Pierantonio, paese in ginocchio. «Riaprite la strada e riconoscete lo stato di calamità»

Umbertide – Il racconto del borgo umbro a 15 giorni dalle scosse di inizio marzo

Condividi questo articolo su

di G.R.

«Vedi là fuori in piazza?». Quindici giorni dopo il terremoto di giovedì 9 marzo, una voce interroga. Da dentro il bar Maxim lo sguardo viene rivolto verso l’esterno. Solitamente di venerdì verso l’ora di pranzo al centro di Pierantonio si sarebbero raggruppate almeno un centinaio di persone. Gli studenti uscivano di scuola, i genitori li andavano a prendere, qualcuno si fermava a fare aperitivo al bar Katia, altri a scambiare due chiacchiere lungo la via o fare un giretto in qualche negozio. Ora sono i cinguettii degli uccellini a rompere il silenzio di un posto fantasma. Si può sentire fischiare il vento. Fanno da padroni il bianco e il rosso del nastro adesivo che transenna le zone dalle quali è meglio stare alla larga. Per il piccolo paese umbro vicino a Umbertide siamo già nella seconda fase post sisma. I primi giorni sono stati quelli della grande paura, della conta dei danni e soprattutto dell’attenzione mediatica. L’interesse è presto calato a livello nazionale e non solo. Non ci sono morti, fa meno notizia. «In un paese qua vicino mi hanno chiesto se avevamo finito di ballare. Il conto lo abbiamo pagato solo noi» commenta un signore passato a prendere un caffè al Maxim. C’è chi si è già trasferito e chi vive nella palestra diventata centro di accoglienza. Il centro è stato praticamente dimenticato. Oltre al bar, c’è una tabaccheria con i proprietari che sono originari di Città di Castello e più in là la gioielleria Cozzari. «Quando è l’orario dell’aperitivo in serata ci saranno una ventina di persone – raccontano dietro il bancone del Maxim – quello è il momento di punta di giorni con pochissimi clienti. Fortunatamente ora il riscaldamento si tiene acceso di meno, i costi si riducono e con il gelato artigianale qualcuno arriva». C’è chi qua ha la casa dei suoi genitori o passa anche solo per ritirare allo sportello bancomat. Poi il campanile danneggiato. «Dicono che potrebbe staccarsi da uno dei due lati» racconta una signora seduta su una panchina vicino a casa sua che tranquillizza che nella sua via tutti sono potuti rientrare nelle loro abitazioni. L’attività più vicina al campanile è proprio il Maxim da cui arriva una richiesta: «Se la strada transennata venisse riaperta piano piano tornerà sempre più gente». A questo si unisce un secondo appello, quello che Enrichetta fa attraverso i social: «Se non viene riconosciuto lo stato di calamità il paesello morirà». Dipinge così la situazione dei suoi compaesani: «Molti sono fuori casa e non hanno più un lavoro, devono pagare il mutuo della casa che non hanno più e se riescono a trovarne una dove andare sono costretti a pagare anche l’affitto. Noi di Pierantonio una casa non ce l’abbiamo più e non abbiamo più la scuola di prima. A pochi chilometri da voi c’è un paesello che piange e che aspetta risposte e aiuti concreti».



IL VIDEO

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli