Perugia, un borgo modello per la città

Gli abitanti di porta Pesa inaugurano l’oratorio di Sant’Antonio Abate dopo i lavori di restauro finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio

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L.P.

Un sogno che diventa realtà. Gli abitanti di Borgo Sant’Antonio, a Perugia, nel quartiere di Porta Pesa hanno inaugurato venerdì pomeriggio il restauro di una parte dell’oratorio di Sant’Antonio Abate, dopo i lavori di restauro di pitture murali e stucchi portato a termine dai ‘borgaroli’ con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia.

L'affresco tornato alla luce

L’affresco tornato alla luce

I lavori della prima fase di restauro della facciata e controfacciata dell’edificio, iniziati nel settembre 2015, sono stati curati dall’Istituto per l’arte e il restauro ‘Palazzo Spinelli’ di Firenze sotto forma di cantiere scuola sotto l’attenta guida della Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio dell’Umbria. Al termine dei lavori è tornato alla luce anche un importante affresco del 1500 attribuito alla scuola del Perugino.

L’inaugurazione Presenti alla cerimonia il presidente dell’associazione Borgo sant’Antonio-Porta Pesa Francesco Pinelli, il vice presidente della Fondazione cassa di risparmio di Perugia Giuseppe Depretis che ha significativamente finanziato i lavori di consolidamento e restauro, il direttore dell’Istituto Palazzo Spinelli Emanuele Amodei a cui è stata commissionata l’esecuzione materiale degli interventi, il vice sindaco del comune di Perugia Urbano Barelli, il vescovo ausiliare di Perugia Monsignor Paolo Giulietti e Tiziana Biganti per la Soprintendenza.

L’edificio «Sono passati quasi 100 anni dallo scioglimento della confraternita di Sant’Antonio Abate che gestiva l’oratorio e la chiesa del borgo dedicata al santo – ha ricordato Pinelli – oggi finalmente torna alla luce un luogo chiuso per troppo tempo che, forse, gli stessi residenti del Borgo neanche conoscono». Un piccolo scrigno, la sede della confraternita, che per oltre 700 anni ha dato assistenza e conforto a mendicanti e contadini che, dalle campagne, si stabilivano in città. Per lungo tempo anche falegnameria e luogo di stoccaggio della legna, l’edificio si è mal conservato. Di proprietà dell’istituto diocesano per il sostentamento del Clero, è stato concesso all’associazione di promozione sociale Borgo sant’Antonio perché sia restaurato e torni ad essere luogo di riferimento per la comunità.

Restauratori «Questa è un’ammirabile dimostrazione di una comunità che si dà da fare – ha esordito il vicesindacooratorio porta pesa 5 Barelli – un esempio mirabile di come, pubblico e privato, cittadini e istituzioni, possano recuperare luoghi storici esempi di convivenza per tutti. Voi – ha concluso Barelli riferendosi agli abitanti del borgo – siete un esempio per l’intera città». Presenti, in sala, anche i restauratori, tutti giovani, professionisti e dediti a quello che, «più che un lavoro è una vocazione» ha detto Daniela, che ha seguito gli allievi dell’istituto durante i lavori. «In questo paese siamo trattati malissimo nonostante anni di studio e qualifiche sudate. E’ una pena per questo paese, culla di storia e d’arte, ma noi amiamo troppo l’Italia e ogni pezzettino d’intonaco dipinto per mollare. Noi siamo i disobbedienti, quelli che vanno avanti nonostante le difficoltà e i disagi di stare per ore appesi a un ponteggio solo per passione».

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