Paglia e Piemontese ricordano Tizzani

Roma, l’ex vescovo di Terni, Vincenzo Paglia e quello in carica, Giuseppe Piemontese, alla presentazione di un libro scritto dal loro predecessore

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Tre vescovi di Terni, uno in carica, uno del passato remoto e uno del passato più recente. Uno tra il pubblico e uno nelle vesti di relatore a proposito di un’opera del terzo. L’occasione l’ha offerta, giovedì a Roma, nel salone Borromini della Biblioteca Vallicelliana, la presentazione di ‘Effemeridi Romane’, Volume primo 1828-1860 a cura di monsignor Vincenzo Tizzani, a cui è intitolata la pia fondazione che, a Terni, gestisce l’istituto scolastico Leonino.

I relatori Dopo il saluto del direttore della Biblioteca Vallicelliana, Paola Paesano, i lavori sono stati coordinati da Marcello Teodonio, presidente del Centro studi Giuseppe Gioachino Belli e sono intervenuti monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio segreto vaticano; monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia ed ex vescovo di Terni;  Francesco Margiotta Broglio, docente emerito all’Università di Firenze e Romano Ugolini, presidente dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano.

Piemontese Attento uditore, tra il pubblico, c’era invece l’attuale vescovo di Terni, padre Giuseppe Piemontese. Che ha certamente approfittato dell’occasione per conoscere meglio alcuni aspetti del pensiero e della vita di monsignor Vincenzo Tizzani, visto che anche recentemente ha voluto confermare che la fondazione che ne porta il nome e la scuola cattolica che la fondazione gestisce, sono molto importanti per la Diocesi ternana.

Corsi e ricorsi Monsignor Vincenzo Tizzani fu nominato vescovo di Terni da Gregorio XVI il 3 aprile 1843 e Giuseppe Giacchino Belli, che aveva sposato una ternana, dedicò all’evento tre sonetti, in uno dei quali scrise che “li ternani ch’hanno vinto un terno”.  Nel 1848, però, Pio IX accolse la richiesta di monsignor Tizzani di essere trasferito, anche a causa delle forti difficoltà con il clero ternano, con cui i rapporti erano degenerati proprio a causa delle radicali riforme cui il vescovo aveva sottoposto la diocesi.

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