Perugia torna ‘Jazz’: nove concerti in centro

Presentata la stagione nuova dello storico club del capoluogo. Si parte a metà ottobre con Eric Scott Reed

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Dopo un anno di sospensione, ricomincia la stagione del Jazz Club Perugia. Nove concerti, tutti in una nuova location, la sala Raffaello dell’Hotel Brufani in pieno centro storico a Perugia. La stagione è stata presentata giovedì da Carlo Pagnotta, padre di Umbria Jazz.

Nicola Miriano con Carlo Pagnotta

C’è più jazz di prima «Nel solco dell’ormai lunga tradizione jazzistica perugina (all’inizio si chiamava Hot Club Perugia, che mosse i primi passi nel 1946), offriamo ai soci e al pubblico la possibilità di godere di una interessante stagione concertistica – ha detto il presidente Nicola Miriano – nei concerti programmati c’è più jazz di quanto ce ne è stato in alcuni degli anni scorsi nei quali, per graduare la comprensione e la godibilità di tale genere musicale da parte del maggior numero di persone, si è tenuto qualche concerto in cui il jazz ortodosso è stato in parte contaminato con musica che jazz non era». Edizione ricca ma organizzata come da tradizione in economia: il costo sarà fra i 45 e i 50mila euro (con un contributo comunale di circa 20mila): «Questo anche grazie al fatto che siamo bravi a organizzare i concerti nelle date ‘vuote’, quindi i musicisti si accontentano di poco», ha fatto notare Pagnotta col solito sarcasmo.

Si parte con Reed Primo dei nove appuntamenti sarà quello del pianista Eric Scott Reed. Il grande musicista di Philadelphia salirà sul palco del Brufani mercoledì 18 Ottobre, preceduto da una degustazione di prodotti tipici. Sarà quindi l’Eric Reed Quartet a sancire la ripartenza della nuova stagione del Jazz Club Perugia con il tributo a Coleman Hawkins. Con il pianista della Pennsylvania suoneranno: Dezron Douglas al contrabbasso e Willie Jones III alla batteria. Ospite del trio statunitense, il sax di Piero Odorici che sarà, appunto, il protagonista in questo importante esperimento dove si riporteranno in vita le melodie e lo stile del grande Coleman Hawkins, padre del sassofono jazz. Un tributo ad Hawk, dunque, per un incontro tra culture musicali da non perdere. Eric Reed ha swing, espressività e capacità per coinvolgere emotivamente chi ascolta. Nel progetto lo vediamo impegnato in un raffinato ed elegante tributo grazie anche alla solida presenza, nella line up, di Piero Odorici, la cui pasta sonora è la marca semantica perfetta per riportare in vita la musica e lo stile del grande Hawkins.

Jazz ormai maturo in Italia «Il successo del jazz è un segnale confortante di crescita intellettuale e di civiltà, di caduta di insensati pregiudizi e veti rispetto non solo, almeno per quanto riguarda l’Italia, agli anni Trenta, quando, ad andar bene, il jazz era poco più di un esotico monosillabo; ma anche ad anni relativamente più recenti, come il 1955, quando il concerto di Louis Armstrong tenuto a Perugia venne negativamente commentato nel corsivo di un quotidiano locale». ha chiosato Miriano, ringraziando tutti gli attivisti del Jazz Club, a cominciare ovviamente da Pagnotta.

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