Omicidio Meredith, legali lasciano Guede

La decisione annunciata il giorno dopo la comparsa in Tv dell’ivoriano, unico condannato – in concorso – per la morte di Meredith Kercher

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Alla fine si rischia pure di fare il ‘tifo’ per l’unico condannato – in concorso, va tenuto a mente – perché la tensione a distanza con Amanda Knox e soprattutto Raffaele Sollecito, liberi e innocenti, è evidente. Ma poi ci si ricorda che anche dopo più di otto anni dal fatto, si è di fronte a una tragedia ancora viva, soprattutto per chi – i familiari di Mez – non hanno ricevuto giustizia. E allora al di là delle schermaglie, di ciò che di vero non è stato ancora detto, si cerca di guardare le cose per quelle che sono. Come ha fatto Franca Leosini nell’intervistare Rudy Guede, il 29enne ivoriano che da otto anni sta scontando a Viterbo, nel carcere di Mammagialla, la condanna a sedici anni inflittagli in appello per concorso in omicidio e violenza sessuale nei confronti di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa la sera del 1° novembre del 2007 a Perugia, nella casa dove viveva in via della Pergola.

L’infanzia Nella puntata di ‘Storie Maledette’ andata in onda giovedì sera su Rai Tre, dedicata ad uno dei casi giudiziari più contorti che si ricordino, si è partiti dall’addio alla ‘sua’ Costa d’Avorio quando aveva cinque anni, strappato alle sue radici e alla madre, proiettato in un futuro più grande di lui, ricongiunto con il padre che viveva da tempo in Umbria. Dalla solitudine dei primi tempi alle tante difficoltà alleviate solo dal calore dei primi veri amici, della mastra Ivana, dell’amico Giacomo, rimasto tale anche oggi, oltre tutto. Rudy Guede nell’adolescenza sembra rivedere la luce grazie all’affido alla famiglia Caporali, una sorta di ‘prigione dorata’ che però non riesce a contenere la sua irrequietezza. «Saltavo la scuola ma, credetemi, non ho mai fatto uso di droghe pesanti né ero alcolizzato». E gli amici confermano.

Marchiato a fuoco Si arriva così presto ai giorni maledetti, i più importanti della sua vita. La fedina penale di Rudy Guede rimane pulita fino a quattro giorni prima dell’omicidio di via della Pergola. Lui dice di aver conosciuto già da qualche settimana sia Mez che Amanda, la prima a casa di amici di origini marchigiane che vivono al piano terra di via della Pergola. L’incontro con Amanda, invece, risale ai primi di settembre nel locale ‘Le Chic’ gestito da Patrick Lumumba. Sollecito no, Guede dice di non conoscerlo, neppure di vista. Tornando ai giorni precedenti il delitto, Rudy racconta di trovarsi a Milano da amici. E’ in un club dove suonano dal vivo ma a una certa ora quelli che sono con lui spariscono, e allora si affida a un sudamericano conosciuto nel locale che lo porta a dormire in un asilo di cui aveva le chiavi. La polizia lo becca, gli trova nello zaino un computer portatile – risultato rubato e che lui dice di aver comprato pochi giorni prima in un mercatino delle pulci di Perugia – e anche un coltello. Quella denuncia, per ricettazione e porto d’armi, se la porterà dietro, indelebile, marchiato a fuoco come ‘ladro patentato’ e ‘criminale’ quando i giudici lo spediranno definitivamente in carcere.

La sua versione A Franca Leosini, Rudy Guede ha raccontato nel dettaglio la sua versione di ciò che è accaduto in via della Pergola quella sera del 1° novembre 2007: Mez, con cui si era dato appuntamento la sera prima dopo un bacio ‘fugace’ al Domus, lo aveva accolto in casa, da sola. Lei parlava male di Amanda, del fatto che le rubasse i soldi, che non fosse proprio pulita. Poi lui l’aveva calmata e sul divano della sala era nato momento di intimità, fermato sul più bello dal fatto che nessuno dei due avesse un preservativo da usare. Poi Rudy, disturbato dal kebab che aveva mangiato prima di raggiungerla in casa, si era rintanato in bagno con il suo Ipod. Dieci minuti buoni rotti dalla voce di Amanda, giunta in casa e subito in lite con Mez, e da un urlo straziante. Rudy era uscito di corsa dal bagno, senza neppure scaricare il water – e questo gli inquirenti lo hanno accertato – per vedere cosa fosse accaduto.

La scena Lì, dopo il corridoio, davanti la porta della camera di Meredith, l’incontro con una ‘figura maschile’ che il 29enne ivoriano descrive per sommi capi e che dice di non aver mai riconosciuto con certezza. Questa persona che fugge con Amanda, lasciandosi scappare una frase: «Negro trovato, colpevole trovato». Rudy che soccorre Mez a terra, ferita a morte – ma che senza quasi più la voce, prova a far capire chi è stato a ridurla così («af, aff, af…») – cercando di tamponare il sangue con gli asciugamani. Rudy che poi fugge e la lascia, purtroppo, morire. Lì, dove qualcuno è tornato qualche ora dopo per far credere – senza riuscirci – che quella giovane era stata sgozzata da un ladro brutale e maniaco, entrato in casa dopo aver rotto il vetro con una sassata (risulterà lanciata dall’interno).

Chi è Rudy? E’ qui che Rudy Guede esce dal suo racconto di cronaca che – è l’impressione di chi scrive – non lo fa percepire credibile fino in fondo. E’ determinato, preciso, ma cerca di avere sempre ragione, avvocato di sé stesso. Allo stesso modo si giustifica e si ‘assolve’ dalle piccole cose – forse è naturale quando da anni ti dipingono come un mostro, il solo a scontare ma non l’unico sul luogo del delitto – con il suo ottimo italiano, emozionato e un po’ nervoso quando Franca Leosini scava nella sua intimità, lucido quando racconta i dettagli di via della Pergola.

Il futuro E proprio quando esce dai fatti, Rudy – in una polemica neanche troppo velata con la coppia Knox-Sollecito («Lei era al 101% in quella casa. Ed è la Cassazione a dire che era insieme a Sollecito. Chi dice che giustizia è stata fatta, è solo uno sciocco») – torna più vero. Perché, con la forza delle prove, ripete che non è stato lui ad uccidere Mez e perché, se è stato condannato ‘in concorso’, è evidente che gli autori materiali sono liberi. E se le gravi lacune investigative che non hanno consentito di cristallizzare la realtà dei fatti di via della Pergola valgono per chi è stato assolto ‘oltre ogni ragionevole dubbio’, forse debbono valere anche per lui. O forse, si può dire, è giusto che sia in carcere, con la mancanza di altri colpevoli come unica vera ingiustizia, oltre alla morte di Meredith. «Io penso che Amanda e Raffaele sappiano com’è andata veramente». Lui, forse, non lo ha mai detto fino in fondo. Intanto studia, si fa volere bene da chi gli è vicino e si sta per laureare in scienze storiche per la cooperazione internazionale. «E un giorno la mia casa sarà di nuovo l’Umbria, Ponte San Giovanni, perché mi sento umbro e italiano».

Gli avvocati rinunciano Walter Biscotti e Nicodemo Gentile hanno rinunciato alla difesa di Rudy Guede: «Si sono esauriti – spiegano – tutti gli aspetti tecnico processuali che lo hanno coinvolto nella vicenda Meredith». Lui, dal suo profilo Facebook replica così: «Rispetto la decisione degli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, anche se per amore di verità va precisato che li ho informati con largo anticipo della mia intenzione di parlare per la prima volta rispetto a quanto accaduto e di farlo nel corso della puntata di ‘Storie maledette’ andata in onda ieri sera su RAI 3».

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