Cgil Terni: «È senza sosta lo spopolamento di un territorio sempre più anziano. Agire in quattro direzioni»

Il segretario generale della Camera del Lavoro, Claudio Cipolla, ha fatto il punto lunedì mattina in conferenza stampa

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Lo stato dell’arte, per certi versi drammatico, certificato dai numeri e le proposte che il sindacato – parliamo della Cgil della provincia di Terni – è pronto a sottoporre alle istituzioni, per condividere la propria visione e provare a costruire un percorso nuovo. A fare il punto, lunedì mattina, è stato il segretario generale della Camera del Lavoro di Terni, Claudio Cipolla. Che è partito dall’analisi del contesto sociale ed economico del territorio. «Intanto l’andamento demografico ci dice che lo spopolamento del territorio provinciale di Terni prosegue senza sosta – afferma – e solo i fenomeni migratori riescono a rallentarlo. Attualmente contiamo 217 mila abitanti: di questi, 62 mila sono over 65 e 23 mila under 15. L’indice di vecchiaia si attesta al 267%, molto alto rispetto alla media nazionale e in anticipo di 40 anni sulle previsioni fatte nel 2015, che assegnavano all’Umbria un indice di vecchia del 257%, ma nel 2065». Il ‘serbatoio anagrafico’ si va quindi impoverendo: «Su 30 giovani che terminano gli studi qui, 25 vanno fuori regione a cercare lavoro o a specializzarsi».

Claudio Cipolla

Altra nota dolente, per la Cgil ternana, è rappresentata dalla riduzione del potere di acquisto dei redditi: stipendi e pensioni. «In Umbria l’andamento è più basso della media nazionale e a Terni le retribuzioni sono mediamente inferiori di 3 mila euro rispetto a quelle del territorio di Perugia. Se a ciò aggiungiamo che in provincia di Terni ci sono circa 6 mila persone che vivono sotto la soglia di povertà, allora il quadro si fa ancora più preoccupante». Sul fronte occupazionale, sono «circa 86 mila le persone occupate, di cui il 19% nell’industria che registra però una flessione rispetto ai servizi. Il dato della cassa integrazione è ancora alto nonostante un calo del 5% delle ore, il cui ammontare è superiore al milione e 100 mila. Infine in provincia di Terni le persone completamente inattive, fra chi non ha un lavoro o non lo cerca ed i pensionati, sono il 45%». Per Claudio Cipolla «la timida ripresa occupazionale registrata nel 2023 non ha nulla di strutturale. Si tratta nella maggior parte dei casi di lavoro non stabile, precario, saltuario, fatto di contratti anche molto brevi. Siamo di fronte al solito problema della qualità occupazionale».

Nel 2023 la Cgil ha dato seguito a tutta una serie di mobilitazioni, sfociate poi nello sciopero generale. «La nostra azione da qui in avanti verterà su quattro assi fondamentali: salute, lavoro, sviluppo e sociale. Circa la sanità, siamo sempre di fronte ad un arretramento dei servizi territoriali, a carenze di personale, strutturali, organizzative, liste di attesa infinite: la politica della Regione Umbria, in questo senso, è inadeguata e continua a favorire la sanità privata a discapito di quella pubblica. Sul lavoro chiediamo in primis sicurezza, perché 25 morti nel 2023, 10 dei quali in provincia di Terni, sono un dato troppo grave per essere sottovalutato. Lo sviluppo vogliamo perseguirlo in un’ottica di compatibilità complessiva mentre il sociale, il welfare, per noi non è una spesa ma una vera e propria opportunità di investimento».

Soddisfazione è stata espressa dal segretario della Camera del Lavoro di Terni per quanto compiuto dal sindacato nell’anno appena concluso: «Abbiamo rafforzato la presenza nelle nostre 37 sedi distribuite sul territorio provinciale, incrementato i servizi di tutela e individuali. Tutto ciò si è tradotto in un aumento degli iscritti ma anche delle pratiche: ben 50 mila quelle aperte nel 2023. Di queste, 8.200 sono legate a vertenze, 15 mila di patronato per il sistema previdenziale, 24 mila di assistenza fiscale e poi abbiamo le pratiche delle nostre associazioni come il Sunia, Federconsumatori, gli ambiti del volontariato. Se tante persone si affidano a noi, da un lato vuol dire che le cose non vanno bene, ma dall’altro significa che ci vengono riconosciuti serietà, impegno e affidabilità. La realtà è che, nonostante c’è chi la pensi diversamente, il sindacato serve, eccome».

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