Gestione Covid Umbria va in scena lo scontro

La presidente Tesei difende a spada tratta il proprio operato: «Situazione mai vista prima. Serve unità». La replica: «Programmazione inesistente. Noi ‘maglia nera’ dopo anni al top»

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Consiglio regionale infuocato, quello di martedì a palazzo Cesaroni, con la presidente della Regione Donatella Tesei che ha riferito su come si sta affrontando la seconda ondata di coronavirus in Umbria. Dure le repliche delle opposizioni in assemblea.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

«Nessun paragone possibile con la prima ondata»

«I numeri dell’emergenza Covid – ha esordito la Tesei – ci fanno capire come questa nuova ondata sia radicalmente diversa dalla prima. C’è una velocità di propagazione che non abbiamo mai visto in precedenza. Sono dati inconfutabili e che riguardano tutto il territorio nazionale. Questo attacco così forte, quattro volte più del precedente, e senza peraltro evidenza di focolai particolari, ma massivo e diffuso, ci pone davanti ad una realtà diversa. Questa seconda ‘onda’, partita da quindici giorni circa, ci lascia anche due dati fondamentali: i ricoverati ad oggi sono il 5,8% dei contagiati, le terapie intensive sono lo 0,6% dei contagiati e il 10% dei ricoverati. Per questo l’indice di letalità è dell’1,43%. Nulla di ciò ci può far stare tranquilli, ma non si può negare che l’onda sia diversa, fatta da asintomatici soprattutto e paucisintomatici. Tanto che gli isolamenti fatti finora sono superiori a quelli della prima ondata di Covid. Di fatto l’Umbria ha più che quadruplicato i tamponi: da 700/1000 al giorno a 4.500 test, come massimo, al giorno. Facciamo il 45% in più di tamponi per abitanti rispetto all’Emilia Romagna e più del doppio rispetto al Veneto. Dati oggettivi: non ci siamo attivati presto, ma di più».

OSPEDALE SPOLETO, IL TAR ‘GELA’ IL COMUNE: RESPINTA ISTANZA CAUTELARE

Donatella Tesei

«Il tracciamento ‘regge’»

«L’Umbria – ha proseguito la presidente della Regione – non è avulsa da un sistema nazionale in cui è saltato il tracciamento per i numeri straordinari che interessano ogni regione. Noi li proseguiremo e cercheremo di essere il più possibile precisi e puntuali per evitare il ricorso agli ospedali. L’accordo straordinario con l’Università di Perugia per avere 150 nuovi tracciatori, è una prova tangibile. Il virus circola ed il tracciamento, almeno in Umbria, regge. La velocità e la forza di questa ‘onda’, anche verso quei territori che nella prima fase erano stati meno colpiti, sono comunque elementi evidenti a tutti: noi, la Campania, il Lazio. Naturalmente dobbiamo continuare a combattere con due tipi di azioni. La prima, già realizzata con ordinanze, per abbattere momenti antropici legati ad attività non essenziali o che possono essere svolte anche da remoto, cercando comunque di avere un equilibrio per non danneggiare l’economia. Sulla scuola abbiamo cercato di applicare la didattica a distanza per il 50% degli studenti di medie e superiori. Per l’Università tale limite è superato visto che la didattica a distanza è prossima al 100%, ad eccezione di matricole e uso dei laboratori. Come Regione abbiamo poi implementato il trasporto pubblico locale, scendendo ad una percentuale di riempimento inferiore a quella indicata dal ministero stesso: 60% contro l’80%. Ciò non è casuale, comporta impiego di risorse, studio dei progetti: aspetti condotti dai nostri assessori in maniera coerente».

OSPEDALE DA CAMPO, PRONTA L’EMERGENCY SOLUTIONS: AGGIUDICAZIONE PROVVISORIA

Questione intensive in Umbria

«Abbiamo poi rinforzato la capacità di risposta dei nostri ospedali e della sanità territoriale. Attraverso nuovi Dpi, tramite la Protezione civile, chiedendo anche dispositivi supplementari al commissario Arcuri. Naturalmente questa capacità di risposta della nostra sanità passa per un piano modulare ma non poteva che essere così. Tutto ciò che avevamo attivato in fase uno per contrastare l’emergenza Covid, quando questa è venuta meno, dando respiro alle nostre comunità, abbiamo cercato di riattivare tutto ciò che era possibile per poter dare risposte a quelle tante liste d’attesa che sono legate al periodo del primo lockdown ma che vengono anche da lontano. E se questo non viene preso in considerazione, prima del Covid, allora significa che non si è intellettualmente corretti. Tutti dobbiamo esserlo senza dimenticare da dove siamo partiti. Quando sono arrivata in Regione e abbiamo affrontato la prima fase di emergenza sanitaria, avevamo a disposizione 59 terapie intensive in tutta la regione più 10 posti di terapia intensiva da sala operatoria. In quella fase abbiamo fatto un miracolo, allestendo fino a 124 posti di intensiva di cui, grazie a Dio e alla capacità sanitaria, sono stati utilizzati al massimo 104 posti. Quando a maggio questa fase uno cominciava ad attenuarsi, abbiamo ridotto i posti di terapia intensiva per il Covid e li abbiamo portati e mantenuti ad un  numero pari a 77, per dare spazio alle esigenze sanitarie di tutti. Quando è ripartita la seconda ondata, abbiamo ripreso l’allestimento in maniera modulare: oggi siamo a 97 posti di terapia intensiva, numero che cresce di giorni in giorno. Oggi ne abbiamo 23 liberi e il totale di allestimento, una volta completato, sarà pari a 124 posti. Ora non è il momento delle polemiche, specie di parte. Serve unità perché stiamo gestendo un’emergenza gravissima. Non dimenticatevi da dove siamo partiti: 59 posti di terapia intensiva. Ci si chiede: perché non avete usato i 25 milioni di euro del commissario Arcuri? Quei progetti noi li abbiamo approvati e li ha approvati anche il consiglio regionale, per trovare il posto per fare interventi di separazione di percorsi su tutte le strutture, nei tempi previsti peraltro. Ma i bandi il commissario li ha fatti partire ad ottobre e di quei 25 milioni di investimenti, questa è la situazione. Questi sono i dati veri, non li possiamo ignorare e credo che per onestà intellettuale li dobbiamo tutti tenere a mente».

«Ospedale da campo entro la metà di novembre»

«Sulla questione recupero liste di attesa e mantenimento dell’operatività su altri settori – ha aggiunto Donatella Tesei -, non solo stiamo cercando di garantire le prestazioni con questo allestimento modulare, ma vogliamo riprendere l’accordo-quadro con le cliniche private per poter effettuare gli interventi e ridurre i ritardi il più possibile. Sugli isolamenti dei positivi nei cosiddetti Covid-hospital, oltre la residenza Villa Muzi abbiamo raggiunto l’accordo con un hotel a Deruta ed anche un’intesa con Federalberghi per poter contare anche su altre strutture. Circa l’ospedale da campo, oggetto di polemiche, esposti e invettive che ci hanno fatto perdere tempo, sembrava tanto inutile ad alcuni, quanto è evidente l’importanza oggi. E il Governo ci ha finanziato con un altro 1,5 milione di euro che ci ha consentito di rivedere il progetto iniziale basato sui 3 milioni della Banca d’Italia. Nonostante tutto, l’ospedale da campo spero di averlo entro la metà di novembre».

L’appello

«La sanità nostra umbra, come tutte le sanità d’Italia, è sotto stress. Sta facendo fronte a questa ondata senza eguali e non finirò mai di ringraziare tutti gli operatori. Però voglio dire una cosa: abbiamo curato tutti gli umbri da noi, in fase uno, e stiamo lavorando per continuare a curare tutti gli umbri da noi senza mandarli fuori. Credo che questi sforzi debbano essere gli sforzi di tutti: ciò che sta accadendo a livello mondiale non è normale, non ha responsabilità politiche e credo che il senso di responsabilità di ciascuno di noi lo debba riconoscere. Come presidente ho fatto scelte necessarie e rispondo anche a coloro che insultano sui social: oggi la regione Umbria deve essere unita, la rete sanitaria e territoriale è unica e quindi le scelte adottate, sono state tutte ponderate dai tecnici della sanità. L’ho detto anche agli amici di Spoleto: oggi è necessario usare anche quell’ospedale, garantendo alcuni servizi. Ma la garanzia è che finita l’emergenza, l’ospedale tornerà a fare ciò che faceva fino ad oggi».

Il personale scarseggia

«So che mancano medici e infermieri – ha precisato la presidente Tesei – ma sulle assunzioni abbiamo fatto il massimo. Non si può trascurare che a livello italiano i medici non sono sufficienti, che la Prociv nazionale ha fatto un bando per reperire medici ed infermieri ad ogni livello, bando che per l’Umbria prevede circa 20 persone. Sempre che si trovino. Queste figure mancano ovunque. Stiamo tutti facendo uno sforzo straordinario e daremo tutto il supporto possibile. Ma la situazione non è umbra, è italiana, internazionale. Questa è una guerra contro il Covid, non lo dico io. Non ci sono partiti, maggioranze, sindaci: è tutto il popolo umbro che deve reagire, deve farlo insieme, per vincere la battaglia. Io continuerò a lavorare e ad impegnarmi ininterrottamente».

Fabio Paparelli

La replica: «State smantellando un sistema sanitario per anni eccellente. Nessuna programmazione»

Alla presidente Tesei ha replicato il portavoce dell’opposizione Fabio Paparelli (Pd): «L’Umbria, in virtù del suo ‘isolamento’ e l’alta qualità dei servizi, è stata fra le regioni italiani meno colpite nella prima fase dell’emergenza. E la giunta si era ampiamente vantata di tale capacità di contenere la pandemia. Forse sedendosi, visto che le regioni vicine hanno stabilizzato i nostri precari, sottraendo legittimamente personale. Servono meno arroganza, più ascolto e confronto. Proposte di chi conosce il territorio, degli operatori sanitari, dei sindacati. Con una programmazione seria, ci saremmo risparmiati di essere la ‘maglia nera’ d’Italia. Anche oggi ci date annunci e non fatti concreti. Accogliamo con favore il suo appello, così come quello del presidente Squarta: facciamo il tavolo che da mesi chiediamo. Ma respingiamo il ‘solito’ copione che vede attaccare il Governo nazionale. Dire che siamo tutti sulla stessa barca, non ci salva l’anima. Se ci sono regioni migliori di noi, forse in questi otto mesi qualcosa è accaduto. Per collaborare bisogna in primis riconoscere i propri errori. Il nemico è il virus, non le regole che servono a contrastarlo. Sono giorni difficili e serve un atteggiamento costruttivo: a voi chiediamo una strategia di programmazione per anticipatre i tempi, mancata sino ad oggi. Dobbiamo restare uniti, come cittadini e come umbri. Ma chi ha la responsabilità di Governo ha l’obbligo di mettere in campo azioni condivise, con trasparenza e umiltà. Basta commettere errori, basta improvvisazione, basta mettere ‘pezze’ ai buchi che si aprono. L’ospedale da campo con quale personale funzionerà, visto che l’attuale non basta per gli ospedali pubblici? Vi siete preoccupati di fare tante nomine con i ‘tromabati’ delle elezioni amministrative, e qualcuno si è rivelato uno sprovveduto. Vi addebitiamo di aver depotenziato la sanità pubblica ed anche i media nazionali ci danno fra le regioni in maggiore affanno. Cosa è accaduto in poco più di un anno dopo anni ai vertici della sanità nazionale? Voi avete smantellato e state smantellando l’eccellenza che eravamo. L’Umbria è ultima per potenziamento delle terapie intensive: il punto non è 59 o 70. Ne avevamo 124, avevamo fondi per potenziarle e oggi siamo a 93. Non potete dirci che non avevate la consapevolezza di una seconda ondata possibile. Tante cose non sono state fatte per tempo, come i vaccini contro l’influenza che sono finiti troppo presto. A dirigere la sanità pubblica d’altronde c’è chi non conosce il territorio né il sistema sanitario umbro. Ci sono evidenti responsabilità politiche e non avete speso un euro dei 25 milioni messi a disposizione dal Governo per potenziare la sanità. Cosa che altri hanno fatto, sfruttando fino all’ultimo centesimo».

«Tracciamenti e tamponi, dimostrazione del fallimento»

«A marzo ed aprile fummo in grado di ospitare pazienti dal nord Italia. Ora – ha detto Paparelli – vi chiediamo invece di poter riaprire la mobilità verso altre regioni, per avere la possibilità di un posto in intensiva, per chi ne ha bisogno, anche fuori dai nostri confini. Da oggi le terapie intensive dell’ospedale di Perugia sono tutte Covid e non bastano per gestire i pazienti umbri. Tutto ciò era prevedibile, evitabile. E ci sono inadempienze da colmare: ancora due giorni fa si discuteva su quali Covid-hospital creare senza aver definito percorsi disinti né linee guida. E gli ictus? E gli infarti? E i pazienti oncologici? Aver deciso poi di interrompere il tracciamento degli asintomatici entrati in contatto con i Covid+, è la dimostrazione di un fallimento che rischia di costarci caso. Lo dice il professor Crisanti. La medicina preventiva di territorio andava potenziata. Ci sono centinaia di persone in attesa di un tampone che non verrà mai fatto: e c’è chi sta in giro cercando di trovare un modo per farlo, talvolta privatamente. Questo non è un livello di monitoraggio accettabile. E lo stesso vale per le scuole. I nostri ospedali di alta specialità stanno diventando case di cura per il Covid che non è l’unica patologia. Sul territorio di Terni, che non ha neppure strutture private, non si opera praticamente più. Così abbiamo di nuovo cittadini di serie ‘A’ e ‘B’. Visite prima del 2021 non è possibile prenotarne. Insomma, all’inizio della seconda ondata siete già sopraffatti dall’esigenza di rivolgervi ai privati per fare interventi, prestazioni. Le liste d’attesa c’erano anche prima, ma avete ignorato il piano studiato per abbatterle. E oggi i nostri concittadini vanno presso strutture private perché ‘respinti’ dal pubblico. Il nostro sistema regionale ha bisogno di nuove energe e investimenti. Serve un confronto strutturale con le parti sociali, servono assunzioni a tempo, convenzioni con associazioni socio assistenziali per potenziare servizi e triage, monitoraggi veri nelle Rsa, serve separare nettamente i percorsi negli ospedali, bisogna attivare la telemedicina, potenziare i dipartimenti di prevenzione, richiamare medici e infermieri in pensione con gettoni di presenza per incentivarli, inserire in assistenza gli specializzandi al secondo anno. E poi: mettiamo qualche risorsa noi, come Regione, per gli esercenti, invece di soffiare sul fuoco della protesta. È il tempo della responsabilità – ha concluso il portavoce delle opposizioni -, svegliatevi. Siamo disponibili a scrivere insieme una risoluzione congiunta, che ci unisca, purché ve ne siano le condizioni».

L’intervento di Bori (video)

Il video integrale della seduta

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