Covid-19, Confartigianato Terni: «Stop a tasse e Fisco»

Lettera aperta ai sindaci con le proposte contro la crisi: «Agire subito con detassazione, poi rilancio dell’economia in quattro punti»

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta ai sindaci della provincia di Terni inviata da Confartigianato Imprese Terni in merito all’emergenza economica causata dal Covid-19.

di Michele Medori e Mauro Franceschini
direttore e presidente di Confartigianato Imprese Terni

Ci rivolgiamo a Lei nel momento più difficile della ripartenza dell’economia dopo la crisi sanitaria, in primo luogo per offrire collaborazione. La nostra associazione di imprenditori sente la responsabilità di offrire questa collaborazione a Lei che vive sulla sua pelle il fatto che il sindaco è l’istituzione più vicina ai cittadini. I cittadini sono abituati a rivolgersi a Lei per qualunque aspettativa e necessità, anche per quelle per le quali Lei non ha né poteri, né competenze, né risorse, ma Lei li ascolta lo stesso e questo non è inutile, perché genera fiducia. Noi pensiamo che si potrà ripartire solo da questa fiducia.

La collaborazione che vogliamo proporLe nell’immediato è in termini di vicinanza, di contributo di idee, di coordinamento di azioni di sollecito delle istituzioni regionali e nazionali, poi in una fase immediatamente successiva, se Lei vorrà e lo riterrà possibile, nei limiti delle rispettive risorse organizzative e competenze, anche di sviluppo di progetti comuni mirati ad imprimere ai nostri territori una spinta verso direttrici ponderate e possibili di sviluppo.
Siamo consapevoli che il bilancio dei Comuni non permette ampi spazi di manovra, questo è un fatto vero che però non può diventare motivo di passività, in un momento in cui diventa essenziale non sbagliare le prossime mosse per rilanciare la vita civile ed economica delle nostre comunità.
A livello europeo e nazionale stanno saltando tutte le certezze e le prassi che fino a ieri ritenevamo impossibili da modificare, e questo avviene per il superiore interesse alla difesa dell’esistenza delle imprese e alla ripartenza dell’economia. Non si può pensare che questo modo corretto di affrontare l’emergenza debba fermarsi ai livelli superiori senza raggiungere anche il livello comunale, quello più vicino alla vita reale.

Adesso più di prima è importante agire in favore dell’equilibrio dei bilanci dello Stato e degli enti pubblici, ma sta apparendo sempre più chiaro a tutti, a livello nazionale, che questo può avvenire in via di emergenza facendo anche il contrario di quello che siamo stati abituati a fare nella normalità. Fino a ieri bastava contenere le spese e fissare, di conseguenza, i livelli di fiscalità locale per migliorare l’equilibrio del bilancio, perché il gettito non rischiava crolli sostanziali; oggi, invece, la priorità sta nella difesa della base imponibile che declinata a livello comunale significa evitare la chiusura delle imprese e l’emigrazione dei residenti, che sono fenomeni strettamente connessi. Pertanto, semplificare gli adempimenti, detassare del tutto le imprese almeno fino al 31/12/2020 e alleggerire il carico fiscale sui residenti è oggi il modo per difendere nel medio periodo l’equilibrio dei bilanci comunali; questa manovra può avere successo a condizione che tali interventi vengano adottati immediatamente, prima che si avvii il circolo vizioso dei processi di spopolamento e desertificazione economica.

Anche le semplici sospensioni dei pagamenti delle imposte comunali sono essenziali perché evitano l’impatto immediato sulle imprese e danno il tempo alle amministrazioni di aprire un confronto con il Governo per trasformarle, quanto prima, in detassazioni in via definitiva. I settori più colpiti e più in pericolo sono quelli del turismo, degli eventi e dei pubblici esercizi perché stanno affrontando la evaporazione immediata dei ricavi a fronte della persistenza di tutti i costi, la perdita della stagione e delle prenotazioni e per ripartire saranno soggetti a restrizioni di utilizzo degli immobili e degli spazi esterni al fine di evitare gli affollamenti; condizioni queste che deprimono la loro economicità futura. In questi casi anche la detassazione dell’occupazione del suolo pubblico, la riduzione del costo della Tari svolgono un ruolo importante. Sono settori che hanno tanta parte nell’economia dei nostri territori e che rischiano di non riaprire affatto, per essi incentivi e detassazioni complete dovranno estendersi anche oltre il 31/12/2020.

Anche le manifatture, soprattutto quelle artigianali, i servizi e le poche attività della residua rete del piccolo commercio devono essere difesi e protetti per assicurare un futuro alle nostre comunità. Per essi spesso diventa essenziale anche un altro aspetto sul quale può agire l’ente comunale e cioè la puntualità di pagamento dei propri fornitori. In questo senso occorre considerare che il piccolo miglioramento delle finanze comunali, che discende dal rinvio dei pagamenti alle imprese private che forniscono beni e servizi, oggi che le imprese stanno affrontando una crisi profondissima di liquidità determina un grandissimo danno, che può essere sufficiente di per se stesso per obbligare alla chiusura delle attività.

Discorso a parte merita la tematica dei costi relativi agli immobili produttivi e commerciali che gravano sulle imprese sotto diverse forme. Anche tali costi dovranno scendere perché il bene immobile, sia per la crisi che per la minore utilizzabilità degli spazi a seguito delle normative sanitarie, diventa meno adatto a contribuire all’utile di impresa. Quando gli immobili sono di proprietà dell’impresa i costi si presentano sotto forma di Imu. Quando tali immobili sono di proprietà di terzi e nella disponibilità dell’impresa in regime di locazione è necessario un intervento immediato, anche solo di ‘moral suasion’ dei sindaci per far presente ai proprietari che tale minore utilizzabilità del bene ai fini produttivi determinerà, in ogni caso, una riduzione dei canoni di affitto; pertanto è interesse dei proprietari concedere delle riduzioni del canone per mantenere in vita l’impresa conduttrice dell’immobile, e di conseguenza mantenere in vita anche il contratto. In assenza di accordo il rapporto si interromperebbe e le leggi del mercato porterebbero ai medesimi risultati per i proprietari, che dovrebbero affrontare un periodo più o meno lungo con immobile sfitto, il sostenimento di probabili costi di sistemazione e riadattamento e, nei casi migliori, una nuova locazione a canoni comunque inferiori a quelli precedenti.

Una volta superata con le indispensabili detassazioni la fase dell’impatto della crisi difendendo le imprese e l’occupazione, occorre essere preparati per la fase successiva di rilancio dell’economia del territorio. Occorrerà indirizzare le risorse pubbliche che il Governo e la Regione metteranno finalmente a disposizione in modo concreto verso direttrici utili. Occorrerà allo stesso tempo dare un motivo valido ai detentori di risorse private sul territorio per sostenere le iniziative. Questo è possibile solo con idee chiare e instaurando con i privati un rapporto di reciproca fiducia. Da dove ripartire? Confartigianato Imprese Terni intende ripartire da quattro aspetti:

1) Senso di comunità

Solo le comunità più unite e più convinte di dover fare squadra a difesa delle imprese e del lavoro possono trovare le motivazioni positive per rispondere alla crisi. Non è mai inutile sottolineare che le imprese regolari sono un valore per tutti; in questo senso anche una politica di contrasto all’abusivismo condivisa e interiorizzata dalle istituzioni e dai cittadini, può aiutare adesso a mantenere in vita le imprese sane, ed evitare che la crisi generi abusivismo e lavoro nero.

2) Voglia di fare impresa

L’economia locale non può risollevarsi senza gli imprenditori; occorre creare le condizioni per le quali gli imprenditori attuali decidano di continuare a impegnarsi per tenere in vita le loro imprese e le nuove generazioni scelgano un progetto di vita incentrato sul lavoro autonomo e sull’impresa nel proprio territorio. Senza questo le comunità locali, soprattutto nelle aree interne, perderebbero gran parte della propria vivibilità.

3) Vocazioni del nostro territorio

I nostri borghi caratteristici, le produzioni artigianali, i prodotti tipici e il relativo commercio, il paesaggio, il turismo lurale, l’enogastronomia tipica costituiscono la nostra cultura e la forza dei nostri territori. Non sono affatto concetti superati dalla ‘globalizzazione’, anzi sono elementi sempre più apprezzati e ricercati, solo che bisogna essere in grado di promuoverli professionalmente in modalità digitale e organizzarli sotto forma di esperienze. Non lo abbiamo fatto a sufficienza in passato, ma possiamo concentrarci su questi temi e costruire in questo modo la via d’uscita dalla crisi.

4) Previsione delle tendenze future

La crisi sanitaria nei prossimi mesi modificherà anche le preferenze dei consumatori accelerando tendenze già in atto o affermandone di nuove. Per citarne alcune possiamo evidenziare che lo smart working diventerà una modalità sempre più apprezzata e diffusa. Questo modo di lavorare può essere una opportunità per i nostri borghi, sia per programmi di nuova residenzialità stabile, che per proporre soggiorni innovativi di vacanza-lavoro a determinati target. Per cogliere questa opportunità occorre essere in grado di accelerare e concretizzare la disponibilità capillare dei servizi digitali e di internet veloce. Anche la possibile preferenza di mete turistiche rurali che si caratterizzano per uno sfile di vita slow e per l’assenza di affollamenti è una opportunità che può essere colta dai nostri territori se investiamo adesso in questa direzione.

In altre parole di fronte alla crisi possiamo chiuderci nelle nostre rispettive competenze, possiamo continuare a rispondere ai problemi con nuovi adempimenti, oppure possiamo cercare le soluzioni, sviluppare una collaborazione positiva in grado di finalizzare le risorse disponibili e focalizzare le richieste del territorio verso la Regione e il Governo su infrastrutture digitali, semplificazione amministrativa, detassazione, aumento dell’attrattività del territorio ai fini delle attività d’impresa, promozione dei nostri punti di forza, focalizzazione sull’eccellenza. Rinviare la difesa delle imprese e gli investimenti sopra elencati con la motivazione della crisi significa perdere la partita prima di iniziare a giocarla. Nel rimanere a disposizione per tutti gli approfondimenti necessari, nonché per avviare, nell’immediato a ciascuno nel proprio ruolo, la collaborazione sopra richiamata, cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.

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