Frode sul terremoto, tre umbri nei guai

Giampiero Piccotti, 80 anni e Angelo Riccardini, 55 di Gubbio e Stefano Roscini, 49 anni di Foligno, stando alle carte dell’ordinanza del Gip Sarandrea erano coinvolti nel sistema

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Pure la casa natale dello scrittore Ignazio Silone a Pescina (L’Aquila) tra gli edifici oggetto delle indagini nell’inchiesta del Corpo forestale dello stato (Cfs), ma soprattutto ecco chi sono due indagati umbri, Giampiero Piccotti, 80 anni e Angelo Riccardini, 55, entrambi originari di Gubbio, dei sette finiti nei guai. Con loro anche il folignate Stefano Roscini, 49 anni. Le accuse contestate riguardano l’associazione per delinquere, tentata estorsione, falso ideologico, corruzione della pubblica funzione, induzione indebita e turbata libertà degli incanti.

Il sistema I due eugubini, stando alle carte dell’ordinanza del Gip Sarandrea erano coinvolti in un sistema organizzato per gestire  “la progettazione direzione e realizzazione delle opere ammesse a finanziamento pubblico a cui partecipavano le ditte poi divenuta appaltatrici che per il solo fatto dell’adesione venivano indotte a pagare l’importo pari al 17% 20% del valore delle commesse somma che in parte andava destinata al pagamento corruttivo di altri”.

La casa di Ignazio Silone

La casa di Ignazio Silone

Pescina Per la casa di Ignazio Silone – 700 mila euro di lavori – l’accusa, si legge nell’ordinanza, è quella di aver agito “in concorso tra loro” per porre “in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere legali rappresentanti di altre società a cedere il proprio credito verso i committenti”.

L’inchiesta Sette persone tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti ed imprenditori residenti nei Comuni di Perugia, Gubbio, Assisi, Pescara, Popoli e Bussi sul Tirino, sono agli arresti domiciliari. Quasi 331 mila euro sono stati sequestrati. Sono i primi risultati dell’operazione ‘Earthquake’ messa a segno dal Corpo forestale dello Stato.

L'Aquila

L’Aquila

L’inchiesta Le indagini coordinate dal procuratore capo facente funzioni della Procura della Repubblica di Pescara, Cristina Tedeschini e dai sostituti procuratori Anna Rita Mantini e Mirvana Ds Serio, hanno preso il via dalle dichiarazioni rese da un imprenditore umbro, sentito dagli investigatori della Forestale, aggiudicatario di tre appalti per la ricostruzione degli aggregati edilizi del Comune di Bussi sul Tirino per un valore di otto milioni di euro, a cui il direttore dei lavori ha richiesto una tangente in denaro pari al valore del 12% (960 mila euro), che poi sarebbe stata divisa con altri tecnici coinvolti.

La forestale eseguì perquisizioni tra Perugia ed Assisi nell’aprile 2015 su ordine della procura della Repubblica di Pescara: in quella circostanza l’attività investigativa fece emergere una rete di conoscenze e connivenze – l’ipotesi riguarda il pagamento di stati di avanzamento dei lavori per centinaia di migliaia di euro senza che fossero in regola con il Durc – tra vertici dell’Ufficio tecnico ricostruzione di Bussi sul Tirino, alcuni imprenditori impegnati nella ricostruzione, presidenti dei consorzi di proprietari ed altri soggetti interessati a beneficiare dei fondi per la ricostruzione privata degli edifici danneggiati dal sisma.

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Nel novembre 2015 invece – stesso filone d’inchiesta, con un indagato umbro – furono effettuate delle perquisizioni in studi tecnici di progettazione nelle aree di Perugia e Gubbio.

La ricostruzione Grazie alle dichiarazioni dell’imprenditore e le successive indagini del Corpo forestale dello Stato – intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni presso le sedi umbre delle società di costruzione e acquisizioni documentali presso gli uffici tecnici della ricostruzione del ‘cratere’ aquilano, e le sommarie informazioni testimoniali di quanti a conoscenza dei fatti – è emersa l’esistenza di un piano (che gli stessi indagati, nelle loro comunicazioni interne, chiamavano Piano Abruzzo) finalizzato a conseguire un illecito profitto mediante l’aggiotaggio e quindi la preventiva assunzione dei numerosissimi incarichi di progettazione degli aggregati edilizi del cratere aquilano, in maniera da acquisire indebitamente una posizione di sostanziale monopolio degli appalti, anche attraverso la corruzione di pubblici ufficiali, allo scopo di imporre all’esterno condizioni contrattuali capestro per ditte costruttrici, tali da costringerle ad erogare rilevanti somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione, agevolati dalla totale contribuzione pubblica.

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Soldi e favori Il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo, hanno ricostruito gli investigatori, veniva garantito dal responsabile dell’Ufficio tecnico numero 5 della ricostruzione del ‘cratere’ aquilano, che in contropartita della vendita degli atti del proprio ufficio otteneva la promessa della corresponsione dei rilevanti somme di denaro (per importi pari al 5% del valore complessivo degli appalti i quali raggiungevano importi superiori a 29milioni di euro solo a voler considerare quelli già gestiti per tramite del gruppo degli associati) oltre alla corresponsione di utilità (quali lavori edili gratuiti presso un abitazione di proprietà, la disponibilità di un autovettura e l’assunzione di un familiare presso una ditta affidataria dei lavori).

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Le accuse Per tutto questo la Procura, oltre ai reati di corruzione, induzione a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e falso ha contestato anche l’associazione a delinquere.

C’è chi patteggia Le dichiarazioni di un altro imprenditore umbro, che ha già presentato richiesta di patteggiamento della pena, ha permesso agli inquirenti di corroborare il complesso impianto accusatorio ed apprendere che lo stesso pubblico ufficiale posto a capo dell’Ufficio tecnico della ricostruzione aquilana si era fatto distaccare presso altro ufficio di un Comune limitrofo della provincia aquilana, per tentare di turbare la gara pubblica per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione ex novo della scuola elementare e materna ‘V. Clemente’, ottenendo in contropartita la somma di diecimila euro in contanti e la promessa di ulteriori 130 mila euro, divisi con il Rup della gara d’appalto, anche lui agli arresti domiciliari.

Possibili sviluppi Gli investigatori del Corpo forestale dello Stato stanno operando anche presso gli uffici dell’autorità per la ricostruzione de L’Aquila per sequestrare tutto il carteggio relativo a fatti similari in altri Comuni del ‘cratere’ stesso e stanno perquisendo le sedi umbre e abruzzesi di uffici e abitazioni private per acquisire ulteriore documentazione.

 

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