Pd Perugia, niente più Bori&Bistocchi in assise

Perugia, in tandem i due giovani Dem hanno tenuto in piedi gran parte dell’opposizione di centrosinistra a Romizi. Lui lascia, lei si ricandida (ma intanto va a Roma)

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Sono stati fra i più attivi oppositori alla giunta Romizi, spesso agendo insieme (anzi praticamente sempre): ogni comunicato, ogni interrogazione, ogni posizione politica che veniva assunta aveva sistematicamente la loro firma in coppia, come fossero in tandem. Premiata ditta Bori & Bistocchi. Spesso erano da soli, talvolta insieme agli altri consiglieri Pd, altre ancora insieme al resto dell’opposizione (ricordiamo ad esempio la campagna per Joan, condotta con i Cinque Stelle). Sarà così fino a maggio. Poi le loro strade si divideranno. Almeno in consiglio comunale. Lui ha annunciato che non si candiderà, lei sì, ma intanto è stata eletta nella direzione nazionale Dem in quota Zingaretti. E saluta il quasi ex sodale.

BORI E BISTOCCHI: QUANTE BATTAGLIE

L’annuncio durante il congresso nazionale

L’annuncio è arrivato direttamente da Roma a Perugia attraverso un video di pochi secondi che gira tramite whatsapp in cui si vede Gentiloni che fa il suo nome: Sarah Bistocchi, a capo del gruppo Pd (ed ex  vicepresidente) nel consiglio comunale di Perugia, è stata nominata nella direzione nazionale del Partito Democratico. Con lei, dall’Umbria, altre tre donne: Valeria Cardinali, Marina Sereni e Gessica Laloni (quest’ultima in quota Ascani).

La nota del Pd di Perugia

«La presenza di Sarah Bistocchi e Valeria Cardinali nel massimo organo collegiale del Partito Democratico nazionale è motivo di orgoglio per il Pd di Perugia, un punto di partenza più che un punto di arrivo, un bilancio più che un traguardo, per raccogliere le istanze dei tantissimi elettori di centro sinistra che ci chiedono maggior coraggio nel riaffermare i valori e gli ideali che ci contraddistinguono. A Sarah e Valeria vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro, certi che profonderanno, anche in questa occasione, il loro massimo impegno per la comunità del Partito Democratico».

L’addio social di Bori

«Quando mi sono candidato per la prima volta al consiglio comunale della mia città – scrive Tommaso Bori su facebook – ero poco più che un ragazzo: avevo 22 anni, venivo dalle associazioni studentesche e non avevo padrinaggi ad aiutarmi, anzi ne avevo molti contro. Forse anche per questo fui eletto. Ho sempre pensato a politica non come un mestiere, ma nemmeno come un hobby: l’ho presa seriamente, per me stata faticosa ed impegnativa, a volte totalizzante, ma pur sempre una passione. Mi ha sempre stimolato confrontarmi con il consenso e il lavoro nei primi 5 anni di mandato è stato ricompensato con la fiducia di un piccolo esercito di persone (1222) che vorrei poter ringraziare una ad una per avermi permesso di essere il primo tra gli eletti maschi dimostrando che la gente sceglie liberamente e non solo i professionisti della politica, che puntualmente vengono dati per avvantaggiati o indispensabili per i loro voti (come se fossero una proprietà) ma poi alla prova dei fatti vengono bocciati dalla gente nell’urna. Per me sono stati 10 anni fantastici e lunghi, non a caso la legge fissa in 2 mandati il limite amministrativo di un Sindaco. E ugualmente fa lo statuto del PD, d’altronde perché un assessore o un consigliere dovrebbe rimanere in carica più di un primo cittadino? Questo non farà venire meno il mio impegno, che anzi raddoppierò perché mai come ora c’è bisogno di discontinuità e cambiamento. In poche parole, anche a Perugia, voltiamo pagina».

Il saluto commosso della Bistocchi

«Per me è complicato parlare di Tommaso. Anche se non si direbbe. Perché il rapporto è più intimo e complesso di quanto possa sembrare – scrive a sua volta Sarah Bistocchi – intanto ho una fortuna che non tutti hanno: conoscerlo da tanti anni. È stata la politica, quell’inspiegabile batticuore che ci ha fatto rinunciare a sabati sera, weekend al sole e qualche sessione d’esame, a farci diventare ciò che siamo oggi. A farci conoscere e avvicinare, poi discutere ed allontanare, e poi di nuovo a darci una seconda possibilità, l’opportunità di un rapporto unico, speciale tra tanti rapporti speciali. Senza la politica probabilmente io e Tommaso oggi saremmo due perfetti sconosciuti. E io una persona diversa. Meno ricca e meno consapevole. Sono più le volte in cui lui ha dato consigli a me di quelle in cui io ne ho dati a lui. Sono più le volte in cui lui mi ha spinto, oppure anche solo sorretto, oppure ancora più semplicemente creduto in me. Le sue parole, le sue scelte e i suoi gesti, di cui tante volte abbiamo parlato, lo rispecchiano nella sua interezza: ognuno di noi è utile alla causa, ma nessuno di noi è indispensabile, e siccome la norma è la normalità, e non l’eccezione, va rispettata. Semplice. Per anni i quaquaraquà della politica lo hanno accusato di essere troppo ambizioso, di fare il passo più lungo della gamba, di tentare fughe in avanti (in realtà parlavano di se stessi). Oggi Tommaso, con il suo passo indietro ci dimostra il contrario, ci dimostra che c’è un tempo per tutto, un tempo per correre e un tempo per far correre. Dando il buon esempio a tutti, ai quaquaraquà, stranamente ora silenti, e a tutti gli altri, grandi e piccoli. Anche se, non posso non dirlo, mi fa davvero specie che debba essere il più giovane, il meno maturo (solo in termini anagrafici) a dire: non voglio fare da tappo ad una nuova generazione, non voglio essere di ostacolo a chi è venuto dopo di me».

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