Caso Iordache: chiesti 16 anni per Arcangeli

Terni, 16 anni è la condanna giusta per l’assassino secondo il pm Elisabetta Massini. Sentenza intorno alle ore 14

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La requisitoria del pubblico ministero Elisabetta Massini si è conclusa con una richiesta secca: Andrea Arcangeli, reo confesso dell’omicidio di Victor Marian Iordache, avvenuto il 21 aprile dello scorso anno, deve essere condannato a 16 anni di carcere. Il pm ha riconosciuto la prevalenza delle attenuanti generiche, per aver condotto gli inquirenti sul luogo dove aveva sepolto la vittima, rispetto alle aggravanti contestate.

Il processo Il 46enne ternano Andrea Arcangeli verrà giudicato nel primo pomeriggio di mercoledì dal gip Massimo Zanetti con rito abbreviato. L’uomo, accusato di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, è difeso dagli avvocati Vittorina Sbaraglini e Francesco Mattiangeli.

L’omicidio La sera del 21 aprile 2014 – era Pasquetta – Andrea Arcangeli si trovava insieme al 38enne rumeno Victor Marian Iordache in via Mola di Bernardo all’interno del garage di proprietà del 46enne, nello stabile dove viveva con la famiglia, prima del trasferimento in un’abitazione di Miranda in ragione degli arresti domiciliari disposti dal gip. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Il colpo mortale, sparato alla nuca del giovane con una Sig Sauer, sarebbe nato proprio da questo contesto segnato da una gelosia sempre più forte da parte di Andrea Arcangeli, da una situazione personale ed economica pesante e da qualche bicchiere di troppo che quella sera ne avrebbe allentato i freni inibitori.

Sepolto nel bosco Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire come se nulla fosse. Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor Iordache sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone – in località Fontana San Benedetto, zona che il 46enne conosce benissimo – dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia della zona. Poi, nei giorni seguenti, era tornato lì per assicurarsi che nessuno – uomo o animale selvatico che fosse – potesse intuire la presenza di quel corpo. Per questo, per limitarne l’odore, l’aveva ricoperto non solo di terra, ma anche di cemento e calce.

La confessione Le indagini congiunte della squadra Volante e della squadra Mobile della questura di Terni erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. Con il passare delle settimane il cerchio attorno ad Andrea Arcangeli si era stretto, fino al ‘crollo’ datato 2 luglio 2014. L’assassino aveva confessato tutto, conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.

«Niente sconti» L’avvocato Massimo Proietti, che rappresenta la madre, la sorella e il fratello di Victor Marian Iordache, non vuole sentire parlare di ‘attenuanti’: «Uno ‘sconto’ di pena perché avrebbe confessato l’omicidio e condotto gli inquirenti nel luogo dove aveva sepolto Victor Marian? Questa ipotesi non esiste e ci opporremo su tutta la linea. Andrea Arcangeli ha ‘vuotato il sacco’ solo dopo una vastissima attività di indagine condotta dalla procura e dalla squadra Mobile della questura, crollato dopo essere stato messo alle strette dagli inquirenti, nell’ultimo di una lunga serie di interrogatori. Alla famiglia di questo giovane, ucciso ad appena 38 anni, è stato restituito lo scheletro a oltre due mesi dalla sua scomparsa: crediamo basti per una condanna equa e quindi pesante».

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