Producono marijuana, studenti arrestati

Perugia, in manette due giovani di agraria e biologia: nella loro abitazione scoperta una vera e proprio ‘fabbrica’. Sequestrati oltre tre etti della sostanza

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Quasi tre etti e mezzo di marijuana, un bilancino di precisione, una serra completa di dispositivi per il controllo delle condizioni ambientali, barattoli contenenti le infiorescenze essiccate e 430 euro in contanti. Questo ciò che si sono trovati davanti gli uomini della polizia di Stato di Perugia dopo un controllo notturno a Fontivegge: arrestati due studenti di agraria e biologia per produzione e detenzione a fini di spaccio. Il materiale è i soldi sono stati sequestrati.

Il dubbio e la scoperta Tutto è partito da un controllo nella zona di Fontivegge alle 3.30. Gli agenti hanno fermato un ragazzo in possesso di una bomboletta spray e di un graffito all’interno di uno zaino: c’è il sospetto di aver individuato un writer seriale, la realtà tuttavia era ben diversa. I controlli successivi infatti si sono svolti nell’abitazione del giovane – dallo zaino gli agenti avevano sentito un forte odore di marijuana – e qui la polizia ha scoperto una ‘fabbrica’ della sostanza stupefacente.

Attività imprenditoriale I ‘produttori’ della sostanza stupefacenti sono un 20enne campano di agraria e un 25enne della facoltà di biologia. Il coinquilino del ragazzo fermato a Fontivegge è stato sorpreso – circondato dal materiale necessario – mentre divideva la sostanza stupefacente: l’abitazione di fatto era stata trasformata in una sorta di azienda agricola per la produzione, con tanto di serra completa di sistemi per il controllo delle condizioni ambientali e di impianto di irrigazione; in un’altra stanza invece sono state trovate grucce trasformate in essicatoi, dove i giovani avevano posizionato le foglie che dovevano ancora asciugarsi.

Le dosi e gli arresti Gli uomini della Volante hanno sequestrato 337,21 grammi di marijuana, per un totale di 689 dosi: scattato l’arresto per concorso in fabbricazione e detenzione di sostanza stupefacente. «Siamo consumatori e la coltiviamo per uso personale», si sono difesi i due, per il quale è stato applicato – da parte del giudice dopo il rito direttissimo – il divieto di dimora in tutto il territorio regionale e il rientro nelle zone di residenza d’origine.

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