Covid-19, anche la Sangemini in ‘cassa’

La rsu: «Il virus usato per nascondere la mancanza di materie prime. Ripartenza sbandierata non c’è stata»

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Cassa integrazione in deroga per coronavirus anche alla Sangemini-Amerino, dove martedì mattina la rsu si è incontrata con il direttore dello stabilimento. L’ammortizzatore sociale, retroattivo, sarà applicato per otto giorni mensili, e fa seguito a quella ordinario precedentemente aperto per tutti i siti del gruppo.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Cassa sia equa»

Secondo i delegati di fabbrica, però, la ‘cassa’ «viene fatta non solo per il coronavirus, ma per mancanza di materiale per produrre». «Ricordiamo – scrivono in una nota unitaria – che la rsu unitariamente aveva fatto una mail alla responsabile delle risorse umane, per discutere dei giorni di cassa senza ricevere risposta. Non ne siamo mai stati messi a conoscenza. Ma chi gestisce i giochi per quando riguarda lo svolgimento della produzione, sapeva e sa che erano stabiliti i giorni. Di fatto ad oggi siamo senza materie prime e la ripartenza sbandierata al 60% non c’è mai stata». La rsu ha ribadito che «è importante che la cassa sia fatta a rotazione equa», per questo ne chiede la visione «per il rispetto dei lavoratori». «Ci risulta – continua – ad oggi ordini importanti di Acqua Sangemini e Amerino non evasi (quest’ultimo fermo per mancanza materiale) Rivendichiamo ancora una volta, che ci sia per i siti umbri una squadra mirata di venditori efficienti».

«Mascherine non idonee»

Per quando riguarda i dispositivi di protezione individuale la rsu segnala che «sono state consegnate mascherine non idonee». «Ribadiamo – prosegue la nota – che con la pelle dei lavoratori non si gioca. Esporremo agli organi competenti Regione, Comuni, e politica tutta le nostre perplessità, noi abbiamo già dato, sono 15 mesi che facciamo una cigo straordinari pesante legata ad un accordo mai rispettato. Chiediamo al più presto possibile la call con azienda già chiesta dalle segreterie territoriali». Con una propria nota interviene anche la rsu Flai Cgil. «È chiaro omai – spiegano i delegati della Cgil – che si sta usando questa tragedia del virus per nascondere ciò che è evidente a tutti. Oltre al sacrosanto diritto di chiedere di lavorare in sicurezza chiediamo all’azienda a gran voce l’approvvigionamento delle materie prime, un minimo di manutenzione per poter far girare le linee e come intende l’azienda di organizzare le vendite ed affrontare la stagione dal momento che ad oggi non esiste la rete vendita. Ad oggi non si intravede alcun elemento che possa darci un minimo di tranquillità».

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