In Umbria la pillola orale anti Covid: «Non alternativa al vaccino»

Molnupiravir, prima somministrazione anche sul territorio regionale. Sessanta confezioni a disposizione

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Si chiama Molnupiravir ed è un antivirale orale – autorizzato per la distribuzione in condizioni di emergenza con un decreto del ministero della Salute datato 26 novembre 2021 – anti Covid per essere utilizzato entro cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi. È arrivato anche in Umbria e nelle ultime ore è stata somministrata la prima pillola: la durata del trattamento è di cinque giorni e consiste nell’assunzione di quattro compressa da 200 mg. Il via libera dalla commissione tecnico scientifica dell’Aifa c’è stato lo scorso 22 dicembre.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

A destra la Francisci

A chi è destinato

Può essere impiegato per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid-19 con «malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave». Ne ha parlato mercoledì mattina l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto: «Non è un’alternativa al vaccino ed è stata distribuita alle Regioni dalla struttura commissariale. Da tempo sosteniamo che la lotta al Covid debba comprendere oltre al vaccino, le cure. I monoclonali rappresentano una grande opportunità di cura in particolare per i soggetti fragili, ora arriva questo nuovo farmaco anche in Umbria. A disposizione già 60 confezioni e presto ne arriveranno altre», sottolinea.

La prima paziente

La prima prescrizione c’è stata presso la clinica di malattie infettive dell’ospedale di Perugia, diretta dalla professoressa Daniela Francisci: «La paziente, selezionata secondo i criteri previsti dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) effettuerà il trattamento – le parole di Coletto – presso il proprio domicilio attraverso l’assunzione di 4 compresse, 2 volte al giorno, per 5 giorni. Il farmaco da utilizzare il più precocemente possibile e al massimo entro 5 giorni. L’obiettivo principale di tali trattamenti è quello di contribuire a ridurre la quota di pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero».

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