Infermiere picchiato: ospedale condannato

Terni, l’azienda ospedaliera dovrà versare 3 mila euro ad un operatore sanitario aggredito al pronto soccorso

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Quando il 118 lo aveva trasportato al Santa Maria – era la notte del 20 dicembre del 2009 – l’uomo era evidentemente ubriaco e su di giri. Gli operatori erano riusciti ad applicare una flebo che lui, in preda ai fumi dell’alcol, si era strappato via dal braccio, causando un’emorragia. Un infermiere aveva cercato di placarlo e ricondurlo alla ragione ma, come ‘ringraziamento’, era stato colpito con violenza dal soggetto. Risultato: una frattura scomposta alla mano destra che, oltre a costringere l’infermiere ad un intervento chirurgico, aveva finito per causargli un’invalidità permanente di poco inferiore al 10%. L’operatore sanitario, assistito dall’avvocato Paola Placidi, ha fatto causa all’ospedale e lo scorso 28 aprile il tribunale di Terni gli ha dato ragione, condannando l’azienda ospedaliera a versare un risarcimento di 3 mila euro.

La sentenza è stata emessa dal giudice del lavoro Monica Lorenzini e la ‘partita legale’ si è giocata soprattutto attorno all’assenza di presìdi di sicurezza – il posto fisso di polizia di notte non è attivo – in particolare in una struttura, quella del pronto soccorso, dove sussiste un rischio concreto, visti gli episodi spiacevoli che con una certa regolarità finiscono per coinvolgere medici e infermieri. Una questione a cui il tribunale ha evidentemente dato peso, condannando l’azienda a liquidare il danno non patrimoniale subito dall’operatore – stimato in 3 mila euro – e al pagamento delle spese di lite. Per il giudice «la presenza nei locali del posto di polizia avrebbe comunque potuto evitare o ridurre l’evento accaduto al ricorrente, agendo sicuramente come deterrente ad azioni improvvise e violente».

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