Odissea Terni-Rieti, l’ombra della mafia

Il tribunale di Catania ha posto la Tecnis Spa in amministrazione giudiziaria. Sequestrate quote e azioni

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Nuovi guai per la Tecnis Spa, l’impresa incaricata dell’esecuzione dei lavori relativi al collegamento stradale Terni-Rieti, da anni in attesa di essere completato. La sezione ‘misure di prevenzione’ del tribunale di Catania ha infatti disposto l’amministrazione giudiziaria dell’impresa, unitamente ad altre due società del gruppo imprenditoriale Costanzo-Bosco Lo Giudice – Artemis Spa e Cogip Holding Srl – con il contestuale sequestro di quote e azioni per un valore complessivo di oltre un miliardo e 250 mila euro.

Infiltrazioni mafiose La decisione fa seguito all’indagine condotta dai Ros che avrebbe fatto emergere significativi collegamenti fra il gruppo imprenditoriale e ‘Cosa nostra’ catanese, con l’infiltrazione di quest’ultima nel settore degli appalti pubblici. Amministratore giudiziario è stato nominato Saverio Ruperto che opererà per almeno sei mesi, con l’obiettivo di risanare e far tornare sul mercato le aziende, con presupposti di totale legalità. La Tecnis si era vista sospendere il certificato anti mafia a seguito dell’inchiesta ‘Dama nera’ della procura di Roma su presunte tangenti all’Anas.

L’interrogazione Nei giorni scorsi il completamento della Terni-Rieti era stato oggetto di un’interrogazione del deputato reatino Oreste Pastorelli (Psi) nei confronti del ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In sede parlamentare era emerso come la Tecnis, in seguito ad un incontro tecnico presso il Compartimento della viabilità dell’Umbria, avesse manifestato la propria disponibilità a riprendere i lavori in concomitanza con la «riattivazione di adeguati flussi finanziari» che avrebbero portato «alla conclusione dell’opera in ulteriori sei mesi rispetto al tempo contrattuale già scaduto».

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