Cgil, raccolta firme: «Fisco sia più equo»

Il sindacato chiede alla Regione di aprire un tavolo per rivedere le aliquote: «Chi guadagna di meno deve pagare di meno»

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Se aumenta la povertà, è giusto che chi ha di più rinunci a qualcosa in favore di chi ha di meno. Questo l’assunto che ha indotto la Cgil Umbria a proporre una petizione per rivedere il sistema della fiscalità locale.

Il modulo per le firme

Ricchi e poveri allo stesso livello In pratica, il sindacato chiede di aumentare l’aliquota ai redditi più alti, abbassandola a quelli più bassi. Attualmente, infatti, è quasi la stessa, nonostante gli enti locali abbiano margini di manovra da questo punto di vista. Basti pensare che la Regione (come la maggior parte dei Comuni umbri) ha aliquote di 1,23% per le fasce di reddito più basse (sotto i 15mila euro) e solo di 1,82% per quelle più alte (oltre i 75mila euro). Ancora peggio a livello comunale, dove l’aliquota è la stessa, con il paradosso che un lavoratore part-time che porta a casa 13mila euro all’anno paga le tasse con la stessa percentuale di uno che ne guadagna 100mila.

Modalità iniqua «L’attuale sistema di fiscalità locale è assolutamente iniquo – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – tanto più in questa fase di crisi nella quale le disuguaglianze si sono amplificate enormemente». Da qui la scelta di lanciare questa campagna sul riequilibrio fiscale per far pagare di più a chi ha di più e tutelare i redditi medio-bassi. La proposta è stata presentata da Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, insieme a Mario Bravi (Ires Cgil) e Andrea Farinelli (Cgil Umbria).

«Manca coraggio» Serviranno 3mila firme per aprire un tavolo di trattative con la Regione, che da questa tassazione riceve un gettito di circa 180 milioni di euro annui (che diventano 300milioni con le addizionali comunali), gettito che potrebbe essere addirittura aumentato facendo pagare di più le fasce di popolazione più ricche (e meno quelle più povere): «Ma la scelta non viene presa per motivi politici – dicono i sindacalisti – nessuno vuole prendersi l’onere di dare la sensazione di aumentare le tasse, anche se si aumentano a quelli che si possono permettere di pagarle». E così a scontare la mancanza di coraggio sono i più poveri.

Dati drammatici A supportare la tesi che viviamo una situazione drammatica, la Cgil ha snocciolato alcuni dati impressionanti, in parte già noti: in questi anni di crisi, in Umbria, il tasso di occupazione è sceso al 61,3% (rispetto al 65,2 del 2008), è stato perso il 16,5 del Pil e 35mila posti di lavoro, di cui 15mila nel solo 2016. L’istat ha certificato che il 10,4% degli umbri vive in uno stato di grave deprivazione e la tendenza è verso un ulteriore peggioramento. Infine, gli ultimi dati resi noti da Ires Cgil dimostrano che «il lavoro aumenta quantitativamente ma diminuisce qualitativamente».

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