Eskigel, è protesta per il welfare ‘negato’

Niente premio produzione ai somministrati. «Previsto da un accordo sindacale, vogliamo ciò che ci spetta». Preoccupano anche produzione e decreto dignità

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Loro dicono di sentirsi «derubati dei propri soldi», cifre non elevatissime ma che comunque, in un bilancio familiare spesso precario, possono avere la loro rilevanza. Soprattutto quando rappresentano, sempre secondo i diretti interessati, un diritto stabilito da un accordo aziendale. Brutta sorpresa per circa 45 lavoratori somministrati della Eskigel, ai quali non è stato corrisposto il premio di produttività previsto dalla piattaforma welfare. Dai 10 ai 50 euro a testa, in base al livello, «ma pur sempre soldi dei dipendenti».

La vicenda

A questi lavoratori – assunti a tempo indeterminato dall’agenzia per il lavoro Randstad – nella distribuzione del welfare aziendale è stato infatti riconosciuto solo il criterio del conto delle giornate lavorate, previsto per coloro che sono assunti con ‘contratto a chiamata’. Questo perché la Eskigel non avrebbe applicato una clausola che invece è prevista da un’intesa firmata nel 2018 con i sindacati – ma che si presterebbe a dubbi interpretativi – e che riconosce proprio ai dipendenti somministrati il pieno diritto di percepire lo stesso trattamento economico dei dipendenti Eskigel. Il nodo della questione è dunque che i lavoratori somministrati sarebbero stati trattati dall’azienda diversamente rispetto ai lavoratori diretti, nonostante le agenzie per il lavoro recepiscano pienamente gli accordi interni sul welfare.

Sindacati al lavoro

La questione è già finita all’attenzione delle organizzazioni sindacali di categoria, che hanno chiesto un incontro urgente ad Eskigel per avere spiegazioni in merito alla propria posizione. Certo è che questa vicenda è solo la punta di un iceberg di una situazione che, sempre all’interno dell’azienda alimentare di Maratta, registrerebbe altri punti di criticità. A partire dall’andamento della produzione, che a causa della lunga ondata di maltempo di maggio ha subito un rallentamento, tanto che i lavoratori somministrati a tempo determinato non solo sono meno dello scorso anno, ma sono stati assunti con contratto part time e non full time, come invece avviene quando generalmente si registra il picco di produzione.

Posti a rischio

C’è poi il nodo ‘decreto dignità’ che rischia a sua volta di penalizzare i somministrati, quasi esclusivamente donne, a tempo determinato (400 i totali, oltre ai 200 diretti): la nuova legge prevede infatti una sorta di penale per ogni nuovo contratto a tempo determinato stipulato con stesso dipendente – con rinnovi possibili fino ad un massimo di 24 mesi -, un costo che con il passare dei mesi potrebbe rivelarsi troppo alto per l’azienda (che in passato ha stipulato contratti anche di un solo giorno), ‘costretta’ dunque ad un turn over dei dipendenti per evitare assunzioni a tempo indeterminato. Già sei i lavoratori che, sulla base di questo meccanismo, sarebbero stati messi alla porta, tutti da una ventina d’anni in Eskigel. Molti di più quelli che – è il timore – potrebbero subire lo stesso destino.

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