Perugia, un preside: «Droghe a scuola»

Fabio Gallina: «Somministrare ai propri figli queste sostanze per superare delle prove scolastiche, significa imporre un modo di comportarsi che non può essere il loro»

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L’utilizzo di psicofarmaci da parte di alunni per affrontare verifiche scolastiche ed esami, addirittura di terza media, è stato uno dei temi emersi durante la ‘Settima della scuola’ promossa dall’Ufficio per l’educazione e la scuola dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve nell’ambito della visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti alle comunità parrocchiali del capoluogo umbro. Se ne è discusso all’incontro dei genitori rappresentanti nei consigli di classe e di Istituto con il cardinale presso la sede dell’Istituto comprensivo ‘Perugia 5’.

La denuncia Netto è stato il giudizio del dirigente scolastico Fabio Gallina, nel rispondere ad una domanda di un genitore su questo fenomeno: «L’utilizzo di psicofarmaci per me è una aberrazione frutto della nostra società sempre più competitiva e di un errato rapporto scuola famiglia. Somministrare ai propri figli queste sostanze per superare delle prove scolastiche, o anche un esame di stato come è quello di terza media, significa imporre a questi ragazzi un modo di comportarsi che non può essere il loro a quell’età. Alla base c’è sicuramente una interruzione di comunicazione fra scuola e famiglia. Quest’ultima è portata a dare troppa importanza all’apparenza del voto, che diventa una sorta di vessillo da sbandierare da parte dei genitori nel proprio ambiente di vita».

Parole pesanti Secondo Gallina, «il figlio viene quasi costretto a portare a casa questo vessillo per dare lustro non tanto a se stesso e alla sua formazione in atto, ma alla famiglia. Dall’altra parte c’è probabilmente l’errore della scuola quando avvengono questi fatti, perché la scuola non è riuscita a comunicare, in primis ai ragazzi e poi alle famiglie, che il voto che si ottiene in una verifica non è una valutazione sulla persona o sulla famiglia, ma nient’altro che la misurazione di una prova. Il voto deve servire all’alunno e all’insegnante per capire dove si è arrivati nel percorso formativo ed eventualmente ritarare la formazione successiva. Se c’è corretta comunicazione fra scuola e famiglia – ha sottolineato Fabio Gallina – e se si riesce a far capire che il voto non è altro che lo strumento per misurare il percorso di apprendimento del singolo alunno, questi fenomeni aberranti non si verificano».

Il cardinale Durante la ‘Settimana della scuola’, il cardinale Gualtiero Bassetti ha incontrato le rappresentanze studentesche di alcuni istituti insieme ai loro professori. Nel corso dei vari incontri, ha spiegato Luca Oliveti, direttore dell’Ufficio diocesano, «la Chiesa si è messa in atteggiamento di ascolto, per conoscere più a fondo quel vissuto scolastico che parte dalla didattica e che comprende studenti, docenti e genitori, e con il quale la Chiesa vuole colloquiare. ‘Scuola cosa dici di te stessa?’ è lo slogan, parafrasando una frase di Paolo VI, che meglio rappresenta il senso di questa ‘Settimana’, un’occasione per farsi conoscere e collaborare insieme».

Studenti giornalisti. Il liceo scientifico ‘G. Alessi’ ha presentato il giornalino d’istituto La Siringa composto da una redazione di 20 studenti di varie età. Ogni mese esce un numero per un totale di circa 600 copie e c’è anche il blog e la versione digitale: «Noi cerchiamo di fare un servizio alla scuola – ha detto una studentessa della redazione – ma a volte capita di non trovare uno spazio di confronto tra chi scrive e chi legge. Abbiamo notato che in quest’era dei social si pubblica spesso in modo irresponsabile. Noi cerchiamo di pubblicare responsabilmente, però a volte capita che molte persone invece di cercare un confronto insultano senza motivo senza tentare un dibattito». Questo, per il cardinale Bassetti, «è un grandissimo problema, anch’io mi sono trovato a discuterlo e quando sento dire che siamo in un’era della post-verità per cui la verità, il valore oggettivo di una notizia non ha nessun valore, ma ha soltanto valore come io riesco a presentarlo, a camuffarlo indipendentemente se lo presento in maniera falsa o vera, mi crea veramente un grande sconcerto». Allora, gli stato chiesto, cosa fare? «Bisogna combattere a viso scoperto – ha risposto Bassetti – assumersi sempre la responsabilità della verità. E vi direi come san Paolo: ‘continuate la vostra buona battaglia’».

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