Perugia riscopre il ‘Grande Nero’

Il monolite firmato Alberto Burri torna a splendere all’interno della Rocca Paolina, nel centenario della nascita dell’artista

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La grande scultura dell’artista tifernate Alberto Burri, il ‘Grande Nero’, è tornata al suo antico splendore. Solenne cerimonia, venerdì mattina, per il completamento del restauro dell’opera che il maestro Burri volle donare alla città di Perugia e che ora è di nuovo visibile, in tutto il suo splendore, all’interno della Rocca Paolina, nel ‘Salone delle Acque’.

Burri Grande Nero 2

L’inaugurazione dopo il restauro. Foto Belfiore

I lavori La scultura, un prisma irregolare alto più di 7 metri, è composto da sei elementi sovrapposti realizzati in acciaio scatolare verniciato nero. In cima è presente una sezione mobile a forma di lunetta che ruota attraverso un meccanismo azionato elettronicamente. Il restauro della scultura è stato compiuto in collaborazione con la fondazione ‘Palazzo Albizzini – Collezione Burri’ e realizzato dall’azienda Kyanos sotto la direzione della restauratrice Carla Mancini, proprio nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita di Alberto Burri. L’intervento di manutenzione straordinaria ha comportato un’attenta ripulitura del manufatto, aggredito da stratificazioni di polvere e arrugginimenti in vari punti, nonché la sostituzione del meccanismo elettrico, divenuto ormai obsoleto. Il costo complessivo dei lavori è stato di 38 mila euro, 17 dei quali messi a disposizione dalla ditta Cancellotti e i restanti a valere sui fondi di ‘Perugia capitale italiana della cultura 2015’.

Burri Grande Nero

‘Grande Nero’ Burri. Foto Belfiore

Inaugurazione Presenti alla cerimonia, oltre al sindaco Andrea Romizi e all’assessore alla cultura e turismo Maria Teresa Severini, anche Bruno Corà, presidente della fondazione ‘Palazzo Albizzini – Collezione Burri’, l’assessore alla cultura della Regione dell’Umbria Fernanda Cecchini, Carla Mancini direttore tecnico Kyanos restauro beni culturali e Maurizio Cancellotti titolare dell’omonima azienda, insieme ad un folto pubblico di istituzioni – era presente tutta la giunta comunale, numerosi consiglieri e il vicesindaco di Bratislava, città gemellata con Perugia, Iveta Plsekova -, di rappresentanti del mondo culturale e associazionistico locale, ma anche di cittadini.

Dialogo con la storia L’assessore Severini si è soffermata sulla necessità di riscoprire e far conoscere un’opera unica del grande maestro tifernate, troppo spesso in passato lasciata nell’indifferenza. «La Rocca Paolina è la porta della nostra città – ha detto – e quest’opera, che Burri stesso volle collocare nel ‘Salone delle Acque’, ha un significato simbolico, di forza, di rinascita, di dialogo con la storia che la circonda. Con il movimento lento della lunetta che la sovrasta – 20 minuti per fare l’intero giro su se stessa – vuole essere un invito a fermarsi e a guardarsi intorno per ammirare».

Pubblico e privato «La crisi – ha detto il sindaco Romizi, ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile il restauro – non deve essere una scusa per non fare, ma un monito a fare diversamente, a fare tutti insieme. Questo restauro è l’ulteriore esempio dell’importanza del connubio pubblico-privato». Anche questa importante opera di restauro, ha ricordato il sindaco, è frutto di un’importante collaborazione tra pubblico e privato, così come il progetto ‘Art Bonus’ che permette di reperire fondi per altre importanti opere e monumenti della città. «E’ una buona notizia per Perugia tornare a dare lustro a un’opera tanto importante come il ‘Grande Nero’ e nei giorni prossimi avremo altre buone notizie come questa, a cominciare dall’inaugurazione di piazza Grimana».

Burri Grande Nero

Il Salone delle Acque all’interno della Rocca Paolina. Foto Belfiore

‘All’ombra dei ricordi’ Oltre al restauro sul monolite di Burri è stata realizzata una mostra fotografica dedicata al grande artista umbro e fortemente voluta dall’assessore Teresa Severini dal titolo ‘All’ombra dei ricordi’. Allestita nella sezione del museo civico di palazzo della Penna, l’esposizione raccoglie le celebri lavagne di Joseph Beuys e propone al visitatore documenti fotografici provenienti dall’archivio del museo stesso e altre immagini scattate dal fotografo Francesco Bastianelli che, giovanissimo, ebbe l’opportunità e il permesso di fotografare il maestro al lavoro. La mostra, inaugurata venerdì pomeriggio, sarà visitabile fino al 31 gennaio 2016.

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