Politica e toni alti: «Sistema al tramonto»

Terni, Thomas De Luca (M5S) scrive a umbriaOn dopo il ‘corsivo’ di Walter Patalocco pubblicato mercoledì: «Siamo passati dal futuro al baratro»

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Mercoledì, nel consueto ‘corsivo’ settimanale su umbriaOn, Walter Patalocco è intervenuto sul confronto fin troppo ravvicinato che ha visto impegnati i rappresentanti delle cooperative sociali e quelli del Movimento 5 Stelle. Ora c’è una risposta 

Thomas De Luca

Thomas De Luca

di Thomas De Luca
Capogruppo del M5S al Comune di Terni

Lei ha ragione dott. Patalocco. Ha ragione su tutto.

Non posso che condividere, la medesima sofferenza che traspare dalle sue parole nel vedere il decadimento, la degradazione dell’oggetto di discussione del dibattito cittadino. Possono i miei più ferventi oppositori confermarle la passione, quasi viscerale, con cui io e i miei colleghi abbiamo lavorato in ogni commissione per essere protagonisti di una politica volta a valorizzare la bellezza della nostra città, portatori sani di una scintilla innovatrice che potesse aprire ad una nuova stagione costituente per un nuovo patto di territorio. Una stagione di collaborazione volta a ristrutturare le fondamenta del nostro sistema produttivo, fautori di un umanesimo industriale sostenibile. Chiamo a testimonianza di ciò il collega Faliero Chiappini con cui ho scritto, a doppio pugno, la delibera per l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa, in questi giorni di dicembre, due anni fa.

Poi di colpo, siamo passati dal futuro al baratro.

Nessuna discussione è più ammessa. Vietato parlare di programmi non c’è più un soldo nemmeno per le manutenzioni ordinarie: siamo in predissesto. Come in un vecchio film di Kusturica, Underground, abbiamo vissuto per anni in uno scantinato. L’amara verità: milioni e milioni di debiti nascosti, occultati per anni. Prima la rinegoziazione, poi il disavanzo, poi la ristrutturazione del debito, quasi 100 milioni di euro da pagare per i prossimi 30 anni. Non basta: serve comunque il predissesto, la voragine esige lacrime e sangue.

Siamo noi a dover pagare con il nostro futuro. Siamo noi il futuro tradito. Una generazione che si risveglia ipotecata quando eravate voi a dirci che tutto andava bene, che avremmo potuto sperare in un futuro migliore del vostro. La delusione che in alcuni lascia spazio alla disillusione ha acceso in noi, invece l’urgenza propria di comprendere.

Ed è proprio per quell’amore della verità che abbiamo iniziato a scavare, scavare incessantemente in mezzo a montagne di documenti, fatture, note e delibere. Più scavavamo e più uscivano affidamenti diretti milionari, proroghe infinite, appalti inspiegabili affidati due volte, doppi verbali di commissione di gara, debiti fuori bilancio occultati, fatture per interessi di mora per ritardato pagamento, mega-fidejussioni in project financing a carico del pubblico per oneri che dovevano essere del privato, centinaia di migliaia di euro mai riscossi per i parcheggi e chi più ne ha più ne metta. Guardando ancora più a fondo abbiamo scoperto il vero orrore: dal 2013 al 2016 il comune non ha dichiarato la presenza di debiti fuori bilancio milionari. I bilanci sono falsi.

Perché, a che scopo? Nascondere il default. Dal 2013 il comune era in dissesto, il riconoscimento avrebbe fatto scattare il quinto indicatore di deficitarietà strutturale. Il Comune è in dissesto.

Ricordo che lei è stato candidato tra le liste della maggioranza alle scorse elezioni. Mi chiedo se fosse stato consapevole di questo, avrebbe aderito a quel progetto politico, poi mai realizzato?

La degradazione morale traspare dalle intercettazioni pubblicate dai suoi colleghi, nuove ombre su appalti milionari che sembrebbero essere stati ceduti in cambio di pochi spiccioli, pressioni indebite esercitate sui funzionari per manomettere le delibere. Una dialettica di bassa lega quella del “ciccio”, una ciriola connection. Proprio questa questione morale costituisce il tubo rotto della stanza allagata, allagata ormai fino a farci soffocare che deve essere immediatamente e chirurgicamente chiuso.

Lei ha ragione dott. Patalocco e credo che nel bene o nel male questo sistema Terni, ormai al tramonto, abbia costituito un equilibrio. Un equilibrio malsano, fatto da clan costantemente in guerra tra loro, una politica che ha ammazzato l’economia ma pur sempre un equilibrio. Noi abbiamo la responsabilità di dover occuparci del futuro costruendo un nuovo patto di territorio che veda però al centro il benessere della città non piccoli gruppi di potere, la dignità e la tutela dei lavoratori e la qualità dei servizi. Noi vogliamo che le aziende ternane possano crescere all’interno di una nuova stagione di sviluppo in grado di attrarre investimenti sul nostro territorio senza il collo d’imbuto dell’intermediazione politica. La storia di Terni ha già all’interno le risposte che cerchiamo. Lo faremo con la migliore gioventù, quella che spesso ha dovuto lasciare questa città per trovare fortuna e quella che è rimasta qui a resistere.

La becera retorica del “dopo di noi il nulla” ha dei piedi d’argilla e lei lo sa benissimo.

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