sicurezza alimentare, il Ministero ha posto attenzione sui limiti dei cannabinoidi nei prodotti. Quindi la veterinaria è interessata sia per l’aspetto clinico che nell’igiene degli alimenti». Infine David Lazzari, numero uno dell’Ordine degli psicologi di Terni: «Siamo vicini alla ‘battaglia’ riguardante la cannabis come farmaco, poggia su evidenze scientifiche. A differenza dell’uso come droga da sballo, in questo caso se ne fa un impiego terapeutico: nessun effetto collaterale in pratica e molti vantaggi. Il corso può aiutare cittadini e operatori sanitari a capire che possono giovarsi di questo discorso senza avere l’idea che si stia utilizzando una sostanza stupefacente. Una questione di civiltà e scienza, purtroppo quest’ultima talvolta ha dei pregiudizi».

David Lazzari

Il programma scientifico del corso Tre sezioni previste per sabato 4 novembre. Primi due specifici su aspetti medici, l’ultimo sul tema legale: si discuterà dell’uso della cannabis nei secoli, della fisiopatologia del dolore, dei casi clinici riguardanti la fibromialgia, della modalità di preparazione ad uso teraupetico, della pratica veterinaria, dell’uso e dell’abuso di cannabinoidi, della cannabis come droga, dell’evoluzione nel corso del tempo, della cannabis teraupetica e delle preparazioni galeniche. Saranno coinvolti – al di là di Favilli e Petrucci – la veterinaria Elena Battaglia, il farmacista Alessandro Betti, Maria Antonietta Calzola della Usl Umbria2, Giovanna Ballerini dell’ospedale ‘Careggi’ di Firenze (terapia del dolore), il direttore clinica medica dell’università di Perugia Stefano Coaccioli, il direttore sanitario centro medico di Spoleto Fabio Conforti, il primo dirigente della questura di Terni Alessandra Ortenzi, il presidente Isal per la ricerca sul dolore William Raffaeli, la veterinaria Elena Battaglia, la psicologa Gigliola Paolucci Ragni e il farmacista Alessandro Betti. Tutti in aula dalle 8.30 alle 18.30 in via Mazzieri.

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