Nxv chiude a Terni e Foligno: licenziati 27 dipendenti

L’amministratore della società partner: «Costretti a fermarci per l’inadempienza di Poste Italiane»

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Due sedi chiuse già da giorni e 27 lavoratori in totale – 15 a Terni e 12 a Foligno – che da lunedì 15 gennaio si ritroveranno disoccupati: si conclude così nelle due città umbre, dopo circa 12 anni di attività, la parabola di Nxv (già Nexive), l’operatore specializzato nel mercato postale nazionale, inizialmente privato e poi dall’ottobre 2021 acquisito dal gruppo Poste Italiane. A garantire il servizio era in realtà la società partner Dsc Service srl che, conti alla mano, ha dovuto prendere l’amara decisione.

Le spiegazioni

A spiegarne le motivazioni è l’amministratore di Dsc Service, Damiano Merico. «Eravamo riusciti, pur con tutte le difficoltà del caso, a superare il periodo dell’emergenza Covid, ma i veri problemi sono arrivati proprio con il passaggio di Nexive a Poste Italiane. Un ‘salto’ che inizialmente è stato valutato come positivo, portando un adeguamento dei contratti dei dipendenti, ma che ben presto ci ha portato al caos più totale, con un aumento rilevante delle spese, a fronte del mancato rispetto delle condizioni contrattuali da parte di Poste». Secondo Merico, in base agli accordi la società pubblica controllata da Cassa depositi e prestiti avrebbe infatti dovuto garantire alla Dsc service la consegna fino a un massimo di 33-34 mila pacchi al mese in provincia di Terni, oltre alla spedizione di raccomandate e prodotti dell’Agenzia delle Entrate. «Ma abbiamo visto non più di 7 mila pacchi al mese, un numero che con il passare del tempo ha prodotto un deficit importante, che solo a Terni si aggira sui 400 mila euro. Già da giugno avevamo di fatto un cappio al collo, da tempo ci sono state recapitate le lettere di sfratto dei locali che avevamo preso in affitto e le sedi (a Terni in via Pacinotti, ndr) sono state smantellate». Della vicenda si sono occupati nei mesi scorsi anche i sindacati, ma la situazione si è fatta sempre più grave fino a portare alle lettere di licenziamento. «Quello che fa rabbia è che queste chiusure, alle quali ne seguiranno sicuramente altre sul territorio nazionale – continua Merico -, avvengano nel più totale disinteresse da parte di Poste Italiane. Le quantità di pacchi che dovevano essere garantite non sono mai state ‘allineate’ ai numeri contenuti nel contratto. E ora 27 lavoratori poco più che trentenni, insieme alle loro famiglie, si ritroveranno senza un lavoro».

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