Fondi per la sanità: «Scarsi, ottimizzare»

Maurizio Dal Maso (Dg Ospedale di Terni): «Finanziamento pubblico al Servizio sanitario nazionale in calo, ma il vero problema è la definizione delle priorità d’intervento»

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La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) 2017, approvata dal Consiglio dei Ministri, ha certificato per l’anno in corso una crescita del Pil nazionale del 1,5%, confermando peraltro la stessa previsione per il 2018 e il 2019. Un dato previsionale di estrema rilevanza per il Paese, visto che nel Def approvato ad aprile la crescita stimata del PIL era del 1,1% nel 2017 e del 1% nel 2018 e nel 2019. Questo avrà delle ripercussioni sui finanziamenti alla sanità. Sul tema interviene il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Terni

Maurizio Dal Maso

 

di Maurizio Dal Maso
Direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Terni

Il finanziamento pubblico al nostro sistema sanitario nazionale è stabilmente in riduzione e in termini di valori assoluti è minore di circa 2 punti del PIL rispetto alla media Ue.

Il problema non è solo il valore assoluto del finanziamento, ma la definizione delle priorità di intervento perché questo è il cuore del problema: se decidiamo di investire 3 mld euro in tecnologie informatiche in 5 anni abbiamo un ritorno di investimento pari a 15 mld di euro.

Senza dimenticare che manteniamo un livello di spesa priva out of pocket che oscilla tra i 2.5 e i 2.8 punti percentuali del PIL. La spesa sanitaria complessiva peraltro è in linea con la media europea intorno al 9.1 % del PIL.

In conclusione, è ragionevole mantenere ovvero incrementare il finanziamento pubblico del SSN ma dobbiamo definire contestualmente priorità strategiche e azioni di riduzione di inefficienze altrimenti non troveremo mai un punto di pareggio.  

Non dimentichiamo che ogni anno spendiamo una cifra molto vicina ai 10 mld di euro per fare bene cose inutili ovvero ‘Costi della Non Qualità”.

La sanità integrativa, infine, ha un senso come risorse aggiuntive, a patto che la regia complessiva e il governo del SSN abbiano una mano pubblica “capace ed evoluta”.

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