«Cittadini stanchi e cluster ‘invisibili’: perché tanti decessi»

La dottoressa Carla Bietta: «Fra chi nega il problema, chi non ha sintomi e le varianti, la circolazione del virus resta alta e spesso ‘sommersa’»

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«Continuiamo ad osservare una diminuzione delle infezioni rispetto a qualche tempo fa. Le varianti, certo, non aiutano e stiamo cercando di accelerare con le vaccinazioni che non sono l’unica arma, ma certamente la più importante: dal 1° aprile partiremo con la somministrazione delle dosi alle persone più vulnerabili e fragili. Oggi è la ‘giornata della memoria’ per le vittime legate al Covid. Ricordiamo tutti i camion militari carichi di bare a Bergamo e ciò ci deve far pensare, anche ai nostri sanitari per il grande lavoro che hanno fatto e stanno facendo». Lo ha detto l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, in apertura della consueta conferenza stampa settimanale sull’emergenza coronavirus in Umbria.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

«La discesa c’è ma è lenta»

Il dottor Marco Cristofori del nucleo epidemiologico regionale, nel fare il punto, ha spiegato che «dalla metà di febbraio, in Umbria, siamo in una fase discendente anche se la diminuzione è molto lenta nonostante le misure restrittive: la presenza delle varianti continua ad influire e non aiuta. In altri tempi, senza varianti, saremmo scesi molto più velocemente. L’RT umbro è attualmente intorno a 0,91/0,92. Negli ultimi 14 giorni l’RT della provincia di Terni è sceso intorno ad 1, forse qualcosa in meno, segno che le misure adottate iniziano a produrre effetti. L’incidenza regionale attuale è di 171 casi ogni 100 mila residenti: mantenendo tali misure, potrebbe scendere intorno a 144 fra 14 giorni. Fra le aree maggiormente segnate dalla circolazione di varianti ci sono quelle di confine, specie con la Toscana, e poi Alto Tevere, Folignate, Assisano, Valnerina/Norcia, Terni, in parte l’Orvietano. Rispetto alle singole province, negli ultimi 15 giorni abbiamo visto un balzo della provincia di Terni (incidenza 177,66), dovuto soprattutto ai contagi nel comune capoluogo: ora questa curva si sta appiattendo, mentre la curva della provincia di Perugia (incidenza 168,70) continua a scendere, adesso a ritmi leggermente inferiori rispetto a qualche giorno fa». La collega Carla Bietta ha spiegato che «i ricoveri, sempre consistenti, mantengono una lieve fase di riduzione. Le intensive si sono stabilizzate sopra i 75, valore che continua oggettivamente a preoccupare».

«Il virus circola, c’è chi non collabora»

«I decessi – ha aggiunto la dottoressa Bietta – non diminuiscono: ne registriamo circa 50 ogni settimana, numero decisamente consistente». Poi la riflessione basata sui numeri: «Nella terza fase epidemica, a differenza delle due precedenti, è aumentata la stanchezza della popolazione. A volte i cittadini negano il problema Covid: c’è una condizione di minore collaborazione, in parte comprensibile, e ciò porta con sé grandi difficoltà nel tracciamento ed un ‘sommerso’ di contagi che non è affatto facile diagnosticare ed individuare. Ciò, unito alla presenza di varianti e al fatto che nelle fasce più giovani la patologia spesso non viene riconosciuta, produce una circolazione comunque elevata del virus.

IL FOCUS SUI VACCINI

Ecco perché ci sono più morti

Tutto questo spiega anche il numero elevato di decessi rispetto al complesso delle positività individuate, anche e soprattutto in relazione ai numeri delle precedenti fasi della pandemia. All’inizio – ha aggiunto Carla Bietta – eravano tutti più spaventati mentre ora forse, ed è amaro constatarlo, ci siamo un po’ abituati ai decessi, ai bollettini dei ricoveri. In alcune categorie c’è una sottovalutazione, una percezione più bassa del rischio. Di fronte ad una persona che ti dice che nei 14 giorni precedenti non ha incontrato nessuno, nonostante lavori, qualche dubbio viene. La stanchezza di chi si sente limitato nelle proprie libertà sta emergendo sempre di più, al pari di una divisione fra due gruppi: chi tende a sminuire e chi mantiene una soglia di attenzione, di preoccupazione, massima».

 

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