Per i Borghi umbri finanziamenti in arrivo

Approvata la legge per la valorizzazione dei piccoli comuni. Realacci: «Grande giorno». Gori (Anci): «Bene lo status, ma fondi insufficienti»

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«Questa è una grande giornata, non solo per i borghi umbri ma per tutta l’Italia: i piccoli comuni salveranno questo paese»: è addirittura euforico Federico Gori, sindaco di Montecchio e coordinatore del gruppo piccoli comuni di Anci Umbria, nel commentare l’approvazione della cosiddetta legge ‘salva borghi’ che prevede un piano nazionale da 100 milioni di euro – da spendere in sette anni – per la riqualificazione dei comuni con meno di 5mila abitanti.

Federico Gori

Ma servono più soldi «Ammettiamolo – mette subito in chiaro Gori – la somma è esigua, considerando il numero e l’importanza che i piccoli comuni rappresentano per il nostro paese, ma è comunque importante che sia passato il concetto, che sia stato riconosciuto lo status di piccolo comune, il che segna un radicale cambio di rotta rispetto al passato». In Umbria, su 92 comuni, 60 sono inferiori a 5mila abitanti. In tutta Italia sono 5591 e rappresentano il 69,9% del totale. «Parliamo della vera essenza italiana, quella delle tradizioni culturali – aggiunge Gori – i piccoli comuni tutelano e gestiscono oltre il 50% del territorio, il che significa che lo manutengono, lo curano, lo proteggono, lo preservano. Tanto per fare un esempio, gli agricoltori coltivano i campi per fare commercio, ovviamente, ma nel fare questa attività costituiscono anche un baluardo essenziale nei confronti delle frane e degli allagamenti».

I campi di intervento Il provvedimento introduce delle semplificazioni per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento, da riconvertire in alberghi diffusi; prevede l’avvio di opere di manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade e scuole, l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e interventi in favore dei residenti e delle attività produttive insediate nei centri minori. I piccoli Comuni potranno anche acquisire case cantoniere e tratti di ferrovie dismesse da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo.

Realacci: «Bella giornata per chi vuol bene all’Italia» La Legge istituisce anche misure per favorire la diffusione della banda larga, una dotazione dei servizi più razionale ed efficiente, itinerari di mobilità e turismo dolce, la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta. Primo firmatario è Ermete Realacci, ex presidente di Legambiente, presidente della commissione Ambiente della Camera, ovviamente soddisfatto per l’approvazione: «Una bella giornata per chi vuole bene all’Italia. Questo testo è un’opportunità per tutto il Paese per un’idea di sviluppo che punta sui territori e sulle comunità, che coniuga storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy».

Come attrarre risorse «Come Anci Umbria seguiamo questo provvedimento da molto tempo – aggiunge ancora Gori – tant’è che io lo citai in una iniziativa che feci a Montecchio nel 2015 esortando il governo a portare avanti questa legge per far sì che fosse riconosciuto lo status di piccoli comuni, rispetto alle grandi realtà metropolitane. L’approvazione di questo provvedimento è propedeutica a tutto un lavoro che stiamo già facendo come Anci Umbria con i piccoli comuni per incentivare il contro esodo e ripopolare le aree interne del territorio. Cercheremo ora di capire come muoverci per poter accedere alle varie misure, che sono parecchie e non riguardano solo gli enti locali ma anche i privati, che avranno più tutele. E poi ovviamente c’è tutta la questione legata al recupero dei centri storici di particolare pregio, ai beni architettonici e culturali, che avranno una misura dedicata».

Piccoli comuni: uniti o divisi? Un provvedimento che potrebbe sembrare un controsenso rispetto alla tendenza verso l’accorpamento di servizi e di territori. Ma Gori non è d’accordo: «Le unioni dei comuni si possono fare, ma devono essere decise dai sindaci, che conoscono meglio di chiunque altro il proprio territorio, non calate dall’alto. Vorrei ricordare che se in Italia ci sono sprechi nella spesa pubblica non sono certo nei piccoli centri, dove invece c’è un’attenzione minuziosa alla gestione delle risorse e alla prevenzione degli sperperi di denaro pubblico. Certo, per alcuni aspetti può essere positivo accentrare risorse e servizi, ma non si può pensare di calare dall’alto certe direttive, riproponendo modelli tutti uguali fra loro. Anche perché – conclude – ciò che funziona in alcuni territori non necessariamente funzionerà pure altrove»

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