Lavoro in Umbria: «Fase di crescita»

Marini e Paparelli: «Nuove misure di intervento perché la regione mantenga una posizione di eccellenza nazionale e aumenti la competitività internazionale»

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«Dal 2015 è iniziata una fase di crescita dell’occupazione che riporta l’Umbria ai livelli delle regioni del centro-nord». Dagli ultimi dati Istat emerge che l’occupazione umbra, nel quarto trimestre, ha toccato quota 368 mila unità, 13 mila al disopra del livello dell’analogo trimestre del 2014, con una crescita di 7 mila unità rispetto al precedente trimestre. L’Umbria (+3,6%) ha registrato la crescita più elevata del Paese subito dopo la Sicilia (+3,7%) ben superiore alla media nazionale (+0,8%), nonché delle regioni centrali (+0,8%) e del nord del Paese (+0,6%). Tale aumento è stata prodotto per due terzi dal settore terziario (+9.000), con un significativo incremento occupazionale dell’industria manifatturiera (+4.000).

Consolidare i dati La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e il vice presidente e assessore allo sviluppo economico, Fabio Paparelli, nel commentare la performance dell’Umbria, ricordano che «la Regione è da tempo impegnata a consolidare questi dati con nuove misure di intervento sul versante dello sviluppo imprenditoriale e di sostegno all’occupazione. In particolare attraverso una nuova legge sul lavoro che, a seguito di un confronto di merito con le associazioni di categoria datoriali e sindacali, metterà in campo gli strumenti più idonei ad una revisione della normativa sugli apprendimenti ed in particolare sul sistema formativo. Inoltre si sta lavorando all’istituzione dell’Agenzia regionale del lavoro ed alla revisione delle norme sulle politiche e servizi per il lavoro, per quanto di competenza, nuove politiche per l’impiego e l’auto impiego ed il sostegno alla buona e piena occupazione». Il modello economico umbro, aggiungo, «che ha nella manifattura il suo perno centrale, necessita di una ulteriore azione di innovazione e di processi di trasferimento e condivisione delle conoscenze. A tale scopo la Regione vuole favorire, anche attraverso specifici eventi di riflessione e confronto, la messa in rete dei diversi attori del sistema, per far in modo che l’Umbria mantenga la sua posizione di eccellenza nel panorama nazionale e aumenti la sua competitività a livello internazionale attraverso nuovi modelli per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile».

L’occupazione Grazie a questa crescita il tasso di occupazione umbro è risalito al 64,4% (+2,2 punti) facendo registrare la crescita più marcata del Paese dopo la Liguria (+2,3%) che ora supera nettamente il dato medio nazionale (56,6%) e delle regioni centrali (61,9%) posizionandosi a soli 8 decimi dalla media del nord del Paese (65,2%). Il dato medio del 2015 invece parla di un incremento di +11.000 unità per l’occupazione (360 mila) e -2.000 per la disoccupazione (42 mila) con una variazione rispetto al 2014 del +3,1% per l’occupazione e -5,9% per la disoccupazione. A fronte di tale crescita la disoccupazione è ridiscesa a quota 42 mila, 7 mila in meno, rispetto al quarto trimestre del 2014 con un tasso di disoccupazione che è passato dal 12,2% al 10,3%, un valore ancora più che doppio rispetto a quello che si registrava prima della crisi, ma che torna ad essere inferiore alla media della ripartizione di appartenenza (10,6%) e che riduce le distanze dal dato medio del nord del paese (8,2%).

L’inattività Il dato sulla inattività della popolazione umbra cala ulteriormente (da 162 mila a 155 mila) confermandosi tra le più contenute del Paese. Ma quello che è ancora più rilevante è che a calare tra gli inattivi sono le forze di lavoro potenziali (da 33 mila a 27 mila) con conseguente forte calo del numero dei potenzialmente impiegabili (disoccupati e forze di lavoro potenziali) che scende così da 82 mila a 69 mila pari al 15,8% (-3 punti) delle forze di lavoro reali e potenziali della regione, un dato ora più vicino alla media del nord (13,7%) che a quella del centro (18%). Nel quarto trimestre a migliorare è in particolare la condizione occupazionale degli uomini che nell’arco della crisi era stata particolarmente colpita. Considerando l’intero 2015 segna un significativo incremento (+4.000) l’occupazione femminile più contenuto rispetto a quello registrato per gli uomini (+7.000).

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