Ottobre ‘caldo’ al Tubificio di Terni: proclamate 16 ore di sciopero

La protesta indetta dai sindacati per sollecitare un piano di rilancio e sviluppo

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Sedici ore di sciopero da svolgere entro il mese di ottobre: si alza la tensione al Tubificio di Terni, dove Fim, Fiom, Uilm e Fismic hanno confermato lo stato di agitazione e indetto una mobilitazione a nove mesi dalla scorporo da Acciai Speciali Terni. Per le cinque sigle sindacali, infatti, «non è più rinviabile un piano di rilancio e sviluppo credibile del sito».

L’esito delle assemblee

La decisione di incrociare le braccia, viene spiegato in una nota delle segreterie provinciali e delle rsu di stabilimento, è stata presa dopo il secondo giro si assemblee con i lavoratori, in cui si è registrata «una distanza tra le prospettive annunciate dall’azienda e le preoccupazioni dei lavoratori in ordine ai volumi produttivi, agli investimenti, all’organizzazione del lavoro, e alla salute e sicurezza, che vengono tutte confermate». «A nove mesi dello scorporo con la consapevolezza delle criticità e i sacrifici fatti dai lavoratori, preso atto della volontà di proseguire il percorso di rafforzamento e autonomia del Tubificio di Terni – si legge -, serve oggi, un piano di rilancio e sviluppo che sia praticabile e credibile. Non ci possiamo fermare a generici ‘dobbiamo aggredire il mercato’, ‘dobbiamo spedire più velocemente’, ‘ci organizzeremo’, ‘serve flessibilità’. È compito del nuovo management indicare con quali scelte e quale organizzazione del lavoro si deve predisporre per raggiungere tali propositi. Sicuramente non è convincente l’attuale organizzazione dove modalità operative e professionalità sono state messe in discussione dopo la scelta della reinternalizzazione del taglio dei tubi, che comunque viene notevolmente modificata rispetto al vecchio modello della filiera, con carichi di lavoro sugli operatori insostenibili».

Il nodo accordo di programma

Sempra a detta di Fim, Fiom, Uilm e Fismic, «un progetto industriale di sviluppo per essere credibile non può partire solo da efficienze e diminuzioni dei costi che si scaricano sistematicamente su chi lavora. È auspicabile sempre, ma in modo particolare in questa fase di incertezza, il coinvolgimento dei lavoratori che hanno reso competitivo ed efficiente lo stabilimento in tutti questi anni con sacrifici, flessibilità e professionalità che sono al massimo possibile. Ulteriore elemento di difficoltà e dato dalla fase di stallo sull’accordo di programma e della conseguente mancata discussione sul dettaglio del piano industriale per questo chiediamo sin d’ora chiarezza e responsabilità». Da qui la decisione di proclamare lo sciopero.

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