Giornata della donna, nel segno del potere

Una carrellata di opinioni di donne importanti. Era ciò che voleva raccogliere umbriaOn: hanno accettato solo in due, Donatella Porzi e Katia Grenga

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In occasione della ‘Giornata internazionale della donna’, umbriaOn aveva pensato di dar voce ad alcune donne umbre o che nella nostra regione ricoprono ruoli di prestigio e cariche importanti. Dalla presidente di Poste italiane Luisa Todini, alla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e alla presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi. Dal prefetto di Terni Angela Pagliuca, al direttore della casa circondariale di Terni Chiara Pellegrini. Fino al vice sindaco di Terni Francesca Malafoglia e al comandante della polizia stradale di Terni Katia Grenga. 

di Francesca Torricelli

Sette donne che in questi anni hanno conquistato ruoli importanti nella nostra regione e che rapidamente – forse troppo – hanno acquisito pregi e difetti, soprattutto questi ultimi pare, degli uomini. Quasi tutte, infatti, avevano cose più importanti e delicate da fare (magari poi scopriremo tanti bei post sui social, chissà) che rispondere a tre semplici domande: le uniche due che si sono comportate ‘da donna’ sono state la presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi  e la comandante della polizia stradale di Terni Katia Grenga Che da donna ringrazio. Con le altre, se tra un anno saranno ancora lì, magari riproveremo.

Da donna quanta soddisfazione si prova a ricoprire un ruolo di tale responsabilità e prestigio?

Donatella Porzi

Donatella Porzi

Porzi Al momento del mio insediamento, come presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, ho provato un’emozione infinita, sia come persona sia come donna. Presiedere un’assemblea elettiva significa per me essenzialmente due cose: applicare le norme dei regolamenti per il suo buon funzionamento e contribuire a fare leggi capaci di esprimere la sintesi della volontà di tutti gli elettori, anche di coloro che non mi hanno votato. Quella emozione, viene da lontano. Proprio quest’anno, il 10 marzo, cade il settantesimo anniversario dell’esercizio del diritto di voto alle donne. La legge che lo introdusse risale al 1945, ma la sua prima applicazione avvenne solo un anno dopo, nel 1946, in occasione delle elezioni amministrative dei sindaci. Ecco, io sento di avere una grande responsabilità sulle spalle non solo per gli innumerevoli compiti da svolgere ma anche perché sento di essere anch’io, in una certa misura, il frutto delle battaglie delle migliaia di donne che, dalla metà dell’ottocento, sia in Italia che in altri Paesi, condussero la giusta battaglia per il suffragio universale femminile, e proprio per questo vennero chiamate ‘suffragette’.

Katia Grenga

Katia Grenga

Grenga Per anni la polizia Stradale è stata appannaggio esclusivamente maschile. Sono arrivata nella Specialità da più di 21 anni e non ho mai avuto difficoltà nell’inserimento neanche trattando materie completamente diverse e complementari a quelle di cui mi occupavo nella questura di Genova, e nessuno ha mai fatto distinzioni di tipo sessiste nei miei confronti. E’ un ambito professionale interessante e molto variegato sotto tantissimi punti di vista: il contatto diretto tra i vari settori nei quali si snoda l’attività della Specialità abbisogna dell’interazione, della collaborazione e della necessaria partecipazione tra i vari uffici e tra il personale che consentono una sinergia ed una reciprocità fortissime. Da quasi 5 anni ricopro l’incarico di dirigente della sezione polizia Stradale di Terni, per la prima volta diretta da una donna, ma in Italia sono tantissime le mie colleghe in città di rilievo nazionale ed internazionale: solo per citarne alcune, ci sono donne a capo della polizia Stradale di Roma, Milano, Bologna e anche nei nostri organismi superiori, a livello regionale, nel Veneto, in Emilia Romagna, in Abruzzo. Sono soddisfatta del mio ruolo perché sono contenta del mio incarico: le mie funzioni, le mie responsabilità e il mio impegno mi hanno permesso di raggiungere tanti traguardi professionali, di incontrare tantissime persone e di occuparmi di tanti progetti che di certo hanno accresciuto la mia formazione. Ho vissuto anche esperienze tragiche, quali la morte di alcuni poliziotti per motivi diversi e tante vittime della strada, e tutti questi avvenimenti hanno lasciato un segno profondo nella mia anima.

Quanto aiuta, nel suo ruolo, essere donna?

Mancini e PorziPorzi Anche in questo caso le fornirò una risposta duplice: nello svolgimento del mio ruolo istituzionale in senso stretto, quando presiedo l’assemblea legislativa dell’Umbria o ne organizzo i lavori con l’intero ufficio di presidenza io, che ne sono il presidente, applico leggi e regolamenti. Ma il mio compito, per come l’ho interpretato fin dall’inizio della legislatura, non è solo questo. Esso consiste anche nella disponibilità all’ascolto delle innumerevoli problematiche sociali ed economiche che emergono sia dall’interno della nostra comunità sia dall’esterno, e di cui tutti noi dobbiamo farci carico, in relazione al ruolo che rivestiamo, ma anche come semplici cittadini che fanno proprio un concetto di cittadinanza attivo e sensibile alle problematiche del nostro tempo. Ed è qui che il mio essere donna gioca un grande peso. Penso che le donne abbiano una grande disponibilità e capacita di ascolto, che maturano nel corso di tutta la loro vita, unito ad uno spiccato senso della giustizia e, dunque, ad una particolare sensibilità al tema della legalità, intesa come cultura della legalità, e dunque come stile di vita e testimonianza diretta di quel principio. Mi riferisco ad un atteggiamento di accoglienza e di sforzo di comprensione verso i problemi e i disagi delle varie categorie sociali, e in particolare di quelle più deboli, come purtroppo le tristi cronache sui giornali ancora ci testimoniano, e cioè i giovani, le donne, gli anziani, gli immigrati. Non dico questo con un semplice atteggiamento di pietà, anche se la nostra società avrebbe tanto bisogno di riscoprire questo valore, la pietas, ma intesa come la interpretavano i Romani, cioè come commossa partecipazione e solidarietà verso i dolori dell’altro, in altre parole, come dicevo prima, con l’atteggiamento attivo e responsabile che tutti i cittadini dovrebbero avere nel loro contesto di vita e, dunque, a maggior ragione, chi ricopre cariche elettive o politiche. Cosa si può fare, nel vigente quadro normativo, e date le risorse disponibili, per sconfiggere la disoccupazione giovanile e l’emarginazione che rischiano i giovani che non studiano e non lavorano? E per fornire supporti tangibili, ad esempio in termini di servizi o di ulteriori congedi retribuiti, alle donne che lavorano e che vogliono anche essere madri o prendersi cura dei congiunti anziani o disabili? E come far fronte in modo umano ma realistico alla disperazione di chi abbandona fame, povertà e miseria per cercare di costruirsi un futuro in Europa? Ecco le emergenze che sento come presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, ma anche come donna, come madre, come insegnante. E le sento anche per quel senso pratico della vita che, spesso, viene guardato dall’alto in basso e che, invece, è una delle qualità più diffuse nelle donne.

polizia stradale gran fondo pullman azzurro59 GrengaGrenga Sono convinta che l’essere donna, in un ambito lavorativo come la polizia Stradale, aiuti parecchio. Basti pensare alla gestione del lavoro, della famiglia, dei figli e il riuscire a risolvere piccole e grandi difficoltà nell’ambito privato. La normale attività ‘multitasking’ di una donna che deve barcamenarsi tra attività diverse, tra il privato e il lavoro, rispecchia essenzialmente le caratteristiche del gentil sesso anche nel lavoro della polizia Stradale.

Quanto, invece, l’essere donna può essere un ostacolo?

Porzi al votoNon voglio parlare solo di me. I tempi sono cambiati, per fortuna, anche grazie alle battaglie nel campo dei diritti politici e di cittadinanza in senso lato delle donne che ci hanno preceduto. Posso confermare che, anche nella mia attività istituzionale, ogni giorno incontro e osservo decine di donne conosciute e sconosciute che cercano di conciliare i loro innumerevoli ruoli e identità con decisione ed entusiasmo; e se a volte manifestano paura, è solo il timore di non fare bene, di non dare il massimo. Sono profondamente convinta che le qualità per riuscire, da parte delle donne, ci siano, e non sono certo banali. Le voglio portare, in conclusione, una prova della fondatezza di quello che penso: quasi dieci anni fa il Parlamento e il Consiglio Europeo, con una Raccomandazione, individuarono le ‘Competenze chiave per l’apprendimento permanente’, un principio, questo, essenziale in una società dinamica e sempre in evoluzione come la nostra. Partendo dall’elementare considerazione che nessuna scuola darà mai tutte le conoscenze e competenze necessarie nella vita e nel lavoro, una e una volta per tutte, da anni l’Unione Europea sostiene la necessità, per essere cittadine e cittadini attivi e consapevoli, che ognuno di noi continui ad apprendere da solo, usando anche quello straordinario serbatoio, se usato con prudenza e cautela, che può essere la ‘Rete’, cioè Internet. Bene, tra le otto competenze chiave individuate c’è, appunto, quella di imparare ad imparare e quella dello spirito di iniziativa e di imprenditorialità, intesa anche come auto-imprenditorialità, e cioè capacità di auto organizzarsi. E chi, meglio delle donne, può esibire e mettere a frutto quel bagaglio di esperienze e di competenze che le induce ogni giorno a portare, nel contesto in cui operano, il loro impegno, la loro forza di volontà, la loro tenacia, cercando di rendere compatibili le loro innumerevoli identità, pubbliche e private: il lavoro fuori di casa con le incombenze familiari, la crescita dei figli con le aspirazioni personali, la cura degli anziani con la ricerca dei legittimi spazi dedicati ai propri interessi e alle proprie passioni. Se questa non è auto imprenditorialità. Quello che voglio dire, in sintesi, è che oggi le donne non hanno, se mai lo abbiano avuto, un atteggiamento passivo e vittimistico, e che gli ostacoli alla loro carriera lavorativa e, più in generale, al pieno dispiegarsi della loro vita e della loro personalità, sono problemi di cui tutta la società dovrebbe farsi carico perché non sono problemi individuali, legati a presunte loro debolezze, ma alla realizzazione di valori universali: la maternità e il diritto/dovere di cura dei figli, il diritto al lavoro, al tempo libero, alla piena espressione di sé. Pensi, l’ottava competenza chiave indicata dall’Unione Europea per una cittadinanza attiva e consapevole è la capacità di espressione creativa di se stessi, nel campo delle idee, delle esperienze ma anche della coltivazione di una forma artistica. Forse che le donne, con il loro impegno quotidiano, la loro serietà e il loro senso di responsabilità, ma anche con la loro emotività, le loro passioni, il loro desiderio di leggerezza non hanno, nella loro vita, da sempre, anticipato addirittura il Parlamento e il Consiglio europeo?

Grenga Ternana progetto guarnieriGrenga Ho avuto notizia, nel corso del mio lavorare in polizia, di alcuni episodi di disparità sessuale. Purtroppo ancora oggi, anche se in maniera fortunatamente residuale, alcuni uomini ritengono il fatto di essere diretti da una donna una sorta di diminuzione della propria autorità maschile e, in certi casi, l’essere consigliati da un superiore donna ferisce in maniera indelebile il proprio ego. Diversamente, ancora oggi ci sono poliziotti che ritengono questo tipo di lavoro, in generale e per alcuni incarichi in particolare, ‘adeguato’ solo agli uomini. Sono forme di limitatezza culturale che, di certo, sono a carattere rimanente visto l’elevato numero di donne presenti nelle forze di polizia. D’altro canto, ci sono ancora alcune donne che tendono ad ‘avvantaggiarsi’ del lato femminile del proprio essere per ottenere appoggi e parzialità nella propria attività lavorativa.

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