Cgil Umbria, Rubicondi esce e sbatte la porta

Dopo 22 anni nel sindacato, lascia in aperta polemica con la segreteria regionale e provinciale di Perugia: «Sanitopoli, solo silenzi»

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di Rossano Rubicondi

Fraterni saluti è la formula con la quale si chiudono le lettere interne alla Cgil. Una formula bellissima e romantica che richiama, con due semplici parole, gli ideali del movimento operaio. Peccato che di fraterno all’interno della più grande organizzazione di massa ci sia rimasto ben poco. Ho deciso dopo un lungo e travagliato periodo di riflessione di lasciare la Cgil.

Da tempo questa organizzazione la ritengo lontana dagli interessi reali dei lavoratori; basti pensare a ciò che non fece rispetto alla drammatica vicenda del taglio delle pensioni operato dalla Fornero. Una organizzazione che è sempre stata subalterna alle scelte politiche del Pd, prima Ds prima ancora Pds. Al di là delle parole e dei proclami non è stata mai autonoma da quel partito e non lo sarà nemmeno in futuro visto l’avvicinamento tra le segreterie di Landini e Zingaretti.

Rispetto al quadro nazionale in Umbria siamo messi ancora peggio. Le vicende della scandalo politico che ha investito la regione, passate alla cronaca come ‘concorsopoli’, hanno evidenziato ulteriormente la ‘timidezza’ politica della Cgil nei confronti del Pd. Su questo specifico argomento ho maturato la mia scelta definitiva di abbandonare questa organizzazione al termine di una battaglia interna da me condotta per avere dei chiarimenti rispetto al paventato coinvolgimento di un nostro funzionario nell’inchiesta giudiziaria.

Alle mancate risposte del segretario generale della Cgil di Perugia e di tutta l’organizzazione, mi sono visto costretto ad uscire pubblicamente con un durissimo comunicato stampa in cui annunciavo che al silenzio della Cgil avremmo risposto con una assemblea di autoconvocati. Lo abbiamo fatto per difendere la nostra organizzazione; perché quel silenzio e quelle mancate risposte alle accuse pubbliche della stampa avrebbero danneggiato l’immagine del sindacato come in effetti è stato.

Il silenzio è continuato, nessuna querela e smentita alla stampa. Inspiegabilmente poi, non essendo neanche sotto inchiesta, il collega Angelo Scatena autosospesosi dall’incarico (la moda del momento) viene sostituito alla guida della Funzione Pubblica Cgil da una commissaria – non commissaria, Tatiana Cazzaniga proveniente dalla Cgil Lombardia.

L’unica azione che ha avviato la Cgil ad opera del suo segretario regionale Vincenzo Sgalla è stata quella di mettere sotto accusa il sottoscritto deferendomi alla Commissione Nazionale di Garanzia per aver violato, secondo lui, lo Statuto della Cgil agli articoli 4 e 5.
Oggi pomeriggio (martedì, ndR) ascoltato dal cordiale commissario della Cgil nazionale giunto da Roma, ho ribadito la legittimità delle mie azioni e, anzi, ho fatto presente che era stata proprio la Cgil a violare lo statuto non coinvolgendo il gruppo dirigente nella discussione e che ad oggi, due mesi dopo i fatti, ancora molti membri del direttivo di Perugia non ne hanno potuto parlare.

Il messaggio della Cgil regionale e provinciale era ed è chiaro: ‘Rubicondi devi tacere. Devi smetterla con le tue esternazioni’. Purtroppo per Filippo Ciavaglia e Vincenzo Sgalla sono un uomo libero, convinto delle mie idee e nessuna lettera o minaccia velata potrà farmi recedere dalle mie convinzioni e dalle mie battaglie. Capisco anche che essendosi circondati di alzatori di mano a comando trovino ormai ‘bizzarro’ qualcuno che voglia esercitare il ruolo di dirigente e non di semplice servo.

Sono 22 anni che sono in distacco sindacale. Sono stati 22 anni preziosi che mi hanno permesso di crescere e fare esperienze a diretto contatto con i lavoratori. 22 anni in cui ho sempre creduto che la Cgil potesse tornare ad essere quel sindacato di lotta e di conquista di progresso e diritti per i lavoratori che aveva segnato la storia di questo paese. Oggi devo prendere atto che la Cgil non è più modificabile.

E allora per un ‘idealista di merda’ come me è giunto il momento di uscire da una organizzazione che ritengo ormai più utile ai suoi funzionari che ai lavoratori. Dopo aver concordato con la segreteria il tempo necessario per chiudere tutte le pratiche da me aperte all’ufficio vertenze, dal 1° agosto rientrerò in fabbrica. Tornerò a sporcarmi dignitosamente le mani, sicuro che a differenza di tanti miei colleghi posso tornare tra i lavoratori a testa alta e a schiena dritta.

Ringrazio comunque la Cgil per le opportunità che mi ha offerto, credo che questa scelta incontri il consenso degli attuali segretari regionale e provinciale che così potranno continuare indisturbati a sbagliare, ma almeno non mi avranno come loro ‘complice’. Mi dispiace e chiedo scusa ai tanti lavoratori e dirigenti sindacali che ho avuto al mio fianco in questa battaglia, so che sarebbe stato più giusto e opportuno continuarla insieme come anche voi mi avete invitato a fare, ma non ce la faccio più.

La mia è una scelta egoistica, ma a 48 anni non ho più voglia di perdere tempo portando avanti battaglie che non modificheranno minimamente questa organizzazione sindacale. Stare dentro significherebbe starci solo per lo stipendio e per mantenere qualche agio da funzionario di cui la mia dignità può farne a meno. Avendone la possibilità, data dalla statuto dei lavoratori conquistato dalla vera Cgil nel 1970, torno in fabbrica rinunciando al distacco sindacale, preferendo uno stipendio da operaio che da sindacalista. È per tutto quanto scritto sopra che non ce la faccio a pronunciare quella bellissima formula di chiusura di lettera: fraterni saluti. Mi limito più educatamente a pronunciare i distinti saluti.

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