‘Per non dimenticare’, un incontro a Terni

In occasione della ‘Giornata della Memoria’ al Cesvol associazioni e sindacati insieme

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È stata introdotta dalla proiezione del documentario ‘La liberazione del campo di Bergen Belsen’, a cura del centro per i diritti umani Nelson Mandela, l’iniziativa ‘Per non dimenticare’, che si è tenuta mercoledì pomeriggio al Cesvol di Terni, nell’ambito delle iniziative organizzate per la ‘Giornata della Memoria’.

L’incontro

L’appuntamento, promosso da un ampio cartello di associazioni e sindacati, dopo la presentazione del professor Marcello Ricci, ha visto intervenire Luca Diotallevi (presidente Azione Cattolica diocesi Terni-Narni-Amelia), lo storico Angelo Bitti, Tommaso Sabatini (Arci Terni), Riccardo Marcelli (Cisl Umbria) e Gianna Fracassi (vicesegretario della Cgil nazionale). «L’olocausto, le persecuzioni, le leggi razziali sono parte della storia italiana, per quanto spesso si tenti di rimuoverlo, e anche della storia locale», come ha sottolineato lo storico Angelo Bitti. «Anche il fascismo ternano, infatti, sposò senza esitazioni la svolta razzista del regime e la persecuzione degli ebrei, sebbene quelli presenti in città fossero solo poche decine». Luca Diotallevi ha evidenziato che «oggi se non tornano i manganelli sta tornando l’indifferenza». Per Riccardo Marcelli, «la memoria è precondizione per difendere la dignità delle persone a partire dai luoghi di lavoro. Dobbiamo batterci per la coesione sociale, per una nuova idea di noi, che non escluda l’altro». Ma qualcosa sta cambiando secondo Gianna Fracassi, «lo si percepisce – ci sono dei segnali importanti di risveglio delle coscienze, dei semi che cominciano a germogliare. Penso alle tante persone che per tre giorni hanno manifestato sulla costa a Siracusa, per chiedere che quei 47 esseri umani venissero fatti sbarcare. La storia non si replica mai allo stesso modo, ma i valori negativi che stanno dietro certe scelte sono sempre gli stessi e affondano nell’allargamento delle disuguaglianze. È intorno al lavoro allora che si può e si deve ricostruire un noi veramente inclusivo».

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