Nestlé-Perugina: «Sindacati passivi»

Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia: «Subiscono tutte le scelte dell’azienda. Alla Perugina non va tutto bene. Purtroppo!»

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Carla Spagnoli

Carla Spagnoli

di Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

La Perugina di oggi viene descritta da tutti, sindacati in testa, come un “mondo dei sogni”. Ci hanno parlato di 60 milioni d’investimenti in tre anni, di maxicommesse di tavolette per rilanciare la produzione e il lavoro, di cialde per gelati da produrre alla Perugina, di impegni rispettati e di stagionali richiamati allo stabilimento di San Sisto. Ma davvero va tutto così bene?

Nessuno, dopo il Piano Industriale del marzo scorso, ha speso una sola parola per i 200/300 lavoratori impiegati nei reparti zuccheri e biscotti, reparti oggi smantellati. Che ne è stato o che ne sarà di questi lavoratori? Ci risulta che il Gruppo Tedesco SRL, che nei mesi scorsi ha rilevato da Nestlè il marchio “Ore Liete”, non abbia assunto nemmeno un operaio della Perugina impiegato nella produzione dei biscotti.

Ci risulta, inoltre, che siano stati ben pochi (per non dire nessuno) i dipendenti che hanno accettato le uscite volontarie anticipate proposte con il consenso dei sindacati, un modo “carino” e fuorviante di chiamare gli esuberi e giustificare così il calo occupazionale!

Già lo scorso marzo avevamo posto il problema del futuro di questi 200/300 lavoratori, ma nessuno dei sindacalisti “nostrani” si è mai degnato di rispondere!

Ci risulta anche che con la dismissione dei reparti zuccheri e biscotti tante professionalità qualificate siano state impiegate e “riciclate” con lavori di manovalanza nei restanti reparti: così, all’incomprensibile operazione dismissione, si aggiunge la mortificazione di tante professionalità che da sempre hanno costituito il valore più intimo di Perugina, la sua scuola!

Per non parlare, poi, della storia dei 50 stagionali richiamati allo stabilimento di San Sisto, diffusa in pompa magna per dimostrare che alla Perugina c’è lavoro: in realtà è stata solo anticipata la produzione delle Uova di Pasqua! In questo modo l’azienda è riuscita a ridurre il calendario e a ottimizzare i costi di produzione. E gli altri lavoratori che costituiscono l’esercito storico degli stagionali della Perugina, nella quale sapevano di lavorare almeno tre mesi? Quando saranno richiamati? In quanti? Per quanto tempo e con quale prospettiva?

I sindacati continuano a parlare di una Perugina in via di rilancio e di esuberi zero ma questa “farsa” che va avanti da tempo sta per finire, purtroppo a spese dei dipendenti. Il problema è sempre più vicino in tutta la sua gravità!

Temiamo infatti che per quei 200/300 lavoratori dei reparti dismessi, dopo la Cassa Integrazione e gli ammortizzatori sociali, ci sarà il nulla! Che ne sarà di questi padri e madri di famiglia? Dopo la Cassa Integrazione, cosa li aspetterà? Noi non accusiamo la Nestlè, una multinazionale che persegue le sue strategie industriali, strategie che vanno oltre le questioni territoriali e la storia delle aziende, noi accusiamo i sindacati, il cui unico interesse è la tutela degli operai. O dovrebbe esserlo!

Critichiamo i sindacati che subiscono passivamente tutte le scelte dell’azienda, infischiandosi dei lavoratori, e si atteggiano a manager con le loro dichiarazioni “imbonitrici”! Alla Perugina non va tutto bene. Purtroppo!

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